Oggi quando si parla di accessibilità non ci si riferisce
più soltanto alle barriere architettoniche. Le barriere
virtuali infatti rappresentano un ostacolo alle opportunità
di istruzione, lavoro, informazione per chi presenta una
disabilità ed è necessario individuare quindi strumenti
e tecnologie in grado di abbatterle. Il “Libro bianco”
curato dalla Commissione per le categorie deboli evidenzia
i punti di debolezza su cui è urgente intervenire: la
mancanza di conoscenza e la scarsa sensibilità del pubblico,
degli operatori ICT e spesso anche delle stesse persone
svantaggiate, un’alta percentuale dei siti, anche istituzionali,
non accessibile ai disabili, la difficoltà di reperimento
di informazioni accurate, aggiornate ed utili per selezionare
gli strumenti tecnologici più adatti.
Compito del Governo, ma anche
di tutti gli operatori pubblici e privati, è quindi impegnarsi
per affrontare ed eliminare queste criticità, lavorando
sulla formazione ed informazione e sulle norme di riferimento
per ben operare.L'accesso alle tecnologie digitali rappresenta
una crescente opportunità di conoscenza, istruzione, lavoro,
informazione, intrattenimento e acquisisce sempre maggior
importanza nel modo di vivere, di lavorare e di apprendere.
Per cui si può in qualche modo equiparare l'accesso alle
tecnologie ed il loro pieno utilizzo ad un diritto primario
per tutti i cittadini, nessuno escluso. Il 2003, anno
europeo dei disabili, è un’occasione importante per rendere
concreto l’accesso a queste opportunità. disabili rappresentano
una rilevante componente della nostra società che deve
trovare piena cittadinanza grazie anche alle politiche
basate sulle tecnologie dell’informazione.
In Europa ci sono 37 milioni di persone portatrici di
disabilità. E nel nostro Paese poco meno di 3 milioni
di persone, oltre il 5% della popolazione, sono portatrici
di significativi elementi di disabilità. Se partiamo dal
presupposto che è importante far muovere le idee e le
informazioni, non le persone, si comprende come sia fondamentale
per i disabili poter accedere alla Rete. Accessibilità
vuol dire rimuovere quelle barriere virtuali che sono
di fatto l’equivalente delle barriere architettoniche.
Ma con una differenza sostanziale.
L’intervento sulle barriere architettoniche comporta molto
spesso una costosa, talvolta impossibile, opera di ristrutturazione
dell’assetto urbano delle nostre città e un riadattamento
non sempre facile di tutte le infrastrutture, da quelle
edilizie a quelle di trasporto e di viabilità. Lo scorso
5 marzo nel corso della conferenza “Tecnologie per la
disabilità: una società senza esclusi” è stato presentato
un ‘libro bianco’ – curato dalla Commissione per le categorie
deboli, presieduta dal Ministero di cui sono a capo e
di cui fanno parte i dicasteri della Salute e del Welfare
– che ha segnalato criticità su cui è necessario intervenire.
L’analisi ha evidenziato, tra l’altro, la mancanza di
conoscenza e la scarsa sensibilità del pubblico, degli
operatori ICT e spesso anche delle stesse persone svantaggiate;
un’alta percentuale dei siti, anche istituzionali, non
accessibile ai disabili; la difficoltà di reperimento
di informazioni accurate, aggiornate ed utili per selezionare
gli strumenti tecnologici più adatti. Questo comporta
che la maggior parte degli utenti non sa a chi rivolgersi
per avere la risposta più adeguata. Una mancanza di conoscenza
che coinvolge anche gli attori pubblici. Anche all’interno
del “mondo“ della sanità pubblica, ad esempio, manca un’uniforme
ed omogenea conoscenza su tutto il territorio nazionale
delle potenzialità offerte dalle tecnologie. Sono poche
le aree regionali che hanno sperimentato un utilizzo attivo
delle stesse a supporto di progetti ad hoc.
A questo si aggiunge che non esiesiste un efficace coordinamento
dei progetti e manca un’adeguata circolazione delle informazioni
su iniziative anche molto positive ma di modeste dimensioni,
così come non esistono dati statistici affidabili sull’uso
delle tecnologie da parte dei disabili. Compito del Governo,
ma anche di tutti gli operatori pubblici e privati, è
quindi impegnarsi per affrontare ed eliminare queste criticità,
lavorando su aspetti sostanziali come la cultura, intesa
come formazione ed informazione e le norme, intese come
standard e riferimento per ben operare. In tal senso,
abbiamo preparato uno schema di disegno di legge, che
intende favorire e garantire l’accesso dei disabili agli
strumenti ed ai servizi informatici e telematici, nonché
diffondere tra gli stessi l’uso di tali tecnologie, viste
come strumenti abilitanti per la fruizione dei servizi
erogati in rete dalle pubbliche amministrazioni e dai
soggetti che erogano comunque pubblici servizi.
Per la prima volta, inoltre, un testo di legge definisce
ed individua espressioespressioni quali Accessibilità
Informatica, intesa come la capacità dei sistemi informatici
di erogare servizi e fornire informazioni fruibili senza
discriminazioni derivanti da disabilità, e Tecnologia
Assistiva, vale a dire gli strumenti e le soluzioni tecniche,
hardware e software, che permettono al disabile di accedere
alle informazioni e ai servizi erogati dai sistemi informatici,
superando o riducendo le condizioni di svantaggio. In
conclusione, nella nostra storia abbiamo avuto diverse
fasi di sviluppo dei diritti fondamentali: dai diritti
civili siamo passati ai diritti politici e, in epoca più
recente, ai diritti alle prestazioni sociali come l’istruzione
o la salute o la sicurezza sociale.
La realizzazione della Società dell’Informazione richiede
ora che si affermi una nuova generazione di diritti fondamentali
della persona: parlo - ad esempio - del diritto all’accesso,
del diritto alla trasparenza, del diritto alla privacy.
Non riconoscere questa esigenza può quindi causare un
deficit che, aggravandosi, rischia di essere colmato con
sempre maggiore difficoltà. Un deficit che abbraccia i
diversi momenti della vita di ognuno di noi e del nostro
Paese e che coinvolge vari aspetti, da quello economico,
dato che non impiegare le risorse disponibili comporta
una perdita, a quello sociale, poiché non integrare una
qualsiasi categoria debole crea emarginazione, a quello
democratico, perché non poter partecipare significa non
avere la piena cittadinanza.
Lucio
Stanca
Ministro per l'Innovazione e la Tecnologia