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Tecnologie per la disabilità: una società senza esclusi Di Lucio Stanca

Formazione oltre le barriere

Dalla disabilità
alla diversa abilità


Parliamo di...

Premio Sapio per la Ricerca Italiana 2003





 

Oggi quando si parla di accessibilità non ci si riferisce più soltanto alle barriere architettoniche. Le barriere virtuali infatti rappresentano un ostacolo alle opportunità di istruzione, lavoro, informazione per chi presenta una disabilità ed è necessario individuare quindi strumenti e tecnologie in grado di abbatterle. Il “Libro bianco” curato dalla Commissione per le categorie deboli evidenzia i punti di debolezza su cui è urgente intervenire: la mancanza di conoscenza e la scarsa sensibilità del pubblico, degli operatori ICT e spesso anche delle stesse persone svantaggiate, un’alta percentuale dei siti, anche istituzionali, non accessibile ai disabili, la difficoltà di reperimento di informazioni accurate, aggiornate ed utili per selezionare gli strumenti tecnologici più adatti.
Compito del Governo, ma anche di tutti gli operatori pubblici e privati, è quindi impegnarsi per affrontare ed eliminare queste criticità, lavorando sulla formazione ed informazione e sulle norme di riferimento per ben operare.L'accesso alle tecnologie digitali rappresenta una crescente opportunità di conoscenza, istruzione, lavoro, informazione, intrattenimento e acquisisce sempre maggior importanza nel modo di vivere, di lavorare e di apprendere. Per cui si può in qualche modo equiparare l'accesso alle tecnologie ed il loro pieno utilizzo ad un diritto primario per tutti i cittadini, nessuno escluso. Il 2003, anno europeo dei disabili, è un’occasione importante per rendere concreto l’accesso a queste opportunità. disabili rappresentano una rilevante componente della nostra società che deve trovare piena cittadinanza grazie anche alle politiche basate sulle tecnologie dell’informazione.

In Europa ci sono 37 milioni di persone portatrici di disabilità. E nel nostro Paese poco meno di 3 milioni di persone, oltre il 5% della popolazione, sono portatrici di significativi elementi di disabilità. Se partiamo dal presupposto che è importante far muovere le idee e le informazioni, non le persone, si comprende come sia fondamentale per i disabili poter accedere alla Rete. Accessibilità vuol dire rimuovere quelle barriere virtuali che sono di fatto l’equivalente delle barriere architettoniche. Ma con una differenza sostanziale.

L’intervento sulle barriere architettoniche comporta molto spesso una costosa, talvolta impossibile, opera di ristrutturazione dell’assetto urbano delle nostre città e un riadattamento non sempre facile di tutte le infrastrutture, da quelle edilizie a quelle di trasporto e di viabilità. Lo scorso 5 marzo nel corso della conferenza “Tecnologie per la disabilità: una società senza esclusi” è stato presentato un ‘libro bianco’ – curato dalla Commissione per le categorie deboli, presieduta dal Ministero di cui sono a capo e di cui fanno parte i dicasteri della Salute e del Welfare – che ha segnalato criticità su cui è necessario intervenire.

L’analisi ha evidenziato, tra l’altro, la mancanza di conoscenza e la scarsa sensibilità del pubblico, degli operatori ICT e spesso anche delle stesse persone svantaggiate; un’alta percentuale dei siti, anche istituzionali, non accessibile ai disabili; la difficoltà di reperimento di informazioni accurate, aggiornate ed utili per selezionare gli strumenti tecnologici più adatti. Questo comporta che la maggior parte degli utenti non sa a chi rivolgersi per avere la risposta più adeguata. Una mancanza di conoscenza che coinvolge anche gli attori pubblici. Anche all’interno del “mondo“ della sanità pubblica, ad esempio, manca un’uniforme ed omogenea conoscenza su tutto il territorio nazionale delle potenzialità offerte dalle tecnologie. Sono poche le aree regionali che hanno sperimentato un utilizzo attivo delle stesse a supporto di progetti ad hoc.

A questo si aggiunge che non esiesiste un efficace coordinamento dei progetti e manca un’adeguata circolazione delle informazioni su iniziative anche molto positive ma di modeste dimensioni, così come non esistono dati statistici affidabili sull’uso delle tecnologie da parte dei disabili. Compito del Governo, ma anche di tutti gli operatori pubblici e privati, è quindi impegnarsi per affrontare ed eliminare queste criticità, lavorando su aspetti sostanziali come la cultura, intesa come formazione ed informazione e le norme, intese come standard e riferimento per ben operare. In tal senso, abbiamo preparato uno schema di disegno di legge, che intende favorire e garantire l’accesso dei disabili agli strumenti ed ai servizi informatici e telematici, nonché diffondere tra gli stessi l’uso di tali tecnologie, viste come strumenti abilitanti per la fruizione dei servizi erogati in rete dalle pubbliche amministrazioni e dai soggetti che erogano comunque pubblici servizi.

Per la prima volta, inoltre, un testo di legge definisce ed individua espressioespressioni quali Accessibilità Informatica, intesa come la capacità dei sistemi informatici di erogare servizi e fornire informazioni fruibili senza discriminazioni derivanti da disabilità, e Tecnologia Assistiva, vale a dire gli strumenti e le soluzioni tecniche, hardware e software, che permettono al disabile di accedere alle informazioni e ai servizi erogati dai sistemi informatici, superando o riducendo le condizioni di svantaggio. In conclusione, nella nostra storia abbiamo avuto diverse fasi di sviluppo dei diritti fondamentali: dai diritti civili siamo passati ai diritti politici e, in epoca più recente, ai diritti alle prestazioni sociali come l’istruzione o la salute o la sicurezza sociale.

La realizzazione della Società dell’Informazione richiede ora che si affermi una nuova generazione di diritti fondamentali della persona: parlo - ad esempio - del diritto all’accesso, del diritto alla trasparenza, del diritto alla privacy. Non riconoscere questa esigenza può quindi causare un deficit che, aggravandosi, rischia di essere colmato con sempre maggiore difficoltà. Un deficit che abbraccia i diversi momenti della vita di ognuno di noi e del nostro Paese e che coinvolge vari aspetti, da quello economico, dato che non impiegare le risorse disponibili comporta una perdita, a quello sociale, poiché non integrare una qualsiasi categoria debole crea emarginazione, a quello democratico, perché non poter partecipare significa non avere la piena cittadinanza.


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Lucio Stanca
Ministro per l'Innovazione e la Tecnologia
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