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Premio Sapio 2005



 
L’Ufficio Informazioni e Consulenza su Accessibilità ed Ausili è un pubblico servizio gratuito per i residenti nel territorio provinciale del bellunese. L’originalità dell’iniziativa consiste nell’aver unificato in un unico ufficio le competenze riguardanti l’accessibilità e le procedure volte alla prescrizione, la ricerca, l’ottenimento e la personalizzazione degli ausili per la disabilità.
Il progetto pilota “UICAA e connesso monitoraggio sociale della montagna” si è posto due obiettivi generali:
il potenziamento dell’Ufficio Informazioni e Consulenza su Accessibilità ed Ausili (di seguito UICAA) ed il monitoraggio sistematico e costante dei fenomeni sociali, dei progetti e degli interventi programmati che coinvolgono il territorio provinciale.

L’UICAA si configura come un pubblico servizio gratuito per i residenti nel territorio provinciale del bellunese. L’originalità dell’iniziativa e del servizio offerto ai cittadini, agli enti e all’intera comunità provinciale consiste nell’aver unificato in un unico ufficio le competenze riguardanti l’accessibilità e le procedure volte alla prescrizione, la ricerca, l’ottenimento e la personalizzazione degli ausili per la disabilità.

Il “Monitoraggio sociale della montagna” si è proposto di dare un quadro sistematico dei dati e delle informazioni sociali rilevanti del territorio provinciale, con particolare attenzione alla specificità dei singoli distretti sociosanitari, attraverso il collegamento e il confronto con il sistema informativo regionale dei servizi sociali, la raccolta e l’analisi dei fenomeni sociali più specifici e più significativi del territorio ed elaborando sintesi e report da mettere a disposizione dei soggetti istituzionali pubblici e privati e ai cittadini.


Le attività intraprese
L’avvio della realizzazione del progetto ha coinciso con una serie di azioni, interventi, proposte e collaborazioni che hanno determinato un intreccio virtuoso con risorse progettuali degli altri enti locali del territorio.

L’accessibilità, inizialmente intesa come superamento delle barriere architettoniche, si è dilatata nel concetto onnicomprensivo di “accoglienza” o anche di “ospitalità accessibile”.

Il Progetto pilota U.I.C.A.A. ha incrementato la propria attività d’informazione e consulenza rivolta principalmente alle persone con disabilità, ai loro familiari e/o assistenti e a tutti coloro che operano, a vari livelli, nel campo della disabilità.

Al fine di raggiungere la massima fruibilità del territorio sono state avviate iniziative ed attività in collaborazione e integrazione con gli enti locali e le principali agenzie sociali:

• progetto trasporto a chiamata per
l’intero territorio provinciale;

• progetto censimento barriere architettoniche degli esercizi turistici di
accoglienza (alberghi, campeggi, case
di vacanza, ecc.);

• progetto d’aggiornamento e formazione sull’accessibilità dedicata ai tecnici pubblici e ai professionisti del territorio;

• progetto Interreg di interazione con
un partner austriaco per lo scambio
di informazioni sull’accessibilità e gli
ausili per disabili ed anziani;

• realizzazione di un’Ausilioteca che
consenta l’approccio concreto e
immediato con gli strumenti utili per
il raggiungimento dell’autonomia
personale e di relazione;

• iniziative di approfondimento sull’entità e le tipologie delle persone
disabili presenti nel territorio provinciale;

• analisi e valutazione dell’evoluzione
demografica della popolazione con
particolare riferimento agli anziani e
ai giovani;

• elaborazione di un report in collaborazione con gli enti locali del territorio sulle principali problematiche
inerenti l’organizzazione e le modalità
di erogazione delle prestazioni a
favore della popolazione anziana.


Le iniziative sopra elencate sono anche il risultato di un’attenta e diffusa informazione sui problemi del territorio, ambito principale d’azione del Progetto Monitoraggio Sociale della Montagna che si è sviluppato su più direttrici:

• Un primo Convegno a livello provinciale (“Montagna: tra identità e trasformazione”) per identificare i problemi, i bisogni, le risorse e la specificità dei fenomeni sociali del territorio montano.

• Un coordinamento dei vari Servizi della Provincia che sono coinvolti in azioni connesse con l’ambito sociale (la scuola, la viabilità, il lavoro, ecc. ).

• Un rapporto diretto con Comuni e UU.LL.SS.SS. della provincia per ricevere ed inviare dati anche ai fini dell’elaborazione dei Piani di Zona dei Servizi alla Persona.

• Un collegamento funzionale con i principali Osservatori Regionali per ricevere e inviare informazioni e dati sui singoli settori di pertinenza.

• Un sistematico collegamento con i vari Uffici di Statistica degli enti e delle organizzazioni economiche del territorio.

• Raccolta sistematica dei dati e delle informazioni che si possono considerare indicativi per il monitoraggio dei fenomeni sociali del territorio provinciale.

• Interviste strutturate ai Sindaci della provincia per raccogliere ed evidenziare le opinioni di testimoni pubblici privilegiati sui problemi, sui bisogni, sulle trasformazioni, sulle positività e sulle negatività del territorio provinciale.

• Una particolare ed incisiva attenzione alla conoscenza delle problematiche giovanili e sulle modalità per interagire positivamente.

• Una ricerca sulle problematiche dell’assistenza domiciliare degli anziani nella zona del Cadore.

• La realizzazione di una ricerca-report sulle vulnerabilità sociali della provincia di Belluno con una dettagliata analisi dello sviluppo socio-demografico della provincia degli ultimi dieci anni.

Le informazioni e le iniziative, entrambe oggetto di questo progetto, hanno visto nella creazione, sviluppo e manutenzione del portale “bellunosociale.it” una delle principali attività per la promozione e la diffusione del lavoro svolto e dei dati raccolti.

Lo studio del portale è stato avviato alla fine di novembre 2002 ed è attualmente operativo e aggiornato. Il portale ha la funzione sia di rendere visibile l’attività dell’ente, che di permettere una comunicazione costante con l’esterno (cittadini, enti ed organizzazioni) e l’interazione reciproca.

Mediamente, da maggio 2003, mese in cui si è ufficializzato e promosso il portale, il sito ha registrato una media di 1500-2000 contatti mensili, circa 50-70 visitatori giornalieri.

Infine, nell’ambito del servizio di informazione e comunicazione con i cittadini, è stato attivato un numero verde per corrispondere alle richieste di informazioni riguardanti l’accessibilità e la mobilità del territorio.


I risultati del progetto
L’ufficio Informazioni e Consulenza su accessibilità ed ausili

Se inizialmente il problema delle barriere architettoniche e il conseguente argomento dell’accessibilità è stato strettamente connesso al tema della disabilità motoria e/o sensoriale, successivamente, sia in ambito tecnico che politico, si è convenuto che l’accessibilità è un diritto di tutti i cittadini, quindi non solo di chi ha difficoltà motorie e/o sensoriali permanenti ma anche per chi ha difficoltà transitorie (interventi ortopedici, fratture, ecc.) o dovute al proprio stato (donne in stato di gravidanza, anziani, ecc.).

Il concetto di “accessibilità” si è poi esteso al di là degli aspetti meramente architettonici o naturali, comprendendo aspetti psicologici di orientamento, di informazione, di “pari opportunità” anche per chi non ha difficoltà di tipo psichico o psico-fisico. L’Ufficio Informazioni Accessibilità (UIA) ha iniziato la propria attività nel 1993 come iniziativa autonoma del volontariato bellunese (Comitato d’Intesa fra le associazioni volontaristiche della provincia di Belluno e Centro Studi Prisma) che nel 1994 è stato recepito e fatto proprio dell’Amministrazione provinciale di Belluno.

Lo scopo di questo servizio è stato fin dall’inizio quello di fornire indicazioni in merito all’abbattimento delle barriere architettoniche e offrire criteri e metodologie per una progettazione pubblica e privata nell’ambito dell’accessibilità. Il gradimento dell’iniziativa, il costante aumento delle richieste di consulenza, pareri e consigli, anche sugli ausili personali, hanno portato ad attivare, a metà dell’anno 2000, un protocollo d’intesa fra la Provincia di Belluno e le Aziende Ulss n. 1 di Belluno e n. 2 di Feltre, completando la gamma dei servizi offerti dall’Ufficio e adottando la nuova denominazione di Ufficio Informazioni e Consulenza su Accessibilità ed Ausili (UICAA).

Il successo dell’attività, la peculiarità dell’iniziativa e l’originalità dell’esperienza, hanno convinto l’Amministrazione provinciale a potenziare questo servizio e a proporlo quale “progetto sperimentale”, affinché possa costituire un’esperienza pilota nell’ambito regionale quale esempio di sinergia a vantaggio non solo degli utenti disabili ma di tutti i cittadini.

Gli obiettivi del progetto sono stati quindi quelli di semplificare le procedure, riunendo in un unico sportello la presa in carico dei singoli utenti; uniformare le prestazioni e i servizi dello specifico settore per gli utenti delle due Ulss del territorio; sperimentare, incrementando la collaborazione tra organismi pubblici e tra pubblico e privato, una modalità unitaria per affrontare l’insieme delle problematiche inerenti gli ausili per disabili, l’accessibilità domestica, la fruibilità del territorio, la consulenza ai tecnici e ai professionisti.


L’attività e i risultati conseguiti
La indissolubilità del binomio accessibilità - ausili tecnici come strumento per l’autonomia e per un reale miglioramento della qualità della vita per la persona con disabilità, viene ulteriormente confermata dall’attività svolta negli ultimi anni che dimostra come oltre la metà dei casi affrontati dall’Ufficio abbiano richiesto entrambe le competenze.

Negli anni di attività del progetto si è svolta un’azione di riorganizzazione e di formalizzazione dei processi di presa in carico e di consulenza delle richieste e dei casi giunti all’Ufficio.

Questo lavoro è stato riconosciuto anche dai partner del progetto tant’è che l’UICAA è stato recepito anche nei Piani di Zona dei Servizi alla Persona elaborati nel 2003 dalle Conferenze dei Sindaci delle Ulss n. 1 di Belluno e n. 2 di Feltre.

Nel marzo 2004 la Provincia di Belluno, la Conferenza dei Sindaci dell’Ulss n. 1 di Belluno, la Conferenza dei Sindaci dell’Ulss n. 2 di Feltre, l’Azienda Ulss n. 1 Belluno e l’Azienda Ulss n. 2 Feltre hanno sottoscritto un nuovo Accordo di Programma per “la gestione e il coordinamento del servizio integrato denominato Ufficio Informazioni e Consulenza su Accessibilità ed Ausili (UICAA) al servizio delle Aziende Ulss e dei Comuni della provincia di Belluno”.

In questo nuovo accordo di programma, oltre a confermare l’impianto, la struttura e i ruoli originali del servizio così come era stato concordato con il precedente accordo di programma del 2000, l’Ufficio assume un nuovo compito: la gestione del progetto sperimentale denominato “Ausilioteca del territorio” che consiste nell’esposizione permanente di ausili, strumenti e attrezzature per la mobilità, l’autonomia personale e l’integrazione sociale di persone con disabilità, con la presenza di personale professionalmente preparato per offrire consulenza ai visitatori e l’opportunità di far provare personalmente gli ausili ai potenziali utenti.

L’Ausilioteca del territorio è stata inaugurata nel maggio 2004 ed è attualmente aperta quattro mezze giornate alla settimana presso i locali dell’Amministrazione provinciale di Belluno nella ex Casa del Sole a Ponte nelle Alpi. Visto i nuovi compiti e l’aumento delle attività da parte dell’Ufficio, nel dicembre 2004, l’Amministrazione provinciale ha deciso di svolgere un’azione di supervisione e monitoraggio dell’Ufficio stesso, volta ad individuare standard di procedure e organizzazione ottimale del servizio. Tale incarico di supervisione e monitoraggio è stato affidato al Centro Studi Prisma, associazione di promozione sociale che da oltre vent’anni opera a livello nazionale nel campo della disabilità ed in particolare nella promozione dell’autonomia delle persone diversamente abili e nella promozione di una cultura dell’accessibilità.


I numeri del servizio
Nei tre anni di attività del presente progetto pilota, l’UICAA ha offerto servizi a 787 utenti con prestazioni sia per quanto riguarda l’aspetto dell’accessibilità che per quanto riguarda la consulenza sugli ausili.
Dal maggio 2004 gli utenti dell’Ausilioteca del territorio sono stati 241.

Di particolare rilievo il fatto che oltre la metà dei casi trattati, sia per quanto riguarda il fronte accessibilità che per quanto riguarda gli ausili, sia relativo ad utenti con un’età superiore ai 65 anni, indice che i problemi dell’accessibilità e degli ausili per la persona non sono problematiche limitate alle persone con diverse abilità ma che, in una società sempre più anziana, tocca importanti fasce della popolazione.


Il Monitoraggio Sociale della Montagna Lo scenario bellunese
In questi ultimi anni il background economico e sociale del bellunese ha subito continui e costanti cambiamenti. Sono mutate le composizioni delle famiglie, le gerarchie al loro interno, l’assetto economico, la scala dei valori. E’ mutato l’assetto territoriale, con un progressivo abbandono dei comuni montani in favore di insediamenti nelle valli prealpine confinanti con le province di pianura. Sono sorti problemi che si ritenevano caratteristici dei grandi insediamenti urbani: il pendolarismo, l’avvicinamento degli adolescenti e dei giovani al consumo delle droghe di ogni tipo, segnali costanti di trasgressione sociale, crisi d’identità, ricerca di autoaffermazione con modalità antisociali.

Ultimamente è entrato in crisi il sistema produttivo e reddituale: chiudono i pochi grandi complessi produttivi, si ridimensionano drasticamente i laboratori artigianali e gran parte dell’indotto legato all’occhialeria, chiudono alcune importanti fabbriche che hanno fatto la storia dell’industria dell’occhiale nel bellunese. Il turismo costituisce un polo economico importante solo per alcune ristrette aree della zona alpina, perdendo terreno nelle zone basse e prealpine. Si è persa quasi completamente l’economia agro-pastorale.

Questa evoluzione economica e sociale dell’intero territorio, non avulsa da ciò che accade nelle province limitrofe, richiede attenzione, approfondimenti, un costante monitoraggio dei fenomeni e dei dati, un rapporto continuo con le rappresentanze politiche, amministrative e sociali, conoscenze certe per ipotizzare strategie e interventi ai vari livelli. Nella letteratura sociologica degli ultimi anni si sta sempre più affermando il concetto di “vulnerabilità sociale” intesa come risultato dell’impatto che la precarizzazione sociale ha sulle condizioni di vita di parti crescenti della popolazione.

Al centro dell’attenzione viene collocato il problema dell’inserimento stabile/ precario nei principali sistemi di integrazione sociale: il lavoro, la famiglia, il sistema di welfare. Come numerose ricerche hanno evidenziato, i tre pilastri su cui si è retta la società del dopoguerra (lavoro, famiglia, welfare) hanno progressivamente perso la capacità di provvedere al benessere e alla sicurezza di molti cittadini. Ad essere minacciati non sono tanto i cittadini delle classi di età e di reddito più estreme (bambini, anziani, poveri) quanto quelli appartenenti ai ceti medi e alle classi d’età centrali.


Tre i principali motivi individuati dalla bibliografia sul tema:

• l’indebolimento della capacità dell’attività economica di fungere da meccanismo principale di integrazione sociale;

• la perdita graduale di densità delle reti famigliari (individualizzazione della vita sociale);

• il modello di welfare non più in sintonia con il profilo dei rischi sociali dominante nella nostra società.


Questa situazione sembra definire una realtà in cui vi è una costante presenza di sofferenza senza disagio che problematizza le azioni volte al soddisfacimento dei bisogni sociali e ne riduce le possibilità di scelta: quindi il problema non è la mancanza di risorse, ma la difficoltà ad usarle e finalizzarle in termini di scelte e progetti.

In questa situazione è l’identità dell’individuo e della società in cui vive che viene messa in discussione e che richiede una sua ridefinizione. La vulnerabilità sociale - quindi - emerge come una sindrome complessa, che riguarda contemporaneamente molteplici sfere della vita quotidiana e coinvolge diversi livelli di funzionamento degli individui e delle famiglie: il perseguimento del benessere ma anche il senso di identità e di appartenenza sociale.

Le vulnerabilità Dagli scenari individuati da questa ricerca emergono diverse realtà provinciali che risentono di una debolezza e di una criticità di fondo che meritano di essere considerate e valutate attentamente in sede di programmazione e ridefinizione dei servizi alla persona. In particolare, la ricerca ha evidenziato quattro aree di vulnerabilità che necessitano di opportuna attenzione: la famiglia, le madri e le donne anziane sole, i giovani e gli anziani che necessitano di assistenza domiciliare.

L’attore sociale più a rischio di vulnerabilità si presenta dunque essere la famiglia, o meglio, le diverse forme di famiglia che il territorio presenta.
La prima forma di rischio è originata dalla forte vulnerabilità economica cui sono soggette le famiglie che hanno figli e sono caratterizzate dalla presenza di un solo percettore di reddito. Il principale fattore di rischio risiede appunto nell’esposizione alla povertà reddituale soprattutto in caso di precarietà o perdita di lavoro dell’unico percettore di reddito e in presenza di una instabilità lavorativa del partner, come sta capitando sovente in questo momento di crisi congiunturale dell’economia bellunese e di chiusura di piccole imprese a conduzione famigliare o di medie imprese manifatturiere che occupavano entrambi i coniugi.

Spesso a questo fattore di vulnerabilità si accompagna una scarsa patrimonializzazione in termini di risparmio a cui spesso si aggiunge un forte disagio abitativo.
A questo, soprattutto nelle zone lontane dal fondovalle, si aggiunge la scarsa presenza e disponibilità di servizi per i figli minori quali possono essere nidi o scuole materne.

La seconda forma di rischio è frutto dell’allungamento progressivo delle speranze di vita e riguarda le famiglie composte da un single anziano.
I principali fattori di disagio sono anche qui una forte esposizione alla povertà reddituale, la scarsa patrimonializzazione, la debolezza della rete parentale di sostegno, la frequenza di situazioni sanitarie compromesse, la scarsa attivazione di mezzi di informazione e il forte ricorso a servizi privati (badanti e/o assistenza specialistica) con conseguenti oneri economici.

La terza forma di rischio riguarda l’esito di un processo generalizzato di individualizzazione che ha diffuso la presenza di adulti single in posizione occupazionale stabile. I fattori di rischio più evidenti sono dovuti principalmente alla scarsa patrimonializzazione e al conseguente stress economico connesso all’abitazione oltre che alla debolezza della rete parentale di sostegno. La quarta forma di rischio, esito anch’essa dei processi di individualizzazione e delle tensioni cui è soggetta l’organizzazione familiare, riguarda le famiglie monogenitoriali, composte da un genitore e da figli in età minore.

I principali fattori di rischio individuati riguardano sempre l’esposizione alla povertà reddituale: la scarsa patrimonializzazione, l’instabilità lavorativa del percettore di reddito, lo stress economico connesso all’abitazione e il forte disagio abitativo e l’assenza o la scarsità di servizi per l’infanzia.


Verso un Osservatorio Provinciale sulle problematiche sociali

In questi anni di operatività del progetto, si è costituito un cospicuo patrimonio di conoscenze, rilevazioni, dati, opinioni che hanno permesso di fotografare obiettivamente la realtà della provincia bellunese nei suoi vari aspetti e di ipotizzare una mappa delle criticità e delle variabili che compongono la vulnerabilità del nostro territorio.

Questo patrimonio di conoscenze e di sensibilità, acquisite sul campo anche con altri progetti e con rapporti costanti con le istanze politiche e sociali, potrebbe costituire il prototipo di un sistema stabile di rilevazione delle informazioni di carattere sociale, economico, educativo del territorio provinciale, un costante serbatoio di dati, aggiornati e convalidati, da restituire agli amministratori, agli enti e alle organizzazioni territoriali per giungere a proposte politiche e operative concrete e realistiche.

Da qui la prospettiva, per l’Amministrazione provinciale di Belluno, di strutturare un vero e proprio osservatorio provinciale sulle problematiche sociali che, in sinergia con gli attori locali già coinvolti in questo progetto e usufruendo delle competenze e delle figure professionali dell’Ufficio statistico provinciale, possa tenere sotto controllo l’evoluzione socio demografica della provincia e approfondire l’analisi delle aree critiche individuate in questi anni del progetto: i cambiamenti nella società civile (dati demografici, flussi migratori, immigrazione ecc.); la famiglia (cambiamenti, tipologie, composizione ecc.); il lavoro (congiuntura economica, occupazione/disoccupazione, flessibilità ecc.); il welfare (tipologia e ubicazione dei servizi, utenze, terzo settore ecc.).

 
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Belluno: un progetto pilota sull'accessibilità

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A cura di

Gabriella Faoro Dirigente Settore Attività Economiche, Politiche del Lavoro,
Cultura, Istruzione, Welfare e Ced
Provincia di Belluno


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