Il Ministro Bersani ha definito
il protocollo d’intesa
recentemente firmato
come un “accordo di grandissimo
rilievo”. Quali
sono i punti di forza di
questo documento?L’improvvisa chiusura di Dow
Chemical nell’agosto 2006 poteva tradursi
in un “effetto domino” tale da
investire le altre aziende di Porto
Marghera e quelle operanti nei poli
chimici a Ferrara, Ravenna, Mantova e
negli impianti della Sardegna, Sicilia e
Puglia: cioè gran parte della chimica
italiana che si caratterizza come sistema
fortemente interconnesso. In 90
giorni è stato fatto un lavoro straordinario
da parte del Ministro Bersani,
del Comune e della Provincia di
Venezia, della Regione, delle imprese e
delle organizzazioni sindacali. Un
lavoro che ha portato non solo ad evitare
il disastro ma a rilanciare le prospettive
della chimica italiana.
Quell’accordo, infatti, prevede: traiettorie
industriali legate alla sostenibilità
ambientale, consistenti investimenti,
rilancio della ricerca, tutela della
occupazione, filiere produttive che
collegano Porto Marghera agli altri siti
del nord e del sud dell’Italia, i servizi,
le bonifiche.
Come immagina sarà il
futuro di Porto Marghera?
Secondo lei sono già stati
posti in essere i presupposti
per un radicale cambiamento
della sua attività?
La parola radicale può trarre in inganno.
Il futuro di Porto Marghera lo
immagino in continua trasformazione.
Il suo profilo manterrà una salda e
duratura presenza industriale che non
sarà monotematica, ma si allargherà a
molte altre attività economiche innovative.
Porto Marghera rappresenta
un caso esemplare
nel nostro Paese. Lei crede
che il processo qui avviato
possa essere ripetuto in
altri contesti e in altre
realtà? E’ evidente che ogni contesto ha caratteristiche
specifiche e che ogni caso
non è facilmente trasferibile ovunque.
Rimane importante però il modello di
azione, questo sì utilizzabile, che ha
visto un deciso impegno congiunto e
ben coordinato di tutti i soggetti interessati
alla soluzione di un problema.
E’
un modello in cui nessuno si sfila, sta a
guardare o attende altri: ognuno ci
mette del suo in un progetto condiviso.
Il Protocollo d’intesa prevede
l’attivazione del
Tavolo Nazionale della
Chimica e l’Osservatorio
Nazionale della Chimica.
Quali sono gli obiettivi? Il Tavolo della Chimica, che già ha
ripreso i suoi lavori da alcuni mesi, è
uno strumento importante per definire
le azioni che sostengono il comparto,
la competitività delle produzioni e la
crescita dell’industria italiana.
Ha come
obiettivi il consolidamento della chimica
di base e della filiera produttiva
ritenute essenziali per l’intero sistema
industriale, il rafforzamento della chimica
fine, delle specialità e di consumo,
la crescita di iniziative produttive
innovative anche attraverso nuovi
investimenti. I protagonisti sono il
Governo, le imprese, le associazioni
delle categorie e le organizzazioni sindacali.
Collegato al Tavolo opera
l’Osservatorio della Chimica con compiti
di analisi e attuazione delle linee di
politica industriale. E’ articolato in 21
osservatori territoriali.
Ci sono problematiche
ancora aperte relative a
Porto Marghera, sulle
quali il Ministero si sta
impegnando?
L’attuazione di un accordo è sempre
un lavoro impegnativo. E’ urgente, ad
esempio, la questione delle autorizzazioni
all’esercizio di alcuni impianti,
che impegna il Ministero dell’Ambiente.
Va inoltre perseguita la tutela
dell’occupazione che vede impegnate
le parti sociali.