Elevata sicurezza a costi limitati, ampia libertà nel progetto
architettonico, protezione dell'ambiente e risparmio energetico:
le tecnologie atte a proteggere integralmente le costruzioni dal
terremoto esistono e sono di costo limitato e non vi è più alcuna
scusa per non utilizzarle. Ciò costituisce una grande opportunità
per il settore delle costruzioni. Occorre però vigilare sulla
corretta applicazione di tali tecnologie.
È ovvio che gli edifici, almeno quelli strategici
(ospedali, ecc.) o pubblici (scuole,
ecc.), dovrebbero resistere indenni anche
ai terremoti più violenti attesi durante la
loro vita e mantenere la loro completa
funzionalità dopo tali eventi. Ciò, però,
non è possibile per le costruzioni tradizionali,
pur se progettate con moderni
criteri antisismici. Si comprende, quindi,
perché l’attenzione di molti ricercatori e
dell’industria si sia concentrata, negli
ultimi 20/30 anni, sulla messa a punto di
tecnologie innovative per la riduzione
degli effetti dei terremoti[1-4]. Da un lato,
l’obiettivo è stato di superare le limitazioni
delle costruzioni tradizionali, riassumibili
nel secondo dei requisiti della moderna
ingegneria sismica (quello che, a fronte
del non crollo per effetto di terremoti
di forte intensità, implica, di fatto, l’accettazione
di un danno anche considerevole
e, dunque, dell’inutilizzabilità dell’edificio);
dall’altro, si sono voluti rendere
più semplici ed efficaci, nonché più economici,
gli interventi di miglioramento
ed adeguamento sismico delle strutture
esistenti.
Delle moderne tecnologie antisismiche
sviluppate negli ultimi anni e già oggetto
di oltre 10.000 applicazioni a tutte le
tipologie di costruzioni in oltre 30 paesi
(inclusa l’Italia, che è il paese leader
nell’Unione Europea e che segue, a
livello mondiale il Giappone, la Cina, la
Federazione Russa e gli USA), quella
più efficace è l’isolamento sismico[1-4].
Numerosi sono già i ponti e gli edifici
isolati che hanno superato indenni violenti
terremoti, soprattutto in
Giappone, negli USA ed in Cina[1-4].
Contrariamente a quanto avviene utilizzando
l’approccio convenzionale, la
progettazione con l’isolamento mira alla
drastica riduzione delle forze sismiche
agenti sulla struttura, piuttosto che affidarsi
alla sua resistenza[1-4]. Più precisamente,
si disaccoppia il movimento
della costruzione, usualmente solo nel
piano orizzontale, da quello del terreno,
“filtrando” così almeno le componenti
orizzontali del terremoto (che sono
quelle più pericolose). Per gli edifici ciò
è effettuato mediante l’inserimento –
usualmente alla base o in corrispondenza
del piano più basso – di dispositivi,
detti isolatori, orizzontalmente estremamente
flessibili (per lo più in gomma
armata internamente con lamine d’acciaio)
e/o a scorrimento od anche a
rotolamento; pertanto, sopra gli isolatori,
la struttura (se non è eccessivamente
flessibile) si muove rigidamente nel
piano orizzontale, con valori molto piccoli
sia dell’accelerazione che degli spostamenti
d’interpiano e, quindi, senza
danneggiamento non solo delle parti
strutturali, ma neppure di quelle non
strutturali, contenuti compresi (condizione
indispensabile per garantire il funzionamento
della struttura dopo il terremoto).
Si realizza, cioè, per la cosiddetta
sovrastruttura, che è la parte della
struttura sorretta dagli isolatori, una
drastica riduzione sia dell’accelerazione
e delle sue variazioni verticali che delle
deformazioni orizzontali e verticali, cosa
impossibile per una costruzione fondata
in maniera convenzionale. Infatti, il
periodo proprio della costruzione
aumenta considerevolmente (usualmente
fino ad oltre 2 s e talvolta molto di più) e, pertanto, le accelerazioni della
struttura decrescono fortemente; è vero
che, in parallelo, crescono fortemente i
suoi spostamenti trasversali, ma, nei casi
in cui l’isolamento è applicato, queste
deformazioni sono praticamente tutte
concentrate negli isolatori. Inoltre, le
strutture isolate si muovono molto lentamente
e per pochi cicli, minimizzando
così il panico, fenomeno che può
essere molto pericoloso negli edifici
pubblici affollati, in particolare nelle
scuole.
Da quanto sopra, emergono alcune condizioni
per l’applicabilità dell’isolamento
sismico: che la struttura non sia troppo
flessibile, che il terreno non sia troppo
soffice e, soprattutto, che, lateralmente
alla costruzione isolata, sia disponibile o
realizzabile uno spazio (giunto strutturale
o gap) tale da permettere il movimento
rigido della sovrastruttura (usualmente
dai 10 ai 40 cm in Italia, fino ai 50÷80
cm tipici di aree con elevatissima pericolosità
sismica come il Giappone o la
California).
Quest’ultima condizione
manca spesso nei centri abitati esistenti
e, quindi, spesso impedisce di adeguarne
sismicamente gli edifici con l’isolamento
(quando tale tecnica non sia utilizzabile,
è però usualmente possibile utilizzarne
altre, come, ad esempio, la dissipazione
di energia[1-4]). È comunque da sottolineare
che numerosi vecchi edifici
dovrebbero essere trattati come tali e,
quindi, demoliti e ricostruiti con le
necessarie caratteristiche di sicurezza, e
non tutti considerati alla stregua del
patrimonio culturale.
Sebbene la funzione principale del sistema
d’isolamento sia di filtro dell’energia
sismica, esso deve però possedere anche
una sufficiente capacità dissipativa, in
modo da limitare lo spostamento di
progetto a valori accettabili.
Quando si
utilizzino isolatori in gomma, ciò si
ottiene o additivando la gomma con
particolari oli e resine (isolatori ad alto
smorzamento o High Damping
Rubber Bearing o HDRB, Figure 1a ed
1c), od inserendo all’interno degli isolatori
nuclei di piombo o fluidi siliconici
(per ottenere un coefficiente di smorzamento
ancora maggiore del 15% raggiungibile
con gli HDRB), od installando
alcuni dissipatori accanto ad isolatori
in gomma, usualmente a basso smorzamento
(Low Damping Rubber
Bearing o LDRB).
Ovviamente, oltre ad essere caratterizzato
dalle funzioni principale e secondaria
summenzionate, un sistema d’isolamento
adeguato deve possedere: una
buona capacità ricentrante (cioè di
riportare la struttura alla posizione iniziale
una volta terminato il terremoto);
una vita utile sufficientemente lunga
(almeno pari a quella delle usuali
costruzioni, sebbene debba essere anche
garantita la sostituibilità degli isolatori);
rigidezza crescente al diminuire del
livello dell’eccitazione sismica (elevata
per quelle di modesta entità, così da
impedire continue vibrazioni, ad esempio,
sotto l’azione del vento); rigidezza e
smorzamento poco sensibili ad effetti
quali le variazioni di temperatura, l’invecchiamento,
ecc.
Figura 1 – (a) Isolatore in gomma HDRB, con vista delle lamine d’acciaio interne atte a conferire un’elevata rigidezza verticale all’isolatore. (b) Isolatore a
scorrimento SD. (c) Sistema d’isolamento del Corpo delle Guardie Forestali del Centro della Protezione Civile di Foligno (Perugia).
Figura 2 – (a) Crollo della scuola elementare Francesco Jovine di San Giuliano di Puglia durante il terremoto del Molise e della Puglia del 31 ottobre 2002.
(b) La nuova scuola Francesco Jovine, eretta su un’unica platea isolata sismicamente assieme al Centro Culturale, Professionale ed Universitario “Le Tre Torri”,
ambedue collaudati dallo scrivente, per conto dell’ENEA, e dal socio del GLIS ing. Claudio Pasquale il 2 settembre 2008 ed inaugurati dal Presidente del
Consiglio il successivo 18 settembre. (c) Vista di alcuni degli isolatori sismici che proteggono il complesso suddetto (prima dell’installazione delle griglie di protezione
“anti-ratto”).
Figura 3 – L’edificio principale del Centro Operativo Emergenza e Formazione del Centro della Protezione Civile di Foligno (Perugia), durante la costruzione
su 10 HDRB di 1 m di diametro (maggio 2009). Lo scrivente fa parte, in rappresentanza dell’ENEA, delle commissioni di collaudo statico ed amministrativo
in corso d’opera di tale edificio e di uno attiguo, pure isolato sismicamente. Il sito del Centro, che consisterà in almeno 7 edifici isolati (3 dei quali già
completati) è stato riclassificato da categoria sismica 2 a zona sismica 1 nel 2003, ma, grazie, all’isolamento sismico, non è stata necessaria alcuna modifica
delle strutture (come ha dimostrato uno studio effettuato con la collaborazione dell’ENEA).
Figura 4 – (a) Il primo edificio residenziale isolato sismicamente in Italia (1992), sito a Squillace Marina (CZ) e protetto da 43 fra LDRB e HDRB (tale
edificio ed uno affiancato fondato convenzionalmente furono sottoposti a prove dinamiche in situ ed a dettagliate analisi numeriche, effettuate con la collaborazione
dell’ENEA). (b) Palazzina di 3 piani a Fabriano (AN), fortemente danneggiata negli elementi non strutturali dal sisma umbro-marchigiano del 1997-
98 e successivamente riparata ed adeguata mediante la realizzazione di un nuovo piano interrato e l’inserimento di 56 HDRB nei nuovi pilastri di tale piano,
e vista di quest’ultimo (prima applicazione europea dell’isolamento sismico in sottofondazione, collaudata dallo scrivente nel 2006, che ha comportato un risparmio
del 20% rispetto ad un intervento di miglioramento sismico convenzionale).
Gli attuali isolatori in gomma ormai
possiedono tutte queste caratteristiche.
Sono, comunque, tuttora utilizzati
anche altri dispositivi d’isolamento
sismico: ad esempio, gli isolatori “a scorrimento”
(Sliding Device o SD, ora
usualmente costituiti da superfici piane
di acciaio sovrapposte a superfici, pure
piane, di teflon, Figura 1b), o quelli “a
pendolo scorrevole” (applicati a
L’Aquila, sotto piastre in cemento armato,
per sorreggere i prefabbricati per gli
sfollati). Quanto agli isolatori SD, in
alcune realizzazioni, soprattutto in
Giappone e da qualche anno anche in
Italia, essi sono accoppiati ad isolatori in
gomma, i quali forniscono la capacità
ricentrante, per sorreggere parti di edifici
che non devono sostenere carichi verticali
rilevanti e/o per contribuire a
minimizzare gli effetti torsionali; in tal
modo si possono isolare in modo economico,
ad esempio, anche edifici leggeri
o con forti asimmetrie in pianta.
Quello dello scorrimento è il concetto
su cui erano basate le prime applicazioni
dell’isolamento sismico, proposte od
anche realizzate, già nell’antichità[1-4].
È da sottolineare che l’isolamento sismico
è usualmente applicato solo nel
piano orizzontale, perché la componente
verticale dei terremoti è normalmente
meno violenta di quelle orizzontali,
almeno al di fuori della zona epicentrale,
e perché le strutture, dovendo già
sostenere il loro peso, resistono assai
meglio alle vibrazioni verticali che non a
quelle orizzontali; inoltre, con l’isolamento
tridirezionale è spesso arduo
controllare i moti di beccheggio (sebbene
particolari sistemi antibeccheggio
siano stati sviluppati per gli impianti
nucleari giapponesi). Infine, quando è
necessario proteggere apparecchiature o
altri oggetti particolarmente delicati, ad
esempio, computer, opere d’arte, o
componenti degli impianti nucleari
rilevanti ai fini della sicurezza, anche
dalle vibrazioni verticali, è usualmente
più agevole isolare orizzontalmente la
base dell’edificio che li contiene e verticalmente
solo i piani d’interesse, o gli
oggetti o componenti stessi.
L’isolamento è una tecnica di agevole
applicazione, sia in fase progettuale, dato
che la sovrastruttura resta in campo elastico,
sia durante la realizzazione, nel
caso di nuove costruzioni (Figure 1c-4a),
ma può essere utilizzato (e lo è già stato
sovente, dapprima in Nuova Zelanda e
negli USA ed ora anche in Italia, oltre
che in Giappone, in Armenia, nella
Repubblica Popolare Cinese e, più
recentemente, nella Federazione Russia
ed in Turchia) anche per l’adeguamento
o il miglioramento sismico di strutture
esistenti (retrofit): in questo caso esso è
attuato, per gli edifici, mediante il taglio
delle fondazioni o delle strutture portanti
(pilastri e pareti) del piano più basso,
ovvero mediante la sottofondazione
(Figura 4b).
L’applicazione di questa tecnica è particolarmente
vantaggiosa per edifici che
presentano notevoli asimmetrie in pianta
e/o in alzato. Tali asimmetrie, infatti,
risultano assai problematiche per gli
edifici non isolati, in aree significativamente
sismiche; in particolare, quelle in
pianta generano pericolosi effetti torsionali.
Ecco che allora, per evitare forti
asimmetrie geometriche in pianta o in
alzato, occorre spesso separare gli edifici
fondati convenzionalmente in più corpi
di fabbrica sufficientemente simmetrici.
Ciò, invece, non è usualmente necessario
per costruzioni isolate, perché il movimento quasi rigido della sovrastruttura
minimizza gli effetti negativi
delle asimmetrie in alzato e l’utilizzazione
di dispositivi “a pendolo scorrevole”,
ovvero un’opportuna disposizione degli
isolatori in gomma – unita, eventualmente,
a diversi valori delle loro rigidezze
ed all’uso di SD (Figura 2) – in genere
consente di portare il centro di rigidezza
del sistema d’isolamento a coincidere,
o quasi, con la proiezione del baricentro
della costruzione sul piano dell’isolamento
(condizione per evitare le
deformazioni torsionali). La possibilità
di costruire, grazie all’isolamento, edifici
assai asimmetrici e/o di forma ardita
(Figura 3), comporta ovviamente vantaggi
importanti per il progetto architettonico:
per giovarsi pienamente di
tali vantaggi è però indispensabile che
dell’uso di tale tecnica si tenga conto fin
dal progetto architettonico e che architetto
ed ingegnere lavorino fin dall’inizio
gomito a gomito.
La nuova normativa sismica italiana,
di recente divenuta di uso obbligatorio,
oltre ad aver liberalizzato l’uso
delle moderne tecnologie antisismiche,
lo ha reso più conveniente, permettendo,
in particolare, nel caso di
strutture isolate, di tener conto della
riduzione delle forze sismiche agenti
sulla sovrastruttura e sulle fondazioni,
operata dal sistema d’isolamento,
e di assumere, per la sovrastruttura,
accelerazione costante (invece che
crescente) dalla base alla sommità,
coerentemente con il movimento di
corpo rigido che essa presenta. I progetti
predisposti basandosi sulla
nuova normativa mostrano che, nelle
nuove costruzioni, queste semplificazioni
annullano spesso i costi aggiuntivi
dovuti al sistema d’isolamento, in
quanto questi costi sono almeno parzialmente
compensati dai risparmi
dovuti all’alleggerimento della sovrastruttura
e delle fondazioni. Inoltre,
anche limitate asimmetrie inducono
effetti significativi sul progetto: pertanto,
in alcuni casi, con l’isolamento
i costi di costruzione risultano addirittura
inferiori.
Per gli edifici esistenti,
poi, i risparmi possono essere
ancora più consistenti, perché sono
evitati estesi interventi agli elementi
strutturali e non (Figura 4b).
Alcuni esempi riguardanti i costi di
costruzione di edifici strategici, pubblici
e residenziali, già realizzati in aree caratterizzate
da diversa pericolosità sismica,
sono riportati nel N. 26 di luglio 2009
della Rivista degli Ingegneri del Veneto
(FOIV)[5]. Tali esempi mostrano che l’isolamento
risulta spesso conveniente,
dal punto di vista economico, anche per
gli edifici residenziali, pur se di forma
regolare: ad esempio, per quelli di nuova
costruzione in cemento armato siti in
aree di media sismicità (ex zona sismica
2), l’uso di tale tecnica può addirittura
comportare una riduzione dei costi di
costruzione quando la sovrastruttura
consti di oltre 4 piani.
Comunque, anche nel caso in cui i
costi aggiuntivi di costruzione dovuti
all’isolamento sismico non risultino
totalmente compensati, resta sempre
a favore di tale tecnica, oltre alla sicurezza
nettamente maggiore, il bilancio
economico complessivo, che tiene
correttamente conto anche dei costi
da affrontare dopo un terremoto
(delocalizzazione degli abitanti, interruzione
delle attività, demolizioni,
asportazione e sistemazione dei detriti,
riparazioni, ricostruzione, ecc.).
Inoltre, occorre considerare gli effetti
ambientali ed i costi energetici causati
dalle attività suddette.
Dunque, le tecnologie atte a proteggere
integralmente le costruzioni dal
terremoto esistono e sono di costo
limitato: non vi è più alcuna scusa
per non utilizzarle. Ciò costituisce
una grande opportunità per il settore
delle costruzioni. Occorre però vigilare
sulla corretta applicazione di tali
tecnologie.
Infatti, al di là delle fondamentali
considerazioni di carattere
etico e giuridico, anche il solo danneggiamento,
durante un terremoto,
di una struttura dotata di sistemi
antisismici che sia stato causato dall’inadeguatezza
di tali sistemi o dalla
loro scorretta installazione, provocherebbe
enormi danni a tutto il settore,
con riflessi oltremodo negativi anche
sulla crescita della sicurezza sismica
nel nostro paese. Infatti, sarebbe poi
assai difficile convincere l’opinione
pubblica che la causa del danneggiamento
non è stata l’inadeguatezza
della tecnica costruttiva utilizzata,
bensì quella dei dispositivi installati o
la loro errata applicazione.
Bibliografia