Sezioni Tematiche

Editoriale

L'esperienza significativa di uno studente disabile...

Dalla disabilità alla diversa abilità

La parola alle Strutture Sanitarie

La parola alle Associazioni

Spazio Riabilitazione

La parola ai Medici



 
Fino ad oggi la Fondazione “Verso il Futuro” ha realizzato tre comunità alloggio permanenti per l’inserimento di persone con sindrome di Down e con deficit cognitivi. Non viene offerta una semplice soluzione abitativa, ma un cammino comune di inserimento sociale e di crescita nelle personali autonomie, un modo di vivere insieme nel quale tutti imparano a condividere i diversi momenti del quotidiano, ma in cui al tempo stesso viene dato un aiuto ad acquisire sempre nuove competenze, in cui vengono valorizzati e incrementati i propri interessi personali, la voglia di scoprire cose nuove, di sperimentarsi.
La Fondazione Italiana “Verso il Futuro” si è costituita a Roma nel 1997, con lo scopo di realizzare soluzioni residenziali per soggetti adulti con Sindrome di Down ed eventualmente altri disabili. Scopo della Fondazione è sempre stato quello di non offrire una semplice soluzione abitativa, ma piuttosto di accompagnare gli utenti in un cammino comune di inserimento sociale e di crescita nelle personali autonomie, nella capacità di gestione della casa, nell’organizzazione del tempo libero, degli impegni quotidiani e nel mantenimento della rete amicale.

I nostri progetti prevedono, infatti, un lavoro educativo, da parte degli operatori, tale da aiutare le persone Down ad acquisire sempre nuove competenze e maggiori autonomie sia all'interno della casa che nella vita quotidiana. Prevedono anche un lavoro individuale volto alla conoscenza e all’utilizzo del territorio e dei servizi, e all’inserimento nelle strutture per il tempo libero e alla possibilità per gli utenti di mantenere gli impegni lavorativi, sportivi e sociali, precedentemente assunti. Nel corso della nostra esperienza si è riscontrato, che la possibilità di incrementare i propri interessi personali, la voglia di scoprire cose nuove, di sperimentarsi, di avere degli amici, abbia costituito un elemento di aiuto anche nel prevenire un invecchiamento precoce (fisico e psichico), problema frequente nella Sindrome di Down. Realizzare una casa famiglia significa costruire, tra le persone coinvolte, un modo di vivere insieme nel quale tutti debbono condividere i diversi momenti del quotidiano: alzarsi, alternarsi al bagno, fare colazione, fare la spesa, pranzare e cenare, cucinare, passare del tempo libero in compagnia (ascoltando musica, vedendo un pò di televisione, giocando a carte ecc.). Naturalmente ciascun residente continua ad avere momenti individuali nella giornata dedicati ad attività personali sia libere che strutturate (lavoro, gruppi ricreativi, sport, altro), di cui la convivenza diventa una parte significativa ma non esaustiva. L'individualità viene, infatti, ulteriormente arricchita dalla condivisione con il gruppo del vissuto quotidiano che diventa fonte di stimolo, di confronto e di crescita anche per gli altri.

Fino ad oggi sono state avviate tre comunità alloggio permanenti per l’inserimento totale di 14 persone con sindrome di Down più una persona con deficit cognitivo. Prima di sperimentare la possibilità di una convivenza viene svolto un lavoro di conoscenza e di preparazione dei singoli utenti attraverso: colloqui individuali e di gruppo con una psicologa ed un’assistente sociale, una serie di “uscite monitorate” con un educatore di comunità e successivamente alcuni week-end sperimentali di convivenza.
Si è valutato importante infatti preparare il momento dell’entrata nella comunità con una presa di coscienza di tale esperienza ed una prioritaria conoscenza tra i futuri compagni di vita.
La realizzazione di queste comunità è stata sempre preceduta da una fase di avviamento e di sperimentazione che è durata circa due anni alternando gruppi diversi di persone in periodi di convivenza settimanale che permettesse loro di “confrontarsi” sull’esperienza della convivenza in gruppo e sulla realtà della casa famiglia. Contemporaneamente gli operatori della Fondazione hanno avuto la possibilità di osservare e vagliare le diverse motivazioni dei singoli utenti e delle loro famiglie e le compatibilità o le disarmonie all’interno dei vari gruppi. Una volta concluso il periodo di “sperimentazione” viene formato il gruppo di persone destinato alla convivenza permanente. Viene formulato un progetto educativo per ciascun utente volto al miglioramento del livello dell’autonomia personale e all’acquisizione di una autonomia esterna, nel saper utilizzare i servizi, nell’organizzare gli spostamenti con i mezzi pubblici o nel quartiere.

La formulazione del progetto della nuova comunità deve necessariamente tener conto delle caratteristiche dei progetti individuali delle persone inserite. Tutte le attività vengono proposte dagli utenti, che le portano avanti da protagonisti anche se con l’aiuto degli operatori. Uno degli obiettivi del progetto è quello di ottenere la partecipazione almeno parziale alla gestione quotidiana della casa, come rifare i letti, riordinare la propria stanza, cucinare, riordinare la cucina ecc. e la divisione dei vari compiti equamente tra i conviventi. Particolare attenzione viene posta alle attività di tempo libero che vengono decise dagli utenti insieme agli operatori, quali uscite per il cinema, cene in pizzeria con amici, pranzo o cena invitando i parenti nella casa, mostre di pittura, teatro o concerti, feste con gli amici per i compleanni, gite o weekend fuori città. Viene svolto da tutti gli operatori un intenso lavoro di integrazione ed aggregazione tra i componenti sia della propria comunità che delle tre comunità della Fondazione, all'insegna del rispetto e dell'amicizia, tale da poter creare uno spirito comune di condivisione della casa, di rispetto degli spazi e delle esigenze personali e comuni, di integrazione sociale sul territorio e di apertura della propria casa ad amici e parenti. I progetti prevedono anche un grosso lavoro di integrazione con i servizi pubblici e privati del territorio: collaborazione con i servizi sociali di base e con le iniziative di altri enti presenti sul territorio, partecipazione del Responsabile di comunità al coordinamento dei responsabili sul territorio della propria ASL di appartenenza, partecipazione degli utenti al corso di educazione all’autonomia per gli adulti “Agenziapiù” dell’Associazione Italiana Persone Down, o alle iniziative dell’Agenzia del Tempo Libero sempre dell’Associazione Persone Down, partecipazione alle attività ed alle iniziative sociali e religiose realizzate nelle parrocchie del proprio territorio, utilizzo dei servizi sanitari specialistici delle ASL di appartenenza con coordinamento e collaborazione con i medici di base di ciascun utente.

Nel corso di questi ultimi anni si rivolgono alla nostra Fondazione numerose famiglie, con richieste comuni ma esigenze diversificate:

- alcuni genitori si pongono preventivamente il problema del futuro dei propri figli al momento in cui verranno a mancare loro, le figure genitoriali;

- altri si trovano di fronte alla richiesta più o meno esplicitata dal proprio figlio con sindrome di Down di poter uscire dalla casa genitoriale come hanno fatto i propri fratelli;

- alcune richieste riguardano la necessità di inserire urgentemente il proprio congiunto all’interno di una delle nostre comunità al fine di allontanarlo da un contesto familiare in cui sono costretti ad assistere alla fase terminale e magari all’esito della malattia dei propri genitori;

- spesso si rivolgono a noi direttamente i fratelli di persone Down, che, combattuti tra il carico dei propri impegni familiari e professionali, e la responsabilità e l’affetto profondo che avvertono per il proprio fratello, cercano la possibilità di trovare “la soluzione più giusta” per l’autorealizzazione della persona Down.

Proprio la specificità di ciascuna richiesta, unitamente all’enorme variabilità che si può trovare tra gli adulti con sindrome di Down nelle competenze cognitive, comunicative, sociali e nei livelli di autonomie raggiunte, ci sta portando ad una riflessione sulla necessità di poter realizzare modelli residenziali diversificati e sempre più “personalizzati”, al fine di poter rispondere sempre più adeguatamente ai diversi bisogni che giungono alla nostra attenzione.


 
Cerca nel sito
 
 
Senza pregiudizi, contro la depressione

Da mezzo secolo a servizio della salute e della solidarietà

Per una nuova cultura della prevenzione

Io, domani

Vivere in autonomia

 
 

A cura di:
Stefania Mazotti, Gaetano Avvisato, Francesca Fea
Fondazione Italiana “Verso il Futuro”
Segnala tramite email >>