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Copertina della rivista

Immagine: Veduta di Porto Marghera con gru

 

Immagine: Titolo PORTO MARGHERA: l’impegno del sindacato per ottenere dalla chimica nuove opportunità di sviluppo e occupazione

Conla firma del protocollo d’intesa su Porto Marghera finalmente la chimica italiana viene individuata come un settore strategico e fondamentale per tutta l’industria ed il sistema produttivo del nostro paese. All’interno di questa scelta, Porto Marghera rappresenta la punta di diamante di un settore che dovrà sottoscrivere con il Governo, nei prossimi mesi importanti accordi “rigenerativi” anche per altri siti che presentano problematiche simili a quest’area. Penso alla Sardegna e alla Sicilia in particolare, ma anche ad altri territori come Brindisi, Rosignano, Bussi e Terni.



Certamente Porto Marghera rappresenta per storia e per valore una realtà produttiva di grandissimo rilievo, capace di determinare ulteriori, elevati livelli occupazionali, in particolare nei settori del Porto commerciale, della cantieristica, dell’energia e dell’alluminio. Inoltre, insieme al polo siciliano e, in prospettiva, a quello sardo, ha le potenzialità per raggiungere livelli di eccellenza tali da poter diventare riferimento europeo anche su aspetti fondamentali di politica industriale ed energetica. Ma, soprattutto, riferimento per una nuova politica “generativa” che sia in grado di esaltare il rapporto fra politica industriale ed economica, centralità delle risorse umane e rispetto dell’ambiente. Gli impegni del Protocollo offrono, inoltre, una serie di condizioni di certezza produttiva e gestionale per i lavoratori e le imprese e non da ultimo, l’impegno ad affrontare da subito il problema del costo energetico, fondamentale precondizione per garantire vera competitività delle produzioni.

La difesa dei livelli occupazionali è contenuta nell’impegno dell’ENI al riassorbimento degli esuberi, causati dalla chiusura dell’impianto DOW, per i quali non sono applicabili gli ammortizzatori sociali previsti, oltre ad un’importante azione di “riqualificazione formativa” mirata, da erogare nei tempi di attesa dei nuovi investimenti. Sta per essere attivato, come previsto, l’Osservatorio dei fabbisogni occupazionali dell’area chimica di Porto Marghera, che avrà tra i vari compiti, quello di favorire il reimpiego immediato degli eventuali futuri esuberi, causati da ulteriori processi di riorganizzazione del sito. Gli impegni dell’ENI contenuti nell’accordo in merito a prospettive di nuove opportunità di lavoro, sono precisi, si tratta di interventi tesi a favorire sviluppi occupazionali in ogni direzione, ad esempio attraverso le complesse e lunghissime operazioni di bonifica, che nelle diverse aree del petrolchimico vedranno i lavoratori già attualmente impegnati ed i nuovi inserimenti lavorare per decenni. Inoltre, faranno da “volano occupazionale” tutti i nuovi importanti investimenti previsti nelle aree di raffineria, del cracker, della manutenzione, le azioni di implementazione della ricerca nei diversi campi di applicazione, gli ulteriori investimenti in nuove tecnologie e importanti produzioni innovative come il green diesel.

Importantissima sarà a questo punto l’azione di tutti i firmatari dell’accordo, a partire dalle Istituzioni, che dovranno vigilare sull’effettiva attivazione degli investimenti da parte del Governo e delle imprese presenti nel sito. Il tavolo nazionale per la chimica, ricercato fortemente dal sindacato e finalmente avviato dal Ministro Bersani, rappresenta un fatto molto positivo, perché permette al Governo - che ritiene la chimica un settore strategico per l'intero sviluppo del Paese - e alle Parti Sociali di impostare, in modo condiviso, le linee essenziali di politica industriale in termini di consolidamento e sviluppo delle produzioni, della ricerca e dell'occupazione. Il Governo ha presentato uno schema di lavoro impostato sull'individuazione dei temi comuni in un quadro di mercato e di azioni europee, temi di sistema e situazioni specifiche delle varie aree territoriali. In particolare si conviene sulle linee strategiche, impostate sul consolidamento della chimica di base - a partire dall'etilene - dei poli chimici e delle filiere produttive, sul rafforzamento delle PMI nelle specialità, sul rilancio della Ricerca e dell’Innovazione.

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Tuttavia la fase attuale vede non solo delle criticità in alcuni siti ed aree ma, soprattutto, problemi rilevanti inerenti le certezze normative e autorizzative anche per avviare prospettive positive in termini ambientali e di sviluppo sostenibile.

D’altro canto la prospettiva di un referendum consultivo, confuso e poco partecipato, non può e non potrà sostituirsi al confronto e al dialogo per stabilire il futuro di Porto Marghera. Già dal ’98, a valle di una logica pressione dei cittadini, delle parti sociali e delle Istituzioni, l’Accordo di Programma siglato in quella data avviò un sostanzioso piano di risanamento, bonifiche ed ammodernamento senza precedenti nella storia del petrolchimico, tuttora in fase di attuazione, con l’obiettivo di non rendere il sito in questione e le zone limitrofe a rischio. Ci è sembrato, inoltre, che populismo e demagogia la facessero da padroni in quel preciso momento, ma ora, anche grazie al nuovo Accordo, è molto più leggibile la volontà di costruire un futuro serio e “pulito” per lo stabilimento e tutta l’area circostante. Il deciso avvio di un percorso di riqualificazione ambientale, da realizzarsi con il coinvolgimento di tutti i soggetti pubblici e privati operanti nell’area, ciascuno per le proprie responsabilità giuridiche ed economiche, continua ad essere un’indispensabile precondizione di sviluppo della chimica di Marghera; tutto ciò unitamente ad una riqualificazione in grado di articolare gli interventi di bonifica, in funzione della destinazione d’uso degli spazi e di costi sostenibili, senza tuttavia perdere di vista la prospettiva di un risanamento generale dell’intero sito di interesse nazionale.

L’obiettivo è quello di ottenere uno sviluppo sostenuto, finalmente, da un’azione di politica industriale completa, integrata imprescindibilmente ormai anche da scelte di politica energetica innovativa.