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Editoriale


Tecnologie per la disabilità: una società senza esclusi Di Lucio Stanca

Formazione oltre le barriere

Dalla disabilità
alla diversa abilità


Parliamo di...

Premio Sapio per la Ricerca Italiana 2003





 
IIl Progetto Calamaio nasce nel 1986 all’interno del Centro Documentazione Handicap di Bologna. La sua attività è svolta in collaborazione con il Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna e con il sostegno di enti locali, scuole, cooperative e associazioni. L’intento principale del Progetto Calamaio è quello di ideare e trasmettere una nuova cultura dell’handicap, caratterizzata dall’integrazione di tutte le diversità, ovvero dall’apertura e disponibilità che ciascuno dovrebbe avere nei confronti degli altri.

Tutto ciò viene perseguito innanzitutto attraverso la presenza, all’interno dell’équipe del Progetto Calamaio, di animatori disabili, i quali durante la loro attività si propongono come soggetti attivi del percorso educativo.
Ciò permette, quindi, di dare sin da subito una nuova e diversa rappresentazione della persona con deficit: non persona passiva che necessita solo di aiuto e con molti limiti, ma anche persona che offre degli stimoli e che rappresenta una ricchezza, determinata anche dalla sua diversità. Una riflessione interessante proposta dal Progetto Calamaio riguarda la terminologia utilizzata per indicare le persone con deficit: molto spesso per indicare questi ultimi sono stati utilizzati termini quali “cretino”, “idiota”, “handicappato”, “portatore di handicap”, “incapace”, “disabile”; la caratteristica principale di questi termini è basata sulla mancanza, sulla negatività (disabile ovvero “non abile”): il gruppo del Calamaio, invece, propone la parola diversabile, un termine che evidenzia sì la diversità ma anche e comunque la capacità e il saper fare, che può essere ed è
proprio anche della persona con deficit.

Un’altra considerazione importante riguarda il fatto che la difficoltà, cioè l’handicap, non appartiene solo al disabile, ma anche all’uomo in quanto tale: pur essendo di natura diversa, sostanzialmente le difficoltà sono uguali per tutti, infatti ciascuno si ritrova ad affrontare quotidianamente degli ostacoli all’interno del contesto sociale in cui si trova.
L’incontro diretto con la diversità, proposto dal Progetto Calamaio e personalizzato dai suoi animatori diversabili, permette sin da subito di superare gli stereotipi e i pregiudizi che purtroppo permeano ancora la società del 2000. Sinora gli animatori del Progetto Sinora gli animatori del Progetto hanno incontrato migliaia di bambini e ragazzi in tutte le scuole d’Italia, dall’asilo nido sino alle scuole secondarie superiori.

La metodologia utilizzata risulta essere, innanzitutto, attiva e collaborativa: non viene affatto utilizzata la lezione frontale, bensì si crea un’interazione attiva e partecipativa sia da parte degli animatori del Calamaio, ma anche dei bambini e ragazzi a cui l’incontro è rivolto. Le attività effettuate sono proporzionali all’età degli “utenti”: tutte, comunque, sono caratterizzate dall’aspetto ludico. Quest’ultimo, oltre a divertire e a semplificare l’apprendimento, permette innanzitutto di stimolare la partecipazione dei bambini e dei ragazzi; in tal modo essi sono chiamati a “mettersi in gioco” e, contemporaneamente, assaggiano la realtà dell’handicap.

L’apprendimento viene così incorporato, fatto proprio, personalizzato: le attività ludiche proposte fanno sì che ciascuno sperimenti e instauri un rapporto profondo con sé e con gli altri attraverso particolari strategie, scelte creative e, infine, vissuti personali. Il Progetto Calamaio si rivolge a classi composte da un massimo di venti alunni, in modo tale che tutti abbiano la possibilità di partecipare. Con ciascuna classe si effettuano dai tre ai cinque incontri e, ciascuno di questi, ha una durata pari ad un’ora e mezza circa; a questi si aggiungono da due a tre incontri con gli insegnanti: il primo, precedente agli incontri con gli alunni, ha l’obiettivo di conoscere meglio la classe e presentare a tutti gli insegnanti il Progetto Calamaio; l’ultimo vuole verificare il percorso educativo, partendo dai vissuti dei bambini o ragazzi e degli insegnanti; è previsto inoltre un terzo incontro con gli insegnanti effettuato durante il percorso per verificare le attività svolte e programmare ulteriormente quelle successive con eventuali adattamenti; tutto ciò è dovuto al fatto che le attività proposte non sono standardizzate, in quanto ciascun gruppo ha la sua peculiarità; succede così che con ciascuno si determina un percorso preciso: si sceglie un’attività piuttosto che un’altra, si approfondisce un tema piuttosto che un altro.

Ovviamente, a mano a mano che l’età dei ragazzi aumenta, diventa maggiore anche l’analisi e la riflessione critica. Inoltre, talvolta, alla fine del percorso educativo si organizza anche un incontro con i genitori, utile a dimostrare le conoscenze apprese dai loro figli, ma anche a verificare l’eventuale ritorno dell’esperienza sul piano emotivo effettuata attraverso quanto i bambini hanno riportato nelle loro famiglie: ad esempio, durante la festa finale, si rappresenta la fiaba drammatizzata e si espongono i lavori fatti.

Tutto ciò, quindi, ha come fine ultimo proprio quello di trasmettere un nuovo modo di confrontarsi con la diversità e, in particolare, di instaurare una relazione costruttiva anche con la persona diversabile. Per cui le finalità del Progetto Calamaio risultano essere:
- fare esperienza della diversità attraverso l’incontro diretto con le persone disabili;
- compiere una riflessione critica sulla diversità, che nasce proprio dall’esperienza vissuta con gli animatori disabili;
- sviluppare un atteggiamento positivo nei confronti della diversità, superando così pregiudizi, paure, diffidenze per arrivare ad accettare la diversità e a considerarla come un punto di forza;
- riflettere sulla possibilità di ridurre la difficoltà attraverso un allenamento creativo;
- maturare un atteggiamento di solidarietà, rendendosi interessati e disponibili verso le persone che sono “altre da noi”.


Il Progetto Calamaio, quindi, fornisce gli strumenti utili a:
- riflettere sui concetti di uguaglianza e diversità;
- conoscere la differenza tra deficit ed handicap;
- far emergere i pregiudizi sull’handicap, ampliando la propria visione della diversità;
- valutare le conseguenze prodotte dall’incontro diretto con persone disabili; - saper affrontare con creatività situazioni di difficoltà;
- superare l’impatto emotivo iniziale ed affermare la propria disponibilità ad entrare in relazione coi disabili;
- attribuire valore a chi è diverso da sé.


Ciascun incontro coi bambini e coi ragazzi è caratterizzato da un tema: dopo aver approfondito l’iniziale conoscenza reciproca, le attività proposte nascondono dei contenuti specifici che sono:

- uguaglianza e diversità, considerate nei loro diversi punti di vista (esistenziale, naturale, culturale);
- paura e pregiudizio, che sono le principali reazioni emotive di fronte alla persona diversa da noi;
- deficit ed handicap, ovvero la menomazione e lo svantaggio e quindi l’immutabilità del primo e la riduzione del secondo;
- l’handicap come risorsa e, di conseguenza, la creatività utile e necessaria che permette di estrapolare tutte quelle metodologie “diverse” che servono a superare le difficoltà incontrate.


Negli ultimi anni il Progetto Calamaio ha inoltre proposto delle attività caratterizzate dal binomio “sport ed handicap”: anche la persona con deficit, infatti, può fare sport –magari in modo diverso- ma, come si è già detto, è proprio questa la ricchezza della persona diversabile e non solo. Unire i due temi, handicap e sport, crea quella scintilla che dà una luce nuova ad entrambi.

Quindi sono stati realizzati dei percorsi ludico – didattici sullo sport: i bambini, insieme agli animatori in carrozzina, improvvisano una partita a calcio o ad hockey: in tal modo l’handicap diventa una potenzialità per il gioco e lo sport e, allo stesso tempo, si illustrano i valori dello sport, quali la competizione con se stessi, il gioco di squadra, il dominare alcune emozioni, il conseguimento dei risultati: questi, infatti, possono caratterizzare anche la personalità del soggetto con deficit.

Tutto ciò permette di evidenziare ulteriormente le risorse e le capacità della persona disabile, oltre a facilitare la costruzione del rapporto con loro: si cerca così di costruire e promuovere un'immagine meno stereotipata e più reale, viva, autentica e quindi meno pietistica e negativa. Il Progetto Calamaio propone inoltre dei corsi di formazione rivolti a insegnanti, educatori, animatori, volontari, genitori, studenti e dipendenti dell’Università, personale delle aziende.

Questo proprio per trasmettere e diffondere a tutti la nuova cultura dell’handicap.


Le tematiche discusse con questi gruppi sono:
- la comunicazione: osservazione, linguaggio verbale e non verbale, di gruppo;
- l’immagine dell’handicap: aspetto estetico e sociologico;
- la diversità nella letteratura e, in particolare, nella fiaba;
- la creatività come strumento di integrazione.
- l’integrazione scolastica: risorsa per chi?


Anche in questo caso si privilegia la dimensione interattiva per consentire un contatto diretto e reale con le persone disabili; inoltre, attraverso la valorizzazione delle differenze individuali, si persegue l’uguaglianza delle pari opportunità e la cooperazione all’interno del gruppo.

Da qualche anno il Progetto Calamaio ha iniziato anche a lavorare con dei gruppi di educatori ed animatori interessati ad apprendere le tecniche di lavoro, la metodologia e i contenuti trasmessi; la formazione di “nuovi gruppi Calamaio”, infatti, ha lo stesso obiettivo dell’attività originale del Progetto Calamaio, ovvero quella di diffondere il più possibile il nuovo modo di relazionarsi con le persone diverse da noi e, in particolare, quelle disabili.


Per ulteriori informazioni:
Progetto Calamaio Via Legnano, 2
40132 Bologna
Telefono 051/6415005
Fax 051/6415055
E-mail: calamaio@accaparlante.it
Sito: http//:www.accaparlante.it

 
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di Renata Piccolo
Centro Documentazione Handicap, Bologna
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