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Tecnologie per la disabilità: una società senza esclusi Di Lucio Stanca

Formazione oltre le barriere

Dalla disabilità
alla diversa abilità


Parliamo di...

Premio Sapio per la Ricerca Italiana 2003





 
La scuola in ospedale garantisce due diritti costituzionali, quello alla salute e quello all’istruzione. Essa interviene, secondo le tipologie dei degenti e la durata del ricovero, per contrastare l’abbandono scolastico dovuto alla malattia e all’ospedalizzazione, concorre all’umanizzazione del ricovero e, spesso, diventa parte integrante del programma terapeutico. Le scuole ospedaliere, funzionanti su tutto il territorio nazionale, per tutti gli ordini di scuola, dalla materna alle superiori, sono complessivamente 139 di cui 95 di scuola elementare e materna, 17 di scuola media, 13 di scuola secondaria superiore e 14 istituti comprensivi. Sono utilizzati in tali scuole circa 450 docenti.

Uno dei primi problemi che l’insegnante ospedaliero si trova ad affrontare è l’approccio con l’alunno che, per vari motivi, patologia, situazione scolastica preesistente, contesto socio-culturale, potrebbe rifiutare l’intervento pedagogico. Si tratta quindi di mettere in atto strategie per ottenere risultati sia sotto il profilo didattico-curricolare, sia sul piano della qualità della vita dell’alunno. La scuola in ospedale è una scuola della scelta e non dell’obbligo. In una situazione in cui l’alunno malato è costretto a subire il piano terapeutico, è bene privilegiare modelli didattici che gli permettano di agire sul piano culturale, che lo facciano sentire l’artefice dei prodotti che realizzerà. Si tratta di privilegiare la produzione culturale, contrapponendola ad uno studio manualistico. Vanno poi considerati i limiti strumentali dovuti alle patologie, con le conseguenti ridotte abilità. Tempi di applicazione allo studio, limiti fisici e psicologici vanno considerati attentamente prima di qualunque tipo di intervento. Non solo per evitare l’insuccesso in sé, ma perché tale insuccesso può compromettere seriamente un già precario equilibrio.

Il rapporto insegnante-allievo, predominante in corsia, falsa il normale rapporto insegnanteclasse. Se da una parte favorisce l’approfondimento, sia sul piano didattico che emotivo, dall’altra pone l’allievo in una condizione di isolamento nello apprendimento. E’ bene quindi cercare di superare tale condizione, sia sfruttando le possibilità offerte dalle moderne tecnologie informatiche per la comunicazione, come la videoconferenza, le chat, la posta elettronica, sia favorendo, quando le situazioni cliniche e logistiche lo permettono, le visite dei compagni. Sarà bene evitare che una lezione si trasformi in una semplice “ripetizione” delle cose fatte dai compagni a scuola. Non solo perché tale atteggiamento metterebbe l’alunno malato in condizione di subalternità alla classe, ma perché il rapporto uno a uno permette di ottenere alti standard qualitativi che possono rendere l’allievo protagonista eccellente dei percorsi di apprendimento del gruppo classe, con tutti i risvolti psicologici facili da immaginare. Risvolti psicologici che, si ricorda, possono avere ricadute anche sul piano terapeutico. Una attenzione particolare andrà posta all’uso delle tecnologie informatiche e telematiche finalizzate all’apprendimento.

Esse, infatti, permettono di motivare i ragazzi allo studio, sfruttando le normali curiosità verso i calcolatori; inoltre, tali tecnologie possono sia ridurre e, a volte annullare, i limiti temporanei dovuti alle diverse situazioni patologiche, sia consentire lezioni per quelle materie non oggetto del servizio scolastico. Spesso, infatti, soprattutto per la scuola secondaria superiore, non tutti gli insegnanti possono essere presenti nei consigli di classe ospedalieri. Sulle modalità di e-learning sarà comunque importante valutare caso per caso. Se per un ragazzo di diciotto anni che deve studiare “Trattamento testi” per il suo corso di studi in Ragioneria, non comporterà alcuno squilibrio sul piano psicologico e dell’apprendimento, per un bambino che deve imparare a leggere e scrivere sarà devastante farlo rapportandosi con una macchina. E’ bene dunque approfondire il tema del rapporto tra tecnologie informatiche per la comunicazione e l’apprendimento. Non dimentichiamo che, verso la metà degli anni novanta, nella grande ondata di entusiasmo a sfondo tecnologico, l’utilizzo di protesi cognitive e tecniche comunicative a supporto digitale era troppo spesso organizzato in maniera incerta:
- alunni produttori di materiali (disegni, testi, canzoni);

- insegnanti maldestri assemblatori di “frettolosi ipertesti”.


I nuovi obiettivi di quella didattica furono:
- permettere agli alunni un maggiore controllo del nuovo linguaggio multimediale;

- porre attenzione, oltre che alla creazione, al dispositivo che permette la creazione di ipertesti.


D’altra parte l’ospedale in sé permette una riflessione privilegiata tra tecnologie della comunicazione e insegnamento- apprendimento. Primo perché l’ospedale al suo interno vive una condizione protetta e privilegiata: strumenti e mezzi resi disponibili dalle istituzioni, rapporto individualizzato alunno-docente, scambio di metodologie con le scuole di appartenenza degli studenti. Secondo perché in ospedale, come luogo simbolico, anche l’azione didattica può assumere valore simbolico.

Insegnare-apprendere in ospedale è come ripercorrere le tappe dello sviluppo delle tecnologie della comunicazione finalizzate all’apprendimento:

- Somatiche – La presenza effettiva ed affettiva permette l’approccio, l’accudimento, l’accoglienza perché è sensibile al contesto ed è motivante all’attività didattica.

- Mediatiche
– I media classici, libri, televisione, audio e video-cassette, permettono l’approfondimento, un’intensa attività ermeneutica; non sono però sensibili al contesto.

- Digitali
– La produzione e la fruizione di materiali didattici ipermediali permettono una maggiore autonomia sia sul piano della produzione culturale che su quello della fruizione.

 
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di Nicola Sorgentone
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