Il riso fa buon sangue. E
non solo. Sembrano crederci fermamente all’Ospedale
Pediatrico Meyer di Firenze e all’Unità di
Neuropsichiatria Infantile di Pomezia. Un detto popolare
preso alla lettera: lì infatti si ride. Con i clown
o con Mr. Bean, l’importante è che si rida.
In due modi diversi e con due diverse finalità,
ma sempre con i bambini come protagonisti. Da una parte
bambini malati, costretti a degenze ospedaliere a volte
anche molto lunghe, dall’altra bambini e ragazzi
con difficoltà di apprendimento, a rischio di emarginazione
sociale. Ecco allora che al Meyer lavorano insieme a medici
e infermieri, anche musicisti e attori che aiutano i piccoli
degenti e i loro familiari a superare ansie e paure; mentre
presso il Laboratorio Umoristico di Pomezia si cerca di
creare un clima di coinvolgimento, partecipazione, motivazione,
altamente positivo per i giovani pazienti. Ma parliamo
anche del lavoro che un cavallo è capace di svolgere
per aiutare bambini e ragazzi con disturbi dello sviluppo.
Terapie alternative, destinate a diffondersi sempre di
più perché la loro validità è
supportata da dati empirici significativi. Perché
salute non significa soltanto assenza di malattia, ma
anche benessere, serenità, emozioni positive.
Un Ospedale
speciale
Il Meyer è un ospedale speciale. Qui la “cura”
va molto al di là dell’atto medico e diventa
promozione del benessere, attenzione massima alla qualità
della vita. Qui ci si occupa della salute dei bambini
attraverso prestazioni sanitarie di altissimo livello
ma non solo. Ci si occupa del tempo dei piccoli degenti,
affinché la paura, l’ansia e la sofferenza
rimangano il più possibile lontane. . I bambini
vengono coinvolti in attività di animazione, gioco
e studio, perché la loro degenza sia vissuta serenamente,
in un clima di accoglienza e sostegno. Al Meyer ci sono
i medici e gli infermieri come in ogni altro ospedale,
ma anche clown, musicisti, attori, animali. Quasi ogni
giorno clown professionisti e specializzati riescono ad
attrarre l’attenzione di bambini e a ridurre in
loro il carico di ansia e paura. A volte viene richiesta
la loro presenza dal Servizio di Terapia del Dolore, per
somministrare l’“anestesia” della distrazione
e della risata. Di Susanna Cressati -
Ufficio Stampa Azienda Ospedaliera Meyer, Firenze Vai all'articolo >>
Riabilitare
ridendo: laboratorio umoristico “Quando
sto a scuola la mente diventa piccola piccola…e
pure dura… come una nocciolina…e non capisce…ma
quando gioco a pallone no, eh…la mia mente è
grande come il cocco pieno di latte…”. Gianluca
è un bambino con difficoltà di apprendimento.
Un bambino difficile, come si usa dire; a scuola colleziona
insuccessi, si sente una persona fallimentare. Presso
l’Unità Operativa di Neuropsichiatria infantile
di Pomezia, però, Gianluca, insieme ad altri bambini,
ride. Il Laboratorio Umoristico qui sperimentato consente
di esprimere le proprie emozioni, stimola al racconto,
al pensiero attivo. E la riabilitazione sembra funzionare
davvero: l’approccio con i compiti in classe migliora,
il rapporto con i compagni diventa più socievole
e disponibile. Un modo diverso di “educare”,
basato sulle potenzialità terapeutiche della risata
e del pensiero che da essa nasce. Di Roberto Miletto, Neuropsichiatra infantile
e Maria Rosa Fucci, Psicologa Psicoterapeuta – Unità
Operativa di Neuropsichiatria Infantile – Azienda
USL Roma H – Pomezia
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Animali e terapia La terapia assistita con animali si
sta dimostrando sempre di più uno strumento efficace
nei processi di riabilitazione. L’”ippoterapia”
in particolare può essere molto utile per i bambini
con disturbi dello sviluppo. Bambini che grazie al contatto,
al “dialogo”, al rapporto di scambio emozionale
con l’animale, migliorano la capacità di
comunicazione e la propria dimensione di autonomia, attuando
un ottimo recupero psicomotorio e cognitivo. Chi presenta
disabilità motorie in età evolutiva sviluppa
il proprio percorso di crescita nella dimensione dell’impossibilità
di fare gran parte delle esperienze tipiche dell’infanzia
e dell’adolescenza; invece, le esperienze condotte
in un ambiente naturale come quello del maneggio si arricchiscono
e si colorano di una valenza emotiva: il bambino si sente
“capace di fare”, in quanto è lui stesso
che “tiene le redini”.
In un rapporto privilegiato che contribuisce in maniera
determinante all’acquisizione di autonomia. Di L. Mazzone - Neuropsichiatra Infantile
- Università di Catania, G. Morales - Pedagogista
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