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2003: Anno europeo dei disabili

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Progettare fin dall'inizio per una totale assenza di barriere, sia fisiche che culturali.
Questo l’obiettivo che l’Istituto Europeo per il Design e la Disabilità si pone. Perché “in un mondo dove tutto è progettato e ben poco rimane dove l'uomo non ha messo la sua mano 'migliorativa', ci vuole una forte dose di illogicità e non poca semplice stupidità umana se quel mondo perseguita a creare seri problemi a tante persone che dovrebbero abitarlo”.

In un mondo, una cultura e una società in cui ogni nostra azione - e ogni nostra decisione di non agire - dipende per la sua fattibilità dal modo in cui sono stati progettati e realizzati i prodotti che usiamo, le case che abitiamo, le vie che percorriamo, i mezzi con cui comunichiamo; in un mondo dove tutto è progettato e ben poco rimane dove l'uomo non ha messo la mano 'migliorativa', ci vuole una forte dose di illogicità e non poca semplice stupidità umana se quel mondo perseguita a creare seri problemi a tante persone che dovrebbero abitarlo.

Già nella seconda metà degli anni '80, un gruppo di designer irlandesi comincia a ragionare in questo senso, culminando nella presentazione di una proposta di massima alla conferenza congiunta dei tre Consigli mondiali del design (ICSID nel campo del design industriale, Icograda per la grafica, IFI per il design degli interni) tenutasi ad Amsterdam nel 1987. Lo slancio venutosi a formare per questo scopo crea la massa critica perché lo stesso gruppo irlandese costituisce negli anni seguenti il perno di un progetto finanziato dal Programma Helios della Commissione Europea che nel 1992 porta alla fondazione dell'Institute for Design and Disability a livello nazionale, coinvolgendo però anche un folto gruppo di esperti provenienti da vari paesi europei. In un'ulteriore conferenza a Dublino, città da allora sempre considerata la sua casa, questi a loro volta, in qualità di atto conclusivo del progetto europeo, danno vita allo European Institute for Design and Disability (EIDD) nell'anno successivo.

Nella sua pur breve storia sinora (l'Istituto tornerà a Dublino con una conferenza europea per compiere i suoi primi dieci anni nel 2003), l'EIDD già costituisce un microcosmo dell'evoluzione dell'impegno del mondo del progetto. Rifiutando sin dall'inizio di schierarsi unicamente nel campo ristretto del progetto soltanto per la disabilità, l'Istituto ha sempre cercato il modo più corretto per migliorare l'apporto del mondo del progetto alle condizioni in cui vivono tutti i cittadini. Ne consegue che dell'Istituto fanno parte sì progettisti con esperienza pluriennale nei campi specifici a vari tipi di patologia, recupero e riabilitazione, nonché la progettazione di ausili tecnici personalizzati e personalizzabili, ma anche tanti progettisti, insegnanti, professori, studenti e cultori di materie progettuali che hanno inteso che l'ausilio deve costituire proprio un ausilio, perché più persone possano realizzare più cose in un mondo che già di per sé va progettato per essere meno contortamente complicato.

Così l'EIDD progredisce dalla prima dichiarazione di voler "contribuire a migliorare la qualità della vita di tutti i cittadini promuovendo l'ideale della progettazione senza barriere" ad una percezione per cui anche il fatto di nominare e pensare in termini delle barriere può in se stesso costituire una barriera culturale: da un punto di vista della progettualità olistica, a chi concentr a ogni sforzo sull'eliminazione di barriere percepite ed esistenti può sfuggire la possibilità di progettare fin dall'inizio per una totale assenza di barriere, sia fisiche che culturali. Non va dimenticato, inoltre, che una lotta culturale non indifferente consiste nel far capire a chi ci governa che l'occasionale scivolo agli incroci - che senz'altro può servire alla rimozione di certe barriere architettoniche per certi utenti, a patto che sia progettato bene e usato da tutti con rispetto degli altri, piuttosto che c o m e facilitazione per il parcheggio abusivo sul marciapiede - non è per nulla sufficiente per realizzare gli obiettivi di un mondo migliore per tutti. Da tempo, il "vecchio continente" è un appellativo usato con più o meno affetto per nominare l'Europa: ora ha un motivo anagrafico oltre che culturale. L'età media dei cittadini europei sta aumentando così velocemente che è lecito preoccuparsi per il futuro funzionamento del sistema pensionistico dovunque - e non solo in Italia.

Ma l'anziano del terzo millennio ha ben poco in comune con il suo nonno del 1900: quando smette di lavorare, ha un'aspettativa di vita ancora lunga e ricca davanti a se - in qualche paese persino una media di altri venti anni. Da trascorrere con ogni tipo di difficoltà in aumento? Nemmeno per sogno! Questo pensionato ha vissuto gli anni del boom, l'arrivo dell'affluenza e del consumo. Durante la sua vita lavorativa non ha tollerato la morale che la vita esiste per soffrire e - giustamente - non intende tollerarla ora che va in pensione. Inoltre, ha un certo potere economico, derivante dagli anni di lavoro e risparmio, di cui le generazioni che lo hanno preceduto non hanno potuto godere. Nasce una nuova coscienza, quella del diritto all'anzianità dignitosa e confortevole, che si sposa egregiamente con la nascente coscienza del diritto alla vita dignitosa per tutti, in qualsiasi momento della vita. Sulla scia di riflessioni di questo ma anche di altro genere (chi, sedicente 'normodotato', non si è mai trovato nella condizione di temporanea difficoltà con l'ambiente, sia per via di una gravidanza o il bisogno di portare i bambini appresso, sia per il caso fortuito dell'incidente di sci o di automobile?), il dibattito in seno all'EIDD si porta presto quindi nella direzione dell'ambito del Design for All, il cosciente tentativo da parte del mondo del progetto di creare un ambiente che sia davvero migliore per tutti, coinvolgendo i potenziali utenti di ogni prodotto, ambiente, mezzo di comunicazione nel processo di progettazione fin dall'inizio.

Adottata dalla Commissione Europea come tematica per la Giornata Europea della Persona Disabile nel 2001, il Design for All è stato riconosciuto in un recente convegno a Bruxelles (Universal Design Education Scientific Contact Forum, Accademia Nazionale Belga, Bruxelles, 17 maggio 2002) da un folto pubblico di studiosi ed esperti attivi nelle tre zone geografiche interessate, l'equivalente nel vecchio continente delle tematiche di Universale Design conosciuta e praticata negli Stati Uniti e dell'Inclusive Design di stampa britannica. Il giorno dopo il Contact Forum, l'EIDD ha tenuto un simposio congiunto con l'ufficio IST della Commissione Europea per contribuire alla definizione dei parametri dell'insegnamento di Design for All, in vista dell'incarico in questo senso attribuito dal Consiglio dei Ministri Europei ai nascenti Centri di Eccellenza nel Design for All in ogni paese europeo. EIDD al livello europeo, come IIDD in Italia e altri organismi nazionali in altri paesi, intende svolgere un ruolo di contributo scientifico a questo processo, nonché di attiva partecipazione nei Centri di Eccellenza. Attualmente presente con associazioni nazionali, gruppi di coordinamento e singoli iscritti nella maggior parte dei paesi membri dell'Unione Europea più la Norvegia, l'EIDD è socio fondatore dello European Disability Forum e detiene un dialogo continuo e proficuo con molti uffici diversi in seno alla Commissione Europea.

Per ulteriori informazioni: www.design-for-all.org

 
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di Pete Kercher
Past President IIDD e
Vice Presidente EIDD
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