Il progetto pilota
“UICAA e connesso monitoraggio sociale della montagna”
si è posto due obiettivi generali:
il potenziamento dell’Ufficio Informazioni e Consulenza
su Accessibilità ed Ausili (di seguito UICAA) ed il monitoraggio
sistematico e costante dei fenomeni sociali, dei progetti
e degli interventi programmati che coinvolgono il territorio
provinciale.
L’UICAA si configura come un pubblico servizio gratuito
per i residenti nel territorio provinciale del bellunese.
L’originalità dell’iniziativa e del servizio offerto ai
cittadini, agli enti e all’intera comunità provinciale
consiste nell’aver unificato in un unico ufficio le competenze
riguardanti l’accessibilità e le procedure volte alla
prescrizione, la ricerca, l’ottenimento e la personalizzazione
degli ausili per la disabilità.
Il “Monitoraggio sociale della montagna” si è proposto
di dare un quadro sistematico dei dati e delle informazioni
sociali rilevanti del territorio provinciale, con particolare
attenzione alla specificità dei singoli distretti sociosanitari,
attraverso il collegamento e il confronto con il sistema
informativo regionale dei servizi sociali, la raccolta
e l’analisi dei fenomeni sociali più specifici e più significativi
del territorio ed elaborando sintesi e report da mettere
a disposizione dei soggetti istituzionali pubblici e privati
e ai cittadini.
Le attività intraprese
L’avvio della realizzazione del progetto ha coinciso con
una serie di azioni, interventi, proposte e collaborazioni
che hanno determinato un intreccio virtuoso con risorse
progettuali degli altri enti locali del territorio.
L’accessibilità, inizialmente intesa come superamento
delle barriere architettoniche, si è dilatata nel concetto
onnicomprensivo di “accoglienza” o anche di “ospitalità
accessibile”.
Il Progetto pilota U.I.C.A.A. ha incrementato la propria
attività d’informazione e consulenza rivolta principalmente
alle persone con disabilità, ai loro familiari e/o assistenti
e a tutti coloro che operano, a vari livelli, nel campo
della disabilità.
Al fine di raggiungere la massima fruibilità del
territorio sono state avviate iniziative ed attività in
collaborazione e integrazione con gli enti locali e le
principali agenzie sociali:
• progetto trasporto a chiamata per
l’intero territorio provinciale;
• progetto censimento barriere architettoniche degli esercizi
turistici di
accoglienza (alberghi, campeggi, case
di vacanza, ecc.);
• progetto d’aggiornamento e formazione sull’accessibilità
dedicata ai tecnici pubblici e ai professionisti del territorio;
• progetto Interreg di interazione con
un partner austriaco per lo scambio
di informazioni sull’accessibilità e gli
ausili per disabili ed anziani;
• realizzazione di un’Ausilioteca che
consenta l’approccio concreto e
immediato con gli strumenti utili per
il raggiungimento dell’autonomia
personale e di relazione;
• iniziative di approfondimento sull’entità
e le tipologie delle persone
disabili presenti nel territorio provinciale;
• analisi e valutazione dell’evoluzione
demografica della popolazione con
particolare riferimento agli anziani e
ai giovani;
• elaborazione di un report in collaborazione con gli
enti locali del territorio sulle principali problematiche
inerenti l’organizzazione e le modalità
di erogazione delle prestazioni a
favore della popolazione anziana.
Le
iniziative sopra elencate sono anche il risultato di un’attenta
e diffusa informazione sui problemi del territorio, ambito
principale d’azione del Progetto Monitoraggio Sociale
della Montagna che si è sviluppato su più
direttrici:
• Un primo Convegno a livello provinciale (“Montagna:
tra identità e trasformazione”) per identificare i problemi,
i bisogni, le risorse e la specificità dei fenomeni sociali
del territorio montano.
• Un coordinamento dei vari Servizi della Provincia che
sono coinvolti in azioni connesse con l’ambito sociale
(la scuola, la viabilità, il lavoro, ecc. ).
• Un rapporto diretto con Comuni e UU.LL.SS.SS. della
provincia per ricevere ed inviare dati anche ai fini dell’elaborazione
dei Piani di Zona dei Servizi alla Persona.
• Un collegamento funzionale con i principali Osservatori
Regionali per ricevere e inviare informazioni e dati sui
singoli settori di pertinenza.
• Un sistematico collegamento con i vari Uffici di Statistica
degli enti e delle organizzazioni economiche del territorio.
• Raccolta sistematica dei dati e delle informazioni che
si possono considerare indicativi per il monitoraggio
dei fenomeni sociali del territorio provinciale.
• Interviste strutturate ai Sindaci della provincia per
raccogliere ed evidenziare le opinioni di testimoni pubblici
privilegiati sui problemi, sui bisogni, sulle trasformazioni,
sulle positività e sulle negatività del territorio provinciale.
• Una particolare ed incisiva attenzione alla conoscenza
delle problematiche giovanili e sulle modalità per interagire
positivamente.
• Una ricerca sulle problematiche dell’assistenza domiciliare
degli anziani nella zona del Cadore.
• La realizzazione di una ricerca-report sulle vulnerabilità
sociali della provincia di Belluno con una dettagliata
analisi dello sviluppo socio-demografico della provincia
degli ultimi dieci anni.
Le
informazioni e le iniziative, entrambe oggetto di questo
progetto, hanno visto nella creazione, sviluppo e manutenzione
del portale “bellunosociale.it”
una delle principali attività per la promozione e la diffusione
del lavoro svolto e dei dati raccolti.
Lo studio del portale è stato avviato alla fine di novembre
2002 ed è attualmente operativo e aggiornato. Il portale
ha la funzione sia di rendere visibile l’attività dell’ente,
che di permettere una comunicazione costante con l’esterno
(cittadini, enti ed organizzazioni) e l’interazione reciproca.
Mediamente, da maggio 2003, mese in cui si è ufficializzato
e promosso il portale, il sito ha registrato una media
di 1500-2000 contatti mensili, circa 50-70 visitatori
giornalieri.
Infine, nell’ambito del servizio di informazione e comunicazione
con i cittadini, è stato attivato un numero verde per
corrispondere alle richieste di informazioni riguardanti
l’accessibilità e la mobilità del territorio.
I
risultati del progetto
L’ufficio Informazioni e Consulenza su accessibilità ed
ausili
Se inizialmente il problema delle barriere architettoniche
e il conseguente argomento dell’accessibilità è stato
strettamente connesso al tema della disabilità motoria
e/o sensoriale, successivamente, sia in ambito tecnico
che politico, si è convenuto che l’accessibilità è un
diritto di tutti i cittadini, quindi non solo di chi ha
difficoltà motorie e/o sensoriali permanenti ma anche
per chi ha difficoltà transitorie (interventi ortopedici,
fratture, ecc.) o dovute al proprio stato (donne in stato
di gravidanza, anziani, ecc.).
Il concetto di “accessibilità” si è poi esteso al di là
degli aspetti meramente architettonici o naturali, comprendendo
aspetti psicologici di orientamento, di informazione,
di “pari opportunità” anche per chi non ha difficoltà
di tipo psichico o psico-fisico. L’Ufficio Informazioni
Accessibilità (UIA) ha iniziato la propria attività nel
1993 come iniziativa autonoma del volontariato bellunese
(Comitato d’Intesa fra le associazioni volontaristiche
della provincia di Belluno e Centro Studi Prisma) che
nel 1994 è stato recepito e fatto proprio dell’Amministrazione
provinciale di Belluno.
Lo scopo di questo servizio è stato fin dall’inizio quello
di fornire indicazioni in merito all’abbattimento delle
barriere architettoniche e offrire criteri e metodologie
per una progettazione pubblica e privata nell’ambito dell’accessibilità.
Il gradimento dell’iniziativa, il costante aumento delle
richieste di consulenza, pareri e consigli, anche sugli
ausili personali, hanno portato ad attivare, a metà dell’anno
2000, un protocollo d’intesa fra la Provincia di Belluno
e le Aziende Ulss n. 1 di Belluno e n. 2 di Feltre, completando
la gamma dei servizi offerti dall’Ufficio e adottando
la nuova denominazione di Ufficio Informazioni e Consulenza
su Accessibilità ed Ausili (UICAA).
Il successo dell’attività, la peculiarità dell’iniziativa
e l’originalità dell’esperienza, hanno convinto l’Amministrazione
provinciale a potenziare questo servizio e a proporlo
quale “progetto sperimentale”, affinché possa costituire
un’esperienza pilota nell’ambito regionale quale esempio
di sinergia a vantaggio non solo degli utenti disabili
ma di tutti i cittadini.
Gli obiettivi del progetto sono stati quindi quelli di
semplificare le procedure, riunendo in un unico sportello
la presa in carico dei singoli utenti; uniformare le prestazioni
e i servizi dello specifico settore per gli utenti delle
due Ulss del territorio; sperimentare, incrementando la
collaborazione tra organismi pubblici e tra pubblico e
privato, una modalità unitaria per affrontare l’insieme
delle problematiche inerenti gli ausili per disabili,
l’accessibilità domestica, la fruibilità del territorio,
la consulenza ai tecnici e ai professionisti.
L’attività
e i risultati conseguiti
La indissolubilità del binomio accessibilità - ausili
tecnici come strumento per l’autonomia e per un reale
miglioramento della qualità della vita per la persona
con disabilità, viene ulteriormente confermata dall’attività
svolta negli ultimi anni che dimostra come oltre la metà
dei casi affrontati dall’Ufficio abbiano richiesto entrambe
le competenze.
Negli anni di attività del progetto si è svolta un’azione
di riorganizzazione e di formalizzazione dei processi
di presa in carico e di consulenza delle richieste e dei
casi giunti all’Ufficio.
Questo lavoro è stato riconosciuto anche dai partner del
progetto tant’è che l’UICAA è stato recepito anche nei
Piani di Zona dei Servizi alla Persona elaborati nel 2003
dalle Conferenze dei Sindaci delle Ulss n. 1 di Belluno
e n. 2 di Feltre.
Nel marzo 2004 la Provincia di Belluno, la Conferenza
dei Sindaci dell’Ulss n. 1 di Belluno, la Conferenza dei
Sindaci dell’Ulss n. 2 di Feltre, l’Azienda Ulss n. 1
Belluno e l’Azienda Ulss n. 2 Feltre hanno sottoscritto
un nuovo Accordo di Programma per “la gestione e il coordinamento
del servizio integrato denominato Ufficio Informazioni
e Consulenza su Accessibilità ed Ausili (UICAA) al servizio
delle Aziende Ulss e dei Comuni della provincia di Belluno”.
In questo nuovo accordo di programma, oltre a confermare
l’impianto, la struttura e i ruoli originali del servizio
così come era stato concordato con il precedente accordo
di programma del 2000, l’Ufficio assume un nuovo compito:
la gestione del progetto sperimentale denominato “Ausilioteca
del territorio” che consiste nell’esposizione permanente
di ausili, strumenti e attrezzature per la mobilità, l’autonomia
personale e l’integrazione sociale di persone con disabilità,
con la presenza di personale professionalmente preparato
per offrire consulenza ai visitatori e l’opportunità di
far provare personalmente gli ausili ai potenziali utenti.
L’Ausilioteca del territorio è stata inaugurata nel maggio
2004 ed è attualmente aperta quattro mezze giornate alla
settimana presso i locali dell’Amministrazione provinciale
di Belluno nella ex Casa del Sole a Ponte nelle Alpi.
Visto i nuovi compiti e l’aumento delle attività da parte
dell’Ufficio, nel dicembre 2004, l’Amministrazione provinciale
ha deciso di svolgere un’azione di supervisione e monitoraggio
dell’Ufficio stesso, volta ad individuare standard di
procedure e organizzazione ottimale del servizio. Tale
incarico di supervisione e monitoraggio è stato affidato
al Centro Studi Prisma, associazione di promozione sociale
che da oltre vent’anni opera a livello nazionale nel campo
della disabilità ed in particolare nella promozione dell’autonomia
delle persone diversamente abili e nella promozione di
una cultura dell’accessibilità.
I numeri del servizio
Nei tre anni di attività del presente
progetto pilota, l’UICAA ha offerto servizi
a 787 utenti con prestazioni sia per
quanto riguarda l’aspetto dell’accessibilità
che per quanto riguarda la consulenza
sugli ausili.
Dal maggio 2004 gli utenti dell’Ausilioteca del territorio
sono stati 241.
Di particolare rilievo il fatto che oltre la metà dei
casi trattati, sia per quanto riguarda il fronte accessibilità
che per quanto riguarda gli ausili, sia relativo ad utenti
con un’età superiore ai 65 anni, indice che i problemi
dell’accessibilità e degli ausili per la persona non sono
problematiche limitate alle persone con diverse abilità
ma che, in una società sempre più anziana, tocca importanti
fasce della popolazione.
Il
Monitoraggio Sociale della Montagna Lo scenario bellunese
In questi ultimi anni il background economico e sociale
del bellunese ha subito continui e costanti cambiamenti.
Sono mutate le composizioni delle famiglie, le gerarchie
al loro interno, l’assetto economico, la scala dei valori.
E’ mutato l’assetto territoriale, con un progressivo abbandono
dei comuni montani in favore di insediamenti nelle valli
prealpine confinanti con le province di pianura. Sono
sorti problemi che si ritenevano caratteristici dei grandi
insediamenti urbani: il pendolarismo, l’avvicinamento
degli adolescenti e dei giovani al consumo delle droghe
di ogni tipo, segnali costanti di trasgressione sociale,
crisi d’identità, ricerca di autoaffermazione con modalità
antisociali.
Ultimamente è entrato in crisi il sistema produttivo e
reddituale: chiudono i pochi grandi complessi produttivi,
si ridimensionano drasticamente i laboratori artigianali
e gran parte dell’indotto legato all’occhialeria, chiudono
alcune importanti fabbriche che hanno fatto la storia
dell’industria dell’occhiale nel bellunese. Il turismo
costituisce un polo economico importante solo per alcune
ristrette aree della zona alpina, perdendo terreno nelle
zone basse e prealpine. Si è persa quasi completamente
l’economia agro-pastorale.
Questa evoluzione economica e sociale dell’intero territorio,
non avulsa da ciò che accade nelle province limitrofe,
richiede attenzione, approfondimenti, un costante monitoraggio
dei fenomeni e dei dati, un rapporto continuo con le rappresentanze
politiche, amministrative e sociali, conoscenze certe
per ipotizzare strategie e interventi ai vari livelli.
Nella letteratura sociologica degli ultimi anni si sta
sempre più affermando il concetto di “vulnerabilità sociale”
intesa come risultato dell’impatto che la precarizzazione
sociale ha sulle condizioni di vita di parti crescenti
della popolazione.
Al centro dell’attenzione viene collocato il problema
dell’inserimento stabile/ precario nei principali sistemi
di integrazione sociale: il lavoro, la famiglia, il sistema
di welfare. Come numerose ricerche hanno evidenziato,
i tre pilastri su cui si è retta la società del dopoguerra
(lavoro, famiglia, welfare) hanno progressivamente perso
la capacità di provvedere al benessere e alla sicurezza
di molti cittadini. Ad essere minacciati non sono tanto
i cittadini delle classi di età e di reddito più estreme
(bambini, anziani, poveri) quanto quelli appartenenti
ai ceti medi e alle classi d’età centrali.
Tre
i principali motivi individuati dalla bibliografia sul
tema:
• l’indebolimento della capacità dell’attività economica
di fungere da meccanismo principale di integrazione sociale;
• la perdita graduale di densità delle reti famigliari
(individualizzazione della vita sociale);
• il modello di welfare non più in sintonia con il profilo
dei rischi sociali dominante nella nostra società.
Questa situazione sembra definire una
realtà in cui vi è una costante presenza
di sofferenza senza disagio che problematizza
le azioni volte al soddisfacimento
dei bisogni sociali e ne riduce le
possibilità di scelta: quindi il problema
non è la mancanza di risorse, ma la difficoltà
ad usarle e finalizzarle in termini
di scelte e progetti.
In questa situazione è l’identità dell’individuo e della
società in cui vive che viene messa in discussione e che
richiede una sua ridefinizione. La vulnerabilità sociale
- quindi - emerge come una sindrome complessa, che riguarda
contemporaneamente molteplici sfere della vita quotidiana
e coinvolge diversi livelli di funzionamento degli individui
e delle famiglie: il perseguimento del benessere ma anche
il senso di identità e di appartenenza sociale.
Le vulnerabilità Dagli scenari individuati da questa ricerca
emergono diverse realtà provinciali che risentono di una
debolezza e di una criticità di fondo che meritano di
essere considerate e valutate attentamente in sede di
programmazione e ridefinizione dei servizi alla persona.
In particolare, la ricerca ha evidenziato quattro aree
di vulnerabilità che necessitano di opportuna attenzione:
la famiglia, le madri e le donne anziane sole, i giovani
e gli anziani che necessitano di assistenza domiciliare.
L’attore sociale più a rischio di vulnerabilità si presenta
dunque essere la famiglia, o meglio, le diverse forme
di famiglia che il territorio presenta.
La prima forma di rischio è originata dalla forte vulnerabilità
economica cui sono soggette le famiglie che hanno figli
e sono caratterizzate dalla presenza di un solo percettore
di reddito. Il principale fattore di rischio risiede appunto
nell’esposizione alla povertà reddituale soprattutto in
caso di precarietà o perdita di lavoro dell’unico percettore
di reddito e in presenza di una instabilità lavorativa
del partner, come sta capitando sovente in questo momento
di crisi congiunturale dell’economia bellunese e di chiusura
di piccole imprese a conduzione famigliare o di medie
imprese manifatturiere che occupavano entrambi i coniugi.
Spesso a questo fattore di vulnerabilità si accompagna
una scarsa patrimonializzazione in termini di risparmio
a cui spesso si aggiunge un forte disagio abitativo.
A questo, soprattutto nelle zone lontane dal fondovalle,
si aggiunge la scarsa presenza e disponibilità di servizi
per i figli minori quali possono essere nidi o scuole
materne.
La seconda forma di rischio è frutto dell’allungamento
progressivo delle speranze di vita e riguarda le famiglie
composte da un single anziano.
I principali fattori di disagio sono anche qui una forte
esposizione alla povertà reddituale, la scarsa patrimonializzazione,
la debolezza della rete parentale di sostegno, la frequenza
di situazioni sanitarie compromesse, la scarsa attivazione
di mezzi di informazione e il forte ricorso a servizi
privati (badanti e/o assistenza specialistica) con conseguenti
oneri economici.
La terza forma di rischio riguarda l’esito di un processo
generalizzato di individualizzazione che ha diffuso la
presenza di adulti single in posizione occupazionale stabile.
I fattori di rischio più evidenti sono dovuti principalmente
alla scarsa patrimonializzazione e al conseguente stress
economico connesso all’abitazione oltre che alla debolezza
della rete parentale di sostegno. La quarta forma di rischio,
esito anch’essa dei processi di individualizzazione e
delle tensioni cui è soggetta l’organizzazione familiare,
riguarda le famiglie monogenitoriali, composte da un genitore
e da figli in età minore.
I principali fattori di rischio individuati riguardano
sempre l’esposizione alla povertà reddituale: la scarsa
patrimonializzazione, l’instabilità lavorativa del percettore
di reddito, lo stress economico connesso all’abitazione
e il forte disagio abitativo e l’assenza o la scarsità
di servizi per l’infanzia.
Verso un Osservatorio Provinciale sulle problematiche
sociali
In questi anni di operatività del progetto, si è costituito
un cospicuo patrimonio di conoscenze, rilevazioni, dati,
opinioni che hanno permesso di fotografare obiettivamente
la realtà della provincia bellunese nei suoi vari aspetti
e di ipotizzare una mappa delle criticità e delle variabili
che compongono la vulnerabilità del nostro territorio.
Questo patrimonio di conoscenze e di sensibilità, acquisite
sul campo anche con altri progetti e con rapporti costanti
con le istanze politiche e sociali, potrebbe costituire
il prototipo di un sistema stabile di rilevazione delle
informazioni di carattere sociale, economico, educativo
del territorio provinciale, un costante serbatoio di dati,
aggiornati e convalidati, da restituire agli amministratori,
agli enti e alle organizzazioni territoriali per giungere
a proposte politiche e operative concrete e realistiche.
Da qui la prospettiva, per l’Amministrazione provinciale
di Belluno, di strutturare un vero e proprio osservatorio
provinciale sulle problematiche sociali che, in sinergia
con gli attori locali già coinvolti in questo progetto
e usufruendo delle competenze e delle figure professionali
dell’Ufficio statistico provinciale, possa tenere sotto
controllo l’evoluzione socio demografica della provincia
e approfondire l’analisi delle aree critiche individuate
in questi anni del progetto: i cambiamenti nella società
civile (dati demografici, flussi migratori, immigrazione
ecc.); la famiglia (cambiamenti, tipologie, composizione
ecc.); il lavoro (congiuntura economica, occupazione/disoccupazione,
flessibilità ecc.); il welfare (tipologia e ubicazione
dei servizi, utenze, terzo settore ecc.).
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A
cura di |
Gabriella Faoro Dirigente Settore Attività Economiche,
Politiche del Lavoro,
Cultura, Istruzione, Welfare e Ced
Provincia di Belluno
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