In un mondo, una cultura
e una società in cui ogni nostra azione - e ogni nostra
decisione di non agire - dipende per la sua fattibilità
dal modo in cui sono stati progettati e realizzati i
prodotti che usiamo, le case che abitiamo, le vie che
percorriamo, i mezzi con cui comunichiamo; in un mondo
dove tutto è progettato e ben poco rimane dove l'uomo
non ha messo la mano 'migliorativa', ci vuole una forte
dose di illogicità e non poca semplice stupidità umana
se quel mondo perseguita a creare seri problemi a tante
persone che dovrebbero abitarlo.
Già
nella seconda metà degli anni '80, un gruppo di designer
irlandesi comincia a ragionare in questo senso, culminando
nella presentazione di una proposta di massima alla
conferenza congiunta dei tre Consigli mondiali del design
(ICSID nel campo del design industriale, Icograda per
la grafica, IFI per il design degli interni) tenutasi
ad Amsterdam nel 1987. Lo slancio venutosi a formare
per questo scopo crea la massa critica perché lo stesso
gruppo irlandese costituisce negli anni seguenti il
perno di un progetto finanziato dal Programma Helios
della Commissione Europea che nel 1992 porta alla fondazione
dell'Institute for Design and Disability a livello nazionale,
coinvolgendo però anche un folto gruppo di esperti provenienti
da vari paesi europei. In un'ulteriore conferenza a
Dublino, città da allora sempre considerata la sua casa,
questi a loro volta, in qualità di atto conclusivo del
progetto europeo, danno vita allo European Institute
for Design and Disability (EIDD) nell'anno successivo.
Nella sua pur breve storia sinora (l'Istituto tornerà
a Dublino con una conferenza europea per compiere i
suoi primi dieci anni nel 2003), l'EIDD già costituisce
un microcosmo dell'evoluzione dell'impegno del mondo
del progetto. Rifiutando sin dall'inizio di schierarsi
unicamente nel campo ristretto del progetto soltanto
per la disabilità, l'Istituto ha sempre cercato il modo
più corretto per migliorare l'apporto del mondo del
progetto alle condizioni in cui vivono tutti i cittadini.
Ne consegue che dell'Istituto fanno parte sì progettisti
con esperienza pluriennale nei campi specifici a vari
tipi di patologia, recupero e riabilitazione, nonché
la progettazione di ausili tecnici personalizzati e
personalizzabili, ma anche tanti progettisti, insegnanti,
professori, studenti e cultori di materie progettuali
che hanno inteso che l'ausilio deve costituire proprio
un ausilio, perché più persone possano realizzare più
cose in un mondo che già di per sé va progettato per
essere meno contortamente complicato.
Così l'EIDD progredisce dalla prima dichiarazione di
voler "contribuire a migliorare la qualità della vita
di tutti i cittadini promuovendo l'ideale della progettazione
senza barriere" ad una percezione per cui anche il fatto
di nominare e pensare in termini delle barriere può
in se stesso costituire una barriera culturale: da un
punto di vista della progettualità olistica, a chi concentr
a ogni sforzo sull'eliminazione di barriere percepite
ed esistenti può sfuggire la possibilità di progettare
fin dall'inizio per una totale assenza di barriere,
sia fisiche che culturali. Non va dimenticato, inoltre,
che una lotta culturale non indifferente consiste nel
far capire a chi ci governa che l'occasionale scivolo
agli incroci - che senz'altro può servire alla rimozione
di certe barriere architettoniche per certi utenti,
a patto che sia progettato bene e usato da tutti con
rispetto degli altri, piuttosto che c o m e facilitazione
per il parcheggio abusivo sul marciapiede - non è per
nulla sufficiente per realizzare gli obiettivi di un
mondo migliore per tutti. Da tempo, il "vecchio continente"
è un appellativo usato con più o meno affetto per nominare
l'Europa: ora ha un motivo anagrafico oltre che culturale.
L'età media dei cittadini europei sta aumentando così
velocemente che è lecito preoccuparsi per il futuro
funzionamento del sistema pensionistico dovunque - e
non solo in Italia.
Ma l'anziano del terzo millennio ha ben poco in comune
con il suo nonno del 1900: quando smette di lavorare,
ha un'aspettativa di vita ancora lunga e ricca davanti
a se - in qualche paese persino una media di altri venti
anni. Da trascorrere con ogni tipo di difficoltà in
aumento? Nemmeno per sogno! Questo pensionato ha vissuto
gli anni del boom, l'arrivo dell'affluenza e del consumo.
Durante la sua vita lavorativa non ha tollerato la morale
che la vita esiste per soffrire e - giustamente - non
intende tollerarla ora che va in pensione. Inoltre,
ha un certo potere economico, derivante dagli anni di
lavoro e risparmio, di cui le generazioni che lo hanno
preceduto non hanno potuto godere. Nasce una nuova coscienza,
quella del diritto all'anzianità dignitosa e confortevole,
che si sposa egregiamente con la nascente coscienza
del diritto alla vita dignitosa per tutti, in qualsiasi
momento della vita. Sulla scia di riflessioni di questo
ma anche di altro genere (chi, sedicente 'normodotato',
non si è mai trovato nella condizione di temporanea
difficoltà con l'ambiente, sia per via di una gravidanza
o il bisogno di portare i bambini appresso, sia per
il caso fortuito dell'incidente di sci o di automobile?),
il dibattito in seno all'EIDD si porta presto quindi
nella direzione dell'ambito del Design for All, il cosciente
tentativo da parte del mondo del progetto di creare
un ambiente che sia davvero migliore per tutti, coinvolgendo
i potenziali utenti di ogni prodotto, ambiente, mezzo
di comunicazione nel processo di progettazione fin dall'inizio.
Adottata dalla Commissione Europea come tematica per
la Giornata Europea della Persona Disabile nel 2001,
il Design for All è stato riconosciuto in un recente
convegno a Bruxelles (Universal Design Education Scientific
Contact Forum, Accademia Nazionale Belga, Bruxelles,
17 maggio 2002) da un folto pubblico di studiosi ed
esperti attivi nelle tre zone geografiche interessate,
l'equivalente nel vecchio continente delle tematiche
di Universale Design conosciuta e praticata negli Stati
Uniti e dell'Inclusive Design di stampa britannica.
Il giorno dopo il Contact Forum, l'EIDD ha tenuto un
simposio congiunto con l'ufficio IST della Commissione
Europea per contribuire alla definizione dei parametri
dell'insegnamento di Design for All, in vista dell'incarico
in questo senso attribuito dal Consiglio dei Ministri
Europei ai nascenti Centri di Eccellenza nel Design
for All in ogni paese europeo. EIDD al livello europeo,
come IIDD in Italia e altri organismi nazionali in altri
paesi, intende svolgere un ruolo di contributo scientifico
a questo processo, nonché di attiva partecipazione nei
Centri di Eccellenza. Attualmente presente con associazioni
nazionali, gruppi di coordinamento e singoli iscritti
nella maggior parte dei paesi membri dell'Unione Europea
più la Norvegia, l'EIDD è socio fondatore dello European
Disability Forum e detiene un dialogo continuo e proficuo
con molti uffici diversi in seno alla Commissione Europea.
Per ulteriori informazioni: www.design-for-all.org
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