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Nata a Roma nel 1979 con la denominazione di Associazione Bambini Down, l'Associazione Italiana Persone Down si pone quale punto di riferimento per le famiglie e gli operatori sociali, sanitari e scolastici su tutte le problematiche riguardanti la sindrome di Down.
Il suo scopo è tutelare i diritti delle persone con sindrome di Down, favorirne il pieno sviluppo fisico e mentale, contribuire al loro inserimento scolastico e sociale a tutti i livelli, divulgare le conoscenze sulla sindrome e sensibilizzare sulle reali capacità delle persone che ne sono affette.
L'Associazione Italiana Persone Down ha 30 sezioni su tutto il territorio nazionale ed è composta prevalentemente da genitori e da persone con questa sindrome

Fino a pochi anni fa la maggior parte delle persone si riferiva alle persone con sindrome di Down chiamandole mongoloidi e l’idea più diffusa era quella di persone ritardate mentalmente, che sarebbero state per sempre dipendenti dai loro genitori.
Oggi è possibile incontrare bambini con sindrome di Down nelle scuole e nei parchi, ragazzi con sindrome di Down che si muovono da soli fuori casa per incontrare i loro amici e perfino qualche adulto sul posto di lavoro. Qualcosa sta cambiando.


Che cos'è la sindrome di Down?

La sindrome di Down è una condizione genetica caratterizzata dalla presenza di un cromosoma in più nelle cellule di chi ne è portatore: invece di 46 cromosomi nel nucleo di ogni cellula ne sono presenti 47, vi è cioè un cromosoma n. 21 in più; da qui anche il termine Trisomia 21. Genetico non vuol dire ereditario, infatti nel 98% dei casi la sindrome di Down non è ereditaria.

La conseguenza di questa alterazione cromosomica è un handicap caratterizzato da un variabile grado di ritardo nello sviluppo mentale, fisico e motorio.


Le anomalie cromosomiche nella sindrome di Down


Esistono tre tipi di anomalie cromosomiche nella sindrome di Down, il loro effetto finale è comunque identico: nelle cellule dei vari organi i geni del cromosoma 21 sono in triplice dose.
L'anomalia più frequente è la Trisomia 21 libera completa (95% dei casi): in tutte le cellule dell’organismo vi sono tre cromosomi 21 invece di due; ciò è dovuto al fatto che durante le meiosi delle cellule germinali la coppia dei 21 non si è disgiunta come avrebbe dovuto (90% dei casi durante la meiosi della cellula uovo materna, 10% durante la meiosi degli spermatozoi paterni).

Più raramente si riscontra la Trisomia 21 libera in mosaicismo (2% dei casi): nell’organismo della persona con la sindrome sono presenti sia cellule normali con 46 cromosomi che cellule con 47 cromosomi (la non disgiunzione della coppia 21 in questo caso si è verificata alle prime divisioni della cellula uovo fecondata).

Infine, il terzo tipo di anomalia, anch’essa rara, è la Trisomia 21 da traslocazione (3% dei casi): il cromosoma 21 in più (o meglio una parte di esso, almeno il segmento terminale) è attaccato ad un altro cromosoma di solito il numero 14, 21, o 22.


Le cause della sindrome di Down


Non conosciamo affatto quali siano le cause che determinano le anomalie cromosomiche in generale.

Sappiamo però che:

a)
le anomalie cromosomiche, soprattutto le trisomie, sono un evento abbastanza frequente che interessa circa il 9% di tutti i concepimenti (alla nascita però solo lo 0,6% dei nati presenta un’anomalia cromosomica a causa dell’elevatissima quota di embrioni che va incontro ad un aborto spontaneo);

b) l’incidenza delle anomalie cromosomiche in generale, e quelle della Trisomia 21 in particolare, è assolutamente costante nelle diverse popolazioni, nel tempo e nello spazio;

c) tutte le possibili ipotesi eziologiche fino ad oggi formulabili (agenti chimici, radiazioni ionizzanti, infezioni virali, alterazioni metaboliche o endocrine materne) non sono state mai avvalorate dalle molte ricerche condotte.

In definitiva si ritiene che l’insorgenza delle anomalie cromosomiche sia un fenomeno “naturale”, in qualche modo legato alla fisiologia della riproduzione umana, e anche molto frequente.
La presenza della sindrome di Down è diagnosticabile nel neonato, oltre che con un’analisi cromosomica, fatta su un prelievo di sangue, attraverso una serie di caratteristiche facilmente riscontrabili dal pediatra, di cui la più nota è il taglio a mandorla degli occhi (che ha dato origine al termine mongolismo).

Il nome “sindrome di Down” viene invece dal nome del dott. Langdon Down, che per primo nel 1866 riconobbe questa sindrome (sindrome vuol dire insieme di tratti) e ne identificò le principali caratteristiche.


Si può fare qualcosa per prevenirla?


Le cause precise che determinano l’insorgenza della sindrome di Down sono ancora sconosciute. Numerose indagini epidemiologiche hanno comunque messo in evidenza che l’incidenza aumenta con l’aumentare dell’età materna.

Anche se il rischio cresce con l'avanzare dell’età materna, questo non esclude che nascano bambini con sindrome di Down anche da donne giovani, ma una donna più anziana ha maggiori probabilità.
L’altro fattore di rischio dimostrato è avere avuto un precedente figlio con la sindrome.


Come viene diagnosticata


La Sindrome di Down può essere diagnosticata anche prima della nascita intorno alla 16a-18a settimana di gestazione con l’amniocentesi (prelievo con una siringa di una piccola quantità del liquido amniotico, che avvolge il feto all’interno dell’utero) o tra la 12a e la 13a settimana con la villocentesi, che viene svolto meno comunemente e che consiste in un prelievo di cellule da cui si svilupperà la placenta, i villi coriali appunto.


Queste analisi vengono proposte di solito alle donne considerate a rischio (età superiore ai 37 anni o con un precedente figlio con sindrome di Down) e fatte senza ricovero in alcuni centri particolarmente attrezzati. Sono allo studio nuove tecniche di prelievo, o di cattura, delle cellule fetali nel sangue materno o nella vagina che dovrebbero essere meno invasive e più sicure delle attuali.

Il Tri-test è un esame del sangue materno eseguito tra la 15a e la 20a settimana di età gestazionale per dosare tre sostanze particolari (alfa-fetoproteina, estriolo non coniugato e frazione beta della gonadotropina corionica). L’elaborazione statistica dei livelli ematici di queste tre sostanze, combinata con il rischio di sindrome di Down legato all’età della donna, fornisce una risposta che indica la stima della probabilità che il feto abbia una trisomia 21 oppure no. Il tri-test non ha alcun valore diagnostico; è difficilissimo da capire perchè è il primo esame predittivo di massa.


Quante sono le persone con sindrome di Down?


Attualmente in Italia 1 bambino su 800 nasce con questa condizione, questo vuol dire che nascono quasi due bambini con sindrome di Down al giorno.

Grazie allo sviluppo della medicina e alle maggiori cure dedicate a queste persone la durata della loro vita si è molto allungata così che si può ora parlare di un’aspettativa di vita di 62 anni, destinata ulteriormente a crescere in futuro.

Si stima che oggi vivano in Italia circa 40.000 persone con sindrome di Down.


Chi sono e come crescono i bambini con sindrome di Down?


Lo sviluppo del bambino con sindrome di Down avviene con un certo ritardo, ma secondo le stesse tappe degli altri bambini.

I bambini con sindrome di Down crescendo possono raggiungere, sia pure con tempi più lunghi, conquiste simili a quelle degli altri bambini: cammineranno, inizieranno a parlare, a correre a giocare.

Rimane invece comune a tutti un variabile grado di ritardo mentale che si manifesta anche nella difficoltà di linguaggio frequente tra le persone con sindrome di Down.


Dal punto di vista riabilitativo non si tratta per loro di compensare o recuperare una particolare funzione, quanto di organizzare un intervento educativo globale che favorisca la crescita e lo sviluppo del bambino in una interazione dinamica tra le sue potenzialità e l’ambiente circostante.
È importante inoltre ricordare che ogni bambino è diverso dall’altro e necessita quindi di interventi che rispettino la propria individualità e i propri tempi.

Dal punto di vista medico, vista una maggiore frequenza in tali bambini rispetto alla popolazione normale di problemi specialistici, in particolare malformazioni cardiache (la più frequente è il cosiddetto canale atrioventricolare comune, ma si presentano anche difetti intestinali, disturbi della vista e dell’udito, disfunzioni tiroidee, problemi odontoiatrici), è opportuno prevedere col pediatra una serie di controlli di salute volti a prevenire o a correggere eventuali problemi aggiuntivi.

Per conoscere quali controlli di salute sono consigliati per i bambini e le persone con sindrome di Down ci si può collegare al sito:
www.conosciamocimeglio.it


Che cosa possono imparare e qual è il loro inserimento sociale?


La maggior parte dei bambini con sindrome di Down può raggiungere un buon livello di autonomia personale, imparare a curare la propria persona, a cucinare, a uscire e fare acquisti da soli.

Possono fare sport e frequentare gli amici, vanno a scuola e possono imparare a leggere e scrivere.

I giovani e gli adulti con sindrome di Down possono apprendere un mestiere e impegnarsi in un lavoro svolgendolo in modo competente e produttivo.




È impossibile avere oggi dei dati statistici sul numero delle persone con sindrome di Down che lavorano, ma, anche se la legislazione attuale non favorisce adeguatamente l’avvio al lavoro delle persone con ritardo mentale, grazie all’impegno degli operatori e delle famiglie ci sono già molte esperienze positive. Ci sono lavoratori con sindrome di Down tra i bidelli, gli operai, i giardinieri ed altre mansioni semplici, stanno nascendo inoltre anche alcune prime esperienze in lavori più complessi come l’immissione dati in computer o altri impieghi in ufficio.

Le persone con sindrome di Down sanno fare molte cose e ne possono imparare molte altre. Perchè queste possibilità diventino realtà occorre che tutti imparino a conoscerli e ad avere fiducia nelle loro capacità.


Luoghi comuni e realtà sulle persone con sindrome di Down

Stereotipo: sono tutti uguali (affettuosi, amanti della musica, biondi ecc.)
Realtà: non è così. Le uniche caratteristiche che hanno in comune sono un cromosoma in più rispetto agli altri (47 invece che 46), un deficit mentale e alcuni aspetti somatici. Per il resto, ogni persona con sindrome di Down è diversa dall’altra. Le differenze dipendono da fattori costituzionali, dal tipo di educazione ricevuta in famiglia e a scuola, dalla presenza o meno di servizi specifici sul territorio.

Stereotipo: sono sempre felici e contenti
Realtà: è lo stereotipo più comune. Come per chiunque altro, la serenità di un bambino, di un adolescente, di un adulto con SD è legata al suo carattere, all’ambiente e al clima familiari, alle sue attività sociali e dunque alla qualità della sua vita. Una persona con SD manifesta in modo molto esplicito le sue emozioni (felicità, tristezza, gratitudine, ostilità, tenerezza ecc.) e qualsiasi comportamento affettivo.

Stereotipo: esistono forme lievi e forme gravi di SD
Realtà: il grado di ritardo mentale non dipende dal tipo di trisomia (anche se esiste una forma rarissima - “mosaicismo” - in cui il ritardo può, ma non sempre, essere lieve). Le differenze tra una persona con SD e l’altra dipendono dai fattori di cui sopra.

Stereotipo: non vivono a lungo
Realtà: la durata della vita è aumentata enormemente. oggi, grazie al progresso della medicina, l’80% delle persone con SD raggiunge i 55 anni e il 10% i 70 anni. Si stima che in un prossimo futuro la sopravvivenza raggiungerà quella della popolazione generale.

Stereotipo: possono eseguire solo lavori ripetitivi che non implichino responsabilità
Realtà: sono sempre più numerosi gli esempi di persone con SD che - grazie a un inserimento mirato - possono svolgere lavori su macchinari complicati, che possono risolvere problemi nuovi con creatività e mantenere il posto al di là di ogni precedente aspettativa.

Stereotipo: sono ipersessuati oppure eterni bambini privi di interessi sessuali
Realtà: gli adolescenti con SD non differiscono sostanzialmente dagli altri né per quel che riguarda l’età d'inizio della pubertà né l’anatomia degli organi sessuali. Provano desideri e hanno fantasie sessuali come gli altri loro coetanei. Vi sono ancora incertezze sulla capacità riproduttiva del maschio con SD, sappiamo che la sua fertilità è molto ridotta, anche se si conosce il caso di un uomo con SD che ha avuto un figlio. Le donne sono perlopiù fertili.

Stereotipo: hanno genitori anziani
Realtà: attualmente il 75% circa dei neonati con SD ha genitori sotto i 35 anni (il dato è legato alla differente distribuzione dei nati nella popolazione: nascono in assoluto più bambini da donne giovani che da donne anziane, quindi anche se la possibilità di avere un bambino con SD per una donna giovane è più basso, in numeri assoluti ci sono più bambini con SD figli di coppie giovani).

Stereotipo: sono incapaci di avere rapporti interpersonali che possano portare ad amicizia, fidanzamenti o matrimoni
Realtà: l’affettuosità delle persone con SD è selettiva e intelligente. L’inserimento scolastico nel nostro paese ha permesso nell’età scolare un inserimento sociale soprattutto nell’età in cui le amicizie vengono almeno in parte gestite dai genitori. Tuttavia, l’adolescenza coincide con il periodo della vita di un giovane con SD nel quale i compagni, gli amici e anche i fratelli cominciano ad allontanarsi e a includerlo sempre meno nelle loro attività: quando desidera (e avrebbe bisogno) di staccarsi dal suo nucleo familiare, la sia unica alternativa è di stare a casa o uscire solo con i genitori. In questa età è più facile che rapporti affettivi e amicizia possano nascere in condizioni “alla pari”, con interessi e capacità di comunicazioni simili. È stato verificato che tra persone con SD o problemi analoghi, possono nascere amicizie e fidanzamenti. ci sono anche alcuni casi, anche se molto rari, di matrimonio in cui la coppia è in grado di vivere da sola in modo relativamente autonomo. Stare insieme tra pari non significa un ritorno all’emarginazione, ma avere la possibilità di avere amici con cui svolgere varie attività.

Stereotipo: non sanno di essere handicappati
Realtà: un bambino con SD è in grado di capire fin da quando è piccolo la propria diversità rispetto ai compagni e ai fratelli. Il suo rapporto con il proprio handicap sarà tanto più sereno quanto più i genitori riusciranno ad affrontare con lui il discorso sui problemi connessi alla sindrome, sottolineando le sue capacità e i suoi limiti ed aiutandolo ad acquisire un senso di autostima.

Stereotipo: dovranno sempre vivere con i genitori e poi con i fratelli
Realtà: una persona con SD desidera fin dall’adolescenza rapporti alternativi a quelli esclusivi con i familiari. È necessario quindi potenziare le iniziative di aggregazione volte a favorire l’affermazione di una vita adulta relativamente autonoma dalla famiglia quali, ad esempio, comunità alloggio e case famiglia, ancora molto scarse in tutto il territorio nazionale.


I servizi dell’AIPD

Telefono D
Servizio di consulenza telefonica - (06) 3720891
E-mail:
telefonod@aipd.it

Due assistenti sociali, con il supporto di una banca dati computerizzata e con una rete di consulenti, rispondono a richieste telefoniche in merito a: normative sull’handicap, strutture socio-sanitarie pubbliche e private, aspetti medici e di inserimento scolastico, strutture per il tempo libero e tutte le tematiche riguardanti la sindrome di Down.

Telefono D è un servizio nato nel 1993 a Roma ed è oggi uno dei servizi istituzionali dell’Associazione, raggiunge circa 1000 famiglie l’anno e grazie al lavoro costante di aggiornamento legislativo ad esso si deve la pubblicazione annualmente rivisitata del quaderno AIPD n. 15 “Aspetti assistenziali e di tutela”.

Servizio di Informazione e Consulenza
Offre a famiglie ed operatori sociosanitari e scolastici visite di consulenza avvalendosi di una equipe di operatori esperti nelle diverse aree riguardanti la sindrome di Down (assistente sociale, medico pediatra o neurologo, psicologa clinica, psicologa cognitiva ed un genitore dell’Associazione).
Il Servizio, a cura della Sezione di Roma, riceve solo per appuntamento: telefonare alla segreteria tutti i giorni tranne il sabato allo 06.3700235-37351749.

Corso di educazione all’autonomia per adolescenti con sindrome di Down
Il Corso si pone l’obiettivo di far conquistare ai ragazzi le competenze necessarie ad un inserimento sociale: effettuare acquisti, orientarsi, usare i mezzi di trasporto pubblico, i servizi ecc. attraverso un itinerario di apprendimento teorico pratico.
Nato a Roma nel 1989 è oggi presente in molte sedi dell’AIPD. A livello nazionale viene curata la formazione e il confronto tra gli operatori e la documentazione dell’esperienza.

Osservatorio Scolastico
Questo servizio ha lo scopo di raccogliere dati/informazioni completi ed attendibili sull’inserimento scolastico delle persone con sindrome di Down, monitorare la tipologia e la qualità delle esperienze scolastiche delle persone con sindrome di Down, rilevare inadempienze, disfunzioni e situazioni non conformi allo spirito e alla lettura della normativa vigente, dare supporto alle famiglie nell’esigere e far valere il diritto allo studio dei propri figli come presupposto per un completo sviluppo delle capacità dei singoli soggetti e del loro pieno inserimento sociale. L’Osservatorio è coordinato da un avvocato per quanto riguarda gli aspetti legislativi e da una psicopedagogista per gli aspetti pedagogici e didattici.

Servizio di Consulenza Legale

Fornisce ai genitori consulenza sulla normativa riguardante l’handicap psichico (invalidità civile, ricorsi, interdizione, eredità). Si avvale della consulenza di un giudice tutelare, un avvocato, un notaio e una assistente sociale. Riceve solo per appuntamento il primo martedì di ogni mese e offre anche consulenze telefoniche e postali.

Biblioteca
Raccoglie tutti i testi italiani e stranieri sulla sindrome di Down e le più significative riviste sull’handicap.
Dispone inoltre di un archivio computerizzato degli articoli medico-scientifici più importanti sulla sindrome di Down e di bibliografie aggiornate per singoli argomenti. La biblioteca è a disposizione per consulenze e prestiti.


Per saperne di più
AIPD, Viale delle Milizie n. 106, 00192 Roma
Tel. 06.37.23.909
Tel e fax 06.37.22.510
Sito:www.aipd.it
E-mail:
aipd@aipd.it
Conto Corrente Postale: 74685009



 
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Patrizia Danesi
Associazione Italiana Persone Down
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