Il punto di riferimento costante,
essenziale e condizionante
delle attività riabilitative è
sempre e solo la Persona e le
sue caratteristiche. Questo principio
essenziale di globalità nella
valutazione, nella presa in carico
e nel trattamento, come anche
nella verifica di adeguatezza e di
efficacia, è sempre stato chiaro
nello sviluppo della Medicina
Riabilitativa italiana: oggi è confermato
e rafforzato da quanto
definito dall’OMS nella nuova
Classificazione, che supera definitivamente
l’ICIDH del 1980,
denominata ICF International
Classification of Functioning,
Disability and Health (fig.1).Nel fatto stesso di cambiare i
termini che definiscono la
Classificazione e sostituire l’iniziale
di Handicap con quella di
Health -
Salute viene fortemente
sottolineata la priorità delle
potenzialità di partecipazione
sociale, di autonomia personale
del soggetto, indipendentemente
dalle patologie, menomazioni
e limitazioni esistenti. L’obiettivo
centrale della nuova impostazione
(culturale e scientifica prima
che strettamente classificatoria)
dettata dall’ICF è quello del “funzionamento
della Persona”.
La
radice sostanziale di questa
Classificazione va analizzata sinteticamente
in quanto rappresenta
valori essenziali per lo sviluppo
ulteriore della Medicina
Riabilitativa.
Il punto centrale da sottolineare
è che a differenza del precedente
ICIDH, si è fatto del tutto
scomparire ogni percorso logico-
causale che in precedenza
legava Patologia (ICD 9 o 10),
Danno (Impairment), Menomazione
Funzionale (Disability)
e Svantaggio sociale
(Handicap).
La critica a questo
processo logico che conservava
in se una caratterizzazione “fisiopatologica”
del passaggio dal
SANO al DISABILE in quanto
MALATO e DISTINTO, ha avuto
bisogno di 20 anni circa, ma è
stata veramente profonda, radicale
e secondo me quasi “rivoluzionaria”
(fig.2 e 3).
La ICF infatti
si fonda invece sul parametro
“funzionamento” come caratteristica
rappresentativa complessivamente
della SALUTE, della
VITA nel suo manifestarsi oggettivo,
in divenire nell’ambiente e
nel momento storico sociale ed
individuale.
Il functioning è sintesi
al tempo stesso di funzione e
funzionalità e rappresenta quanto
e come la Persona è in grado
di agire nel mondo (non solamente fisico). Dopo avere
ampiamente e dettagliatamente analizzato e classificato
questo aspetto ICF passa ad analizzare da un lato le
strutture corporee che sottendono tale funzionamento,
e le condizioni ambientali e soggettive dall’altro.
Intendendo così funzionamento (ed anche Salute)
come prodotto della interrelazione tra la persona (le
sue strutture e funzioni fisiche e psichiche) ed il contesto
(anch’esso materiale ed immateriale). Elemento
essenziale però è che ICF possiede una struttura ed
una complessità che consentono di rappresentare con
la necessaria specificità tutte le molteplici varietà di
condizioni della Salute: quindi pur essendo globale, ICF
è senza dubbio uno strumento affatto generico ed
approssimativo, che quindi consente applicazioni ottimali
in campo clinico e di ricerca (fig.4).
La dimensione di riferimento è in modo esplicito e
forte la Salute (cioè il benessere soggettivo e contestualizzato
raggiungibile con tutte le modalità e strategie
rese possibili dalla scienza ed all’innovazione) naturalmente
come definita e sintetizzata dalla
Organizzazione Mondiale della Sanità. Quindi, prima di
tutto si nega in radice la distinzione tra disabile e sano,
ma si affronta la problematica della Salute come assieme
di funzionamenti (ottimali o meno) della persona,
per tutte le persone intendendole da questo punto di
osservazione come sane.
Questo è un cambiamento profondo, un orientamento
culturale innovativo che condivide, rafforza e dà visibilità
alle impostazioni sostenute proprio dal mondo della
Riabilitazione, ed in particolare quella del nostro Paese.
La Fisiatria infatti ha sempre rifiutato i vincoli dell’impostazione
esclusivamente anatomo-biologica per allargarsi
ad una invece bio-psico-sociale più idonea a
cogliere tutti gli aspetti cognitivi, motivazionali e relazionali
dell’individuo al centro del Progetto Riabilitativo.
La seconda riflessione sintetica da fare in relazione
all’ICF è che questa impostazione centrata sul funzionamento,
più di ogni altra, da forza al ruolo sempre più
rilevante delle potenzialità che la tecnologia e le applicazioni
dell’informatica hanno nel concretizzare, stimolare
e consentire “funzionamenti” di autonomia e di
qualità di vita per la persona.
Sappiamo come fortissimamente in crescita sia la
domanda di salute e di cure, di recupero dell’autonomia
e dell’autosufficienza personale che ci viene rivolta
da fasce sempre più grandi di persone che per molteplici
e diversissimi motivi vedono ridotta la loro condizione
di benessere. Le ricerche e le acquisizioni cliniche
della nostra disciplina ci possono offrire sempre maggiori
possibilità positive di rispondere a questa domanda,
sul versante del trattamento intrinseco, rieducativo
e compensatorio con metodiche e procedure terapeutiche
che sintetizzano risorse e potenzialità muscoloscheletriche,
cinesiologiche, neuropsicologiche, motivazionali,
occupazionali etc.
Sappiamo anche come le nuove tecnologie informatiche,
telematiche, robotiche etc. stiano accrescendo a
dismisura le potenzialità , da sole e in sinergia con altri
“oggetti”, per realizzare ed adattare
interventi protesici, ortesici
e di ausilio alla persona.
Le stesse persone disabili, le loro
famiglie sono sempre meglio
informate di queste crescenti
possibilità e giustamente richiedono
tutto quanto sia utile; è
quindi un “mercato” che per
causa della fortissima innovazione
e parimenti per la crescita
della domanda sta sviluppandosi
enormemente. Una situazione
critica di evoluzione e cambiamento
continuo al quale può
esser data risposta adeguata
solo con lo strumento del
Progetto Riabilitativo Individuale
per dare organicità, partecipazione
e trasparenza anche scientifica
alla complessità degli interventi
necessari, dando contemporaneamente
il necessario livello
di sintesi e di responsabilità
anche verso la persona presa in
cura (fig. 5 e 6).
Sono quindi fortissime le nostre
responsabilità come clinici
responsabili per formazione e
capacità professionale: sappiamo
e vogliamo essere gli interlocutori
fondamentali sia per le persone
che per il Sistema Sanitario
(che ha l’esigenza di decidere
cosa possa utilmente e debba
adeguatamente esser erogato
con i fondi pubblici). Sono fortissime
le nostre responsabilità nel
decidere, nel consigliare, nel prescrivere
rispetto all’utenza, ma
anche per concorrere alla ottimale
allocazione complessiva
delle risorse finanziarie impegnate
in questo settore.
Questi principi, che hanno valore
scientifico-professionale ma
anche deontologico, richiedono
contemporaneamente al Fisiatra
la capacità e la volontà (scientifica,
professionale e personale) di
sapersi misurare con tutti gli
aspetti che la Classificazione ICF
giustamente mette in chiaro nel
definire Salute e Funzionamento:
il nostro compito è fornire, a
persone con disabilità, la possibilità
di conquistare e mantenere
un dignitoso livello di salute personale
e di benessere relazionale
e sociale, acquisendo quindi
un livello di “functioning” relativamente
ottimale.
Ne consegue che primaria per il
Fisiatra è l’attenzione, accanto
alle dimensioni individuali (sul
piano delle strutture anatomofunzionali
sottese a quel funzionamento)
anche delle dimensioni
proprie del contesto in cui la
persona può e deve “funzionare”.
Peraltro questa è una caratteristica
che fin dal primo svilupparsi
della nostra professione,
dell’atteggiamento operativo e
culturale stesso che ci ha caratterizzato,
è stata per noi del
tutto naturale. Quante volte noi,
ed anche la Simfer sempre più
spesso nella sua unitarietà, abbiamo
riflettuto su come esistevano
molti punti di contatto tra la
nostra ed altre discipline mediche,
come quella dello Psichiatra,
del Medico del Lavoro ad es., in
cui la competenza clinica si deve
allargare alle dimensioni biologiche
a quelle individuali della persona
e da queste a quelle del
rapporto, anche conflittuale, con
il contesto non solamente fisico
che la circonda e la condiziona.
L’obbiettivo di ogni nostro intervento
è senza dubbio l’integrazione
da ricostruire, da sviluppare
o da preservare ad ogni età
della vita, nonostante le più gravi
menomazioni o disabilità.
Integrazione prima di tutto tra i
molteplici aspetti e le diverse
potenzialità e peculiarità della
persona (fig.7 e 8).
Oggi ICF ci rafforza in questa
predisposizione, ne da conferma
scientifica e deontologica al
tempo stesso, arricchisce potentemente
la spinta a sviluppare la
nostra professionalità tramite
una specifica formazione con
questi contenuti e con questi
obbiettivi.
Esiste però un altro elemento
critico in questa evoluzione della
Medicina Riabilitativa che oggi,
alla luce appunto di ICF, dobbiamo
meglio approfondire: sappiamo
di doverci misurare in tutta
la Sanità con risorse finanziarie
definite e sappiamo di doverci
confrontare in termini di adeguatezza,
evidenza ed efficacia. In
Medicina Riabilitativa altresì dobbiamo
misurarci anche con la
partecipazione attiva (fino alla
libera scelta) della persona presa
in cura, e/o del suo contesto
familiare, affettivo, sociale. Se
adottiamo, com’è necessario, il
modello ICF anche da questo
punto di vista, ne consegue che
le “prove di efficacia” e che i
“parametri dell’adeguatezza” da
ricercare debbono esser necessariamente
anch’essi di ordine
bio-psico-sociale come ICF indica
debba esser sempre ogni
aspetto della Salute della persona
(anche disabile).
Detto con estrema semplificazione
ogni risorsa dovrebbe
esser diretta solo e soltanto agli
interventi che dimostrino di aver
chiara potenzialità di modificare
in meglio lo stato di salute della
persona; non certamente ad
interventi frammentari, settoriali
o peggio ancora privi di una
referenzialità globale sull’individuo.
Peraltro queste riflessioni
appartengono anche al dibattito
che in questi anni si allarga nel
mondo della Medicina Legale e
della Medicina Sociale, come
pure in campo bio-etico: il quesito
principale è definire cosa sia
realmente la Medicina e conseguentemente
quali siano i suoi
compiti (fig. 9 ).
Fortunatamente non siamo da
soli a dover risolvere questi
punti interrogativi, ma senza
dubbio per la nostra disciplina
queste sono alcune delle domande
essenziali per lo sviluppo nei
prossimi anni. Sicuramente ICF
oggi ci consegna una chiave di lettura
molto importante e contemporaneamente
molto affine a
quello che è stato il nostro percorso
fino ad ora.