Estetica e
fascino nella disabilità.
Possibile parlare di diritto alla bellezza in relazione
all’handicap?
Si, per le donne dell’associazionismo romano e per Ileana
Argentin, Consigliere delegato per l’handicap del Comune
di Roma.
Di questo argomento si è parlato nel corso di un recente
convegno che ha visto la presenza anche di chirurghi estetici,
tutti uniti nel sostenere che la bellezza è un diritto
che a nessuno può essere negato.
Il
tema del rapporto tra handicap ed estetica Le sta a cuore.
Perché?
E’ un tema cruciale nella lotta per le pari opportunità.
Le persone disabili vengono guardate dalle persone normodotate
come esseri asessuati, che ispirano solo tenerezza. Laddove
si individua l’handicap, si utilizzano parametri di giudizio
e atteggiamenti completamente diversi: non importa se
si ha la cellulite, se si è vestiti male, se si ha una
pettinatura fuori moda. Tanto, è handicappato.Tutto ciò
è sbagliato. Le pari opportunità devono riguardare ogni
ambito della vita, tutto ciò che può contribuire a renderla
migliore, a darle qualità e dignità. La bellezza unita
alla funzionalità e al design sono criteri ormai presenti
in ogni attività umana e tutte le persone hanno il diritto
di accedere a queste opportunità.
Non è facile cambiare atteggiamenti ormai consolidati,
da parte dei disabili stessi…
Molto sta cambiando. Fino a non tanto tempo fa i portatori
di handicap seguivano degli schemi rigidi, imposti da
un sostrato culturale radicato: l’unico vestito ammesso
era la tuta larga e comoda, nessuna attenzione al proprio
aspetto, ecc…Ma ora stanno emergendo con forza altre dinamiche
e una nuova esigenza: curare se stessi, essere affascinanti
e attraenti come gli altri. In una città come Roma dove
un cittadino su quaranta è disabile in forme diverse e
più o meno gravi, c’è la necessità e la richiesta da parte
loro di svariati servizi legati a vari settori dell’estetica,
della moda e del bello.
Il concetto di accessibilità si allarga, quindi…
Vogliamo godere degli stessi diritti degli altri non solo
per muoverci, per trovare un posto di lavoro dignitoso,
per andare a scuola, ma anche per entrare in un negozio
o dall’estetista. Si può essere belli e affascinanti anche
su una sedia a ruote e si può comunicare eleganza anche
se si è non vedenti. Lo dimostrano oggi tante persone
disabili che si rivolgono come consumatori al mercato
della bellezza e dell’estetica. La persona disabile non
deve più essere associata solo all’assistenza e alla cura
riabilitativa del proprio corpo, ma deve avere la possibilità
come tutti di usufruire del solarium e del parrucchiere,
di fare shopping in negozi accessibili, di poter scegliere
liberamente dei bei vestiti e, perché no, di sottoporsi
per vanità ad un intervento di chirurgia estetica. Anche
avere la possibilità di spendere i propri soldi per sentirsi
belli è una questione di pari opportunità.
Non solo belli dentro, quindi… Questo è un luogo comune che va superato. La
persona disabile può essere intelligente, simpatica e
buona, ma difficilmente viene considerata come affascinante,
cioè guardata come persona, al di là del suo handicap.
L’handicap cancella qualunque altro elemento fisico. Oppure,
al contrario, la gente si sente in obbligo di elogiare
in modo esagerato una qualità particolarmente evidente,
come il colore degli occhi. Mai noi possiamo essere belli
dentro e fuori, come tutti. La bellezza è un diritto che
a nessuno può essere negato.
Quali sono i principali ostacoli da superare per
rendere concreti questi diritti?
La nostra Costituzione sottolinea la necessità di “rimuovere
gli ostacoli che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza
dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona”.
Occorre quindi realizzare condizioni che permettano ai
disabili di svolgere tutte le attività per le quali, nonostante
l’handicap, hanno di fatto capacità. Le persone disabili
sono soggetti economicamente
rilevanti sia nella loro qualità di cittadini
attivi impegnati come gli altri
a produrre ricchezza per sé e per il
Paese, ma anche come consumatori
che, come tutti, scelgono nella
vita i loro prodotti, il proprio look,
l’arredo per la loro casa, le vacanze,
gli oggetti della vita. E, come tutti, si
lasciano guidare nelle loro scelte
dalla funzionalità ma anche dal
bello. Certo, sono soprattutto le
barriere culturali quelle difficili da
abbattere, cioè far diventare questi
concetti che per noi sembrano
ovvi, patrimonio comune di tutta la
nostra società. Ma le cose stanno
cambiando rispetto al passato e
soprattutto le giovani generazioni
hanno una maggiore sensibilità
verso questi temi.