Uno dei primi problemi che
l’insegnante ospedaliero si trova ad affrontare è l’approccio
con l’alunno che, per vari motivi, patologia, situazione
scolastica preesistente, contesto socio-culturale, potrebbe
rifiutare l’intervento pedagogico. Si tratta quindi
di mettere in atto strategie per ottenere risultati
sia sotto il profilo didattico-curricolare, sia sul
piano della qualità della vita dell’alunno. La scuola
in ospedale è una scuola della scelta e non dell’obbligo.
In una situazione in cui l’alunno malato è costretto
a subire il piano terapeutico, è bene privilegiare modelli
didattici che gli permettano di agire sul piano culturale,
che lo facciano sentire l’artefice dei prodotti che
realizzerà. Si tratta di privilegiare la produzione
culturale, contrapponendola ad uno studio manualistico.
Vanno poi considerati i limiti strumentali dovuti alle
patologie, con le conseguenti ridotte abilità. Tempi
di applicazione allo studio, limiti fisici e psicologici
vanno considerati attentamente prima di qualunque tipo
di intervento. Non solo per evitare l’insuccesso in
sé, ma perché tale insuccesso può compromettere seriamente
un già precario equilibrio.
Il
rapporto insegnante-allievo, predominante in corsia,
falsa il normale rapporto insegnanteclasse. Se da una
parte favorisce l’approfondimento, sia sul piano didattico
che emotivo, dall’altra pone l’allievo in una condizione
di isolamento nello apprendimento. E’ bene quindi cercare
di superare tale condizione, sia sfruttando le possibilità
offerte dalle moderne tecnologie informatiche per la
comunicazione, come la videoconferenza, le chat, la
posta elettronica, sia favorendo, quando le situazioni
cliniche e logistiche lo permettono, le visite dei compagni.
Sarà bene evitare che una lezione si trasformi in una
semplice “ripetizione” delle cose fatte dai compagni
a scuola. Non solo perché tale atteggiamento metterebbe
l’alunno malato in condizione di subalternità alla classe,
ma perché il rapporto uno a uno permette di ottenere
alti standard qualitativi che possono rendere l’allievo
protagonista eccellente dei percorsi di apprendimento
del gruppo classe, con tutti i risvolti psicologici
facili da immaginare. Risvolti psicologici che, si ricorda,
possono avere ricadute anche sul piano terapeutico.
Una attenzione particolare andrà posta all’uso delle
tecnologie informatiche e telematiche finalizzate all’apprendimento.
Esse, infatti, permettono di motivare i ragazzi allo
studio, sfruttando le normali curiosità verso i calcolatori;
inoltre, tali tecnologie possono sia ridurre e, a volte
annullare, i limiti temporanei dovuti alle diverse situazioni
patologiche, sia consentire lezioni per quelle materie
non oggetto del servizio scolastico. Spesso, infatti,
soprattutto per la scuola secondaria superiore, non
tutti gli insegnanti possono essere presenti nei consigli
di classe ospedalieri. Sulle modalità di e-learning
sarà comunque importante valutare caso per caso. Se
per un ragazzo di diciotto anni che deve studiare “Trattamento
testi” per il suo corso di studi in Ragioneria, non
comporterà alcuno squilibrio sul piano psicologico e
dell’apprendimento, per un bambino che deve imparare
a leggere e scrivere sarà devastante farlo rapportandosi
con una macchina. E’ bene dunque approfondire il tema
del rapporto tra tecnologie informatiche per la comunicazione
e l’apprendimento. Non dimentichiamo che, verso la metà
degli anni novanta, nella grande ondata di entusiasmo
a sfondo tecnologico, l’utilizzo di protesi cognitive
e tecniche comunicative a supporto digitale era troppo
spesso organizzato in maniera incerta:
- alunni produttori di materiali (disegni, testi,
canzoni);
- insegnanti maldestri assemblatori di “frettolosi ipertesti”.
I nuovi obiettivi di quella didattica furono:
- permettere agli alunni un maggiore controllo
del nuovo linguaggio multimediale;
- porre attenzione, oltre che alla creazione, al dispositivo
che permette la creazione di ipertesti.
D’altra parte l’ospedale in sé permette una riflessione
privilegiata tra tecnologie della comunicazione e insegnamento-
apprendimento. Primo perché l’ospedale al suo interno
vive una condizione protetta e privilegiata: strumenti
e mezzi resi disponibili dalle istituzioni, rapporto
individualizzato alunno-docente, scambio di metodologie
con le scuole di appartenenza degli studenti. Secondo
perché in ospedale, come luogo simbolico, anche l’azione
didattica può assumere valore simbolico.
Insegnare-apprendere in ospedale è come ripercorrere
le tappe dello sviluppo delle tecnologie della comunicazione
finalizzate all’apprendimento:
- Somatiche – La presenza effettiva
ed affettiva permette l’approccio, l’accudimento, l’accoglienza
perché è sensibile al contesto ed è motivante all’attività
didattica.
- Mediatiche – I media classici, libri, televisione,
audio e video-cassette, permettono l’approfondimento,
un’intensa attività ermeneutica; non sono però sensibili
al contesto.
- Digitali – La produzione e la fruizione di
materiali didattici ipermediali permettono una maggiore
autonomia sia sul piano della produzione culturale che
su quello della fruizione. |