Tutto ciò viene perseguito
innanzitutto attraverso la presenza, all’interno dell’équipe
del Progetto Calamaio, di animatori disabili, i quali
durante la loro attività si propongono come soggetti
attivi del percorso educativo.
Ciò permette, quindi, di dare sin da subito una nuova
e diversa rappresentazione della persona con deficit:
non persona passiva che necessita solo di aiuto e con
molti limiti, ma anche persona che offre degli stimoli
e che rappresenta una ricchezza, determinata anche dalla
sua diversità. Una riflessione interessante proposta
dal Progetto Calamaio riguarda la terminologia utilizzata
per indicare le persone con deficit: molto spesso per
indicare questi ultimi sono stati utilizzati termini
quali “cretino”, “idiota”, “handicappato”, “portatore
di handicap”, “incapace”, “disabile”; la caratteristica
principale di questi termini è basata sulla mancanza,
sulla negatività (disabile ovvero “non abile”): il gruppo
del Calamaio, invece, propone la parola diversabile,
un termine che evidenzia sì la diversità ma anche e
comunque la capacità e il saper fare, che può
essere ed è
proprio anche della persona con deficit.
Un’altra considerazione importante
riguarda il fatto che la difficoltà, cioè l’handicap,
non appartiene solo al disabile, ma anche all’uomo in
quanto tale: pur essendo di natura diversa, sostanzialmente
le difficoltà sono uguali per tutti, infatti ciascuno
si ritrova ad affrontare quotidianamente degli ostacoli
all’interno del contesto sociale in cui si trova.
L’incontro diretto con la diversità, proposto dal Progetto
Calamaio e personalizzato dai suoi animatori diversabili,
permette sin da subito di superare gli stereotipi e
i pregiudizi che purtroppo permeano ancora la società
del 2000. Sinora gli animatori del Progetto Sinora gli
animatori del Progetto hanno incontrato migliaia di
bambini e ragazzi in tutte le scuole d’Italia, dall’asilo
nido sino alle scuole secondarie superiori.
La metodologia utilizzata risulta essere,
innanzitutto, attiva e collaborativa: non viene affatto
utilizzata la lezione frontale, bensì si crea un’interazione
attiva e partecipativa sia da parte degli animatori
del Calamaio, ma anche dei bambini e ragazzi a cui l’incontro
è rivolto. Le attività effettuate sono proporzionali
all’età degli “utenti”: tutte, comunque, sono caratterizzate
dall’aspetto ludico. Quest’ultimo, oltre a divertire
e a semplificare l’apprendimento, permette innanzitutto
di stimolare la partecipazione dei bambini e dei ragazzi;
in tal modo essi sono chiamati a “mettersi in gioco”
e, contemporaneamente, assaggiano la realtà dell’handicap.
L’apprendimento viene così incorporato,
fatto proprio, personalizzato: le attività
ludiche proposte fanno sì che ciascuno sperimenti e
instauri un rapporto profondo con sé e con gli altri
attraverso particolari strategie, scelte creative e,
infine, vissuti personali. Il Progetto Calamaio si rivolge
a classi composte da un massimo di venti alunni, in
modo tale che tutti abbiano la possibilità di partecipare.
Con ciascuna classe si effettuano dai tre ai cinque
incontri e, ciascuno di questi, ha una durata pari ad
un’ora e mezza circa; a questi si aggiungono da due
a tre incontri con gli insegnanti: il primo, precedente
agli incontri con gli alunni, ha l’obiettivo di conoscere
meglio la classe e presentare a tutti gli insegnanti
il Progetto Calamaio; l’ultimo vuole verificare il percorso
educativo, partendo dai vissuti dei bambini o ragazzi
e degli insegnanti; è previsto inoltre un terzo incontro
con gli insegnanti effettuato durante il percorso per
verificare le attività svolte e programmare ulteriormente
quelle successive con eventuali adattamenti; tutto ciò
è dovuto al fatto che le attività proposte non sono
standardizzate, in quanto ciascun gruppo ha la sua peculiarità;
succede così che con ciascuno si determina un percorso
preciso: si sceglie un’attività piuttosto che un’altra,
si approfondisce un tema piuttosto che un altro.
Ovviamente, a mano a mano che l’età dei ragazzi aumenta,
diventa maggiore anche l’analisi e la riflessione critica.
Inoltre, talvolta, alla fine del percorso educativo
si organizza anche un incontro con i genitori, utile
a dimostrare le conoscenze apprese dai loro figli, ma
anche a verificare l’eventuale ritorno dell’esperienza
sul piano emotivo effettuata attraverso quanto i bambini
hanno riportato nelle loro famiglie: ad esempio, durante
la festa finale, si rappresenta la fiaba drammatizzata
e si espongono i lavori fatti.
Tutto ciò, quindi, ha come fine ultimo proprio
quello di trasmettere un nuovo modo di confrontarsi
con la diversità e, in particolare, di instaurare una
relazione costruttiva anche con la persona diversabile.
Per cui le finalità del Progetto Calamaio risultano
essere:
- fare esperienza della diversità
attraverso l’incontro diretto con le persone disabili;
- compiere una riflessione critica
sulla diversità, che nasce proprio dall’esperienza vissuta
con gli animatori disabili;
- sviluppare un atteggiamento positivo
nei confronti della diversità, superando così pregiudizi,
paure, diffidenze per arrivare ad accettare la diversità
e a considerarla come un punto di forza;
- riflettere sulla possibilità
di ridurre la difficoltà attraverso un allenamento
creativo;
- maturare un atteggiamento di solidarietà,
rendendosi interessati e disponibili verso le persone
che sono “altre da noi”.
Il Progetto Calamaio, quindi, fornisce gli strumenti
utili a:
- riflettere sui concetti di uguaglianza e diversità;
- conoscere la differenza tra deficit ed handicap;
- far emergere i pregiudizi sull’handicap,
ampliando la propria visione della diversità;
- valutare le conseguenze prodotte dall’incontro
diretto con persone disabili; - saper affrontare con
creatività situazioni di difficoltà;
- superare l’impatto emotivo iniziale ed
affermare la propria disponibilità ad entrare in relazione
coi disabili;
- attribuire valore a chi è diverso da sé.
Ciascun incontro coi bambini e coi ragazzi è caratterizzato
da un tema: dopo aver approfondito l’iniziale conoscenza
reciproca, le attività proposte nascondono dei contenuti
specifici che sono:
- uguaglianza e diversità, considerate
nei loro diversi punti di vista (esistenziale, naturale,
culturale);
- paura e pregiudizio, che sono le
principali reazioni emotive di fronte alla persona diversa
da noi;
- deficit ed handicap, ovvero la menomazione
e lo svantaggio e quindi l’immutabilità del primo e
la riduzione del secondo;
- l’handicap come risorsa e, di conseguenza,
la creatività utile e necessaria che permette di estrapolare
tutte quelle metodologie “diverse” che servono a superare
le difficoltà incontrate.
Negli ultimi anni il Progetto Calamaio ha inoltre proposto
delle attività caratterizzate dal binomio “sport ed
handicap”: anche la persona con deficit, infatti, può
fare sport –magari in modo diverso- ma, come si è già
detto, è proprio questa la ricchezza della persona diversabile
e non solo. Unire i due temi, handicap e sport, crea
quella scintilla che dà una luce nuova ad entrambi.
Quindi sono stati realizzati dei percorsi ludico – didattici
sullo sport: i bambini, insieme agli animatori in carrozzina,
improvvisano una partita a calcio o ad hockey: in tal
modo l’handicap diventa una potenzialità per il gioco
e lo sport e, allo stesso tempo, si illustrano i valori
dello sport, quali la competizione con se stessi, il
gioco di squadra, il dominare alcune emozioni, il conseguimento
dei risultati: questi, infatti, possono caratterizzare
anche la personalità del soggetto con deficit.
Tutto ciò permette di evidenziare ulteriormente le risorse
e le capacità della persona disabile, oltre a facilitare
la costruzione del rapporto con loro: si cerca così
di costruire e promuovere un'immagine meno stereotipata
e più reale, viva, autentica e quindi meno pietistica
e negativa. Il Progetto Calamaio propone inoltre dei
corsi di formazione rivolti a insegnanti, educatori,
animatori, volontari, genitori, studenti e dipendenti
dell’Università, personale delle aziende.
Questo proprio per trasmettere e diffondere a tutti
la nuova cultura dell’handicap.
Le tematiche discusse con questi gruppi sono:
- la comunicazione: osservazione, linguaggio
verbale e non verbale, di gruppo;
- l’immagine dell’handicap: aspetto
estetico e sociologico;
- la diversità nella letteratura e,
in particolare, nella fiaba;
- la creatività come strumento di integrazione.
- l’integrazione scolastica: risorsa
per chi?
Anche in questo caso si privilegia la dimensione interattiva
per consentire un contatto diretto e reale con le persone
disabili; inoltre, attraverso la valorizzazione delle
differenze individuali, si persegue l’uguaglianza delle
pari opportunità e la cooperazione all’interno del gruppo.
Da qualche anno il Progetto Calamaio ha iniziato anche
a lavorare con dei gruppi di educatori ed animatori
interessati ad apprendere le tecniche di lavoro, la
metodologia e i contenuti trasmessi; la formazione di
“nuovi gruppi Calamaio”, infatti, ha lo stesso obiettivo
dell’attività originale del Progetto Calamaio, ovvero
quella di diffondere il più possibile il nuovo modo
di relazionarsi con le persone diverse da noi e, in
particolare, quelle disabili.
Per ulteriori informazioni:
Progetto Calamaio Via Legnano, 2
40132 Bologna
Telefono 051/6415005
Fax 051/6415055
E-mail: calamaio@accaparlante.it
Sito: http//:www.accaparlante.it
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