Quando si pensa alla tecnologia solare va sempre tenuto presente che se riuscissimo a captare e convertire appena l’1% dei raggi che illuminano il pianeta terra, si riuscirebbe a produrre il doppio di quanto oggi avviene con i combustibili fossili.
L’industria fotovoltaica è giustamente
vista come una delle probabili soluzioni
produttive in grado di creare nuovi
posti di lavoro stabili donando slancio
ad un mercato internazionale soggetto
a crisi massive nei comparti tradizionali.
In tale ottica gli sforzi governativi
che hanno incentivato tale settore
(vedi CONTO ENERGIA o più in
generale la Feed in Tarif FIT) sono
stati senza dubbio un importante supporto:
tuttavia ora è necessario prevedere
un futuro prossimo (non lontano)
in cui il solo libero mercato sarà il
protagonista assoluto.
Gli obiettivi del settore fotovoltaico
sono sempre stati duplici:
Soprattutto nell’ultimo decennio,
l’impegno di tutti i protagonisti della
filiera coinvolta nel settore è stato
quello di ridurre il costo del kWh fino
a raggiungere, e possibilmente diminuire,
quello prodotto tramite combustibili
tradizionali inquinanti.
Appare così chiaro che la principale
sfida per il futuro sarà quella di
aumentare l’efficienza e diminuire i
costi di produzione dei moduli attraverso:
Più nel particolare, proviamo a focalizzare
l’attenzione sui punti salienti
della vera sfida del raggiungimento
della Grid Parity, elencando quelle
variabili sulle quali si può intervenire
per abbattere i costi che determinano
il successo della tecnologia.
Variabili dipendenti:
Variabili indipendenti:
Escursus tecnologico
Nel 1954 nei laboratori Bell Chapin,
Fuller e Pearson costruiscono la
prima cella fotovoltaica in silicio
monocristallino con efficienza di
circa il 4%.
E’ una tecnologia fotovoltaica
che nasce inizialmente per
contrastare la crisi petrolifera e per
avere un’alternativa efficace all’utilizzo
delle fonti inquinanti tradizionali.
Tuttavia, i costi di produzione e di
gestione degli impianti e dei moduli
sono eccessivamente onerosi e quindi
l’iniziativa viene portata avanti
esclusivamente per risvolti etici di
eco-sostenibilità.
In questi ultimi 50 anni l’industria
fotovoltaica, oltre ad agire sull’efficienza
dei moduli, ha permesso di
diminuire sensibilmente i costi di
produzione e la ricerca, applicata a
differenti materiali e diversi metodi
di produzione, ha dato spazio a molteplici
soluzioni, che possiamo riepilogare
brevemente qui di seguito.
GEN1
E’ ancora la tipologia di celle maggiormente
usata dall’industria, per la produzione
delle quali possono essere utilizzati:
GEN2
E’ la famiglia di celle realizzate attraverso
la deposizione da fase vapore di
strati di semiconduttori a strati estremamente
sottili (da 0,5 a 10 ηm ) su
supporti a basso costo come vetro,
acciaio e plastica.
Possono essere utilizzati:
Crescita e competitività
Tra le energie rinnovabili, il settore
fotovoltaico è quello che oggi si presta
maggiormente all’applicazione di
modelli di business plan definiti “sicuri”.
Il “sistema azienda” ha tutti i presupposti
per poter gestire lo sviluppo:
capacità imprenditoriali e manageriali,
adeguati insediamenti industriali
(nuovi, di smessi o da convertire da
produzioni obsolete), risorse umane e,
soprattutto, un mercato estremamente
ricettivo su base nazionale.
I “governi”, intesi come nazionale,
regionale, provinciale, ecc., cioè come
un sistema integrato che dovrebbe
garantire un adeguato livello di incentivazione
ed una burocrazia efficiente,
stanno mettendo in campo tutte le
azioni possibili per accompagnare
questo potenziale sviluppo (es. Conto
Energia).
Nell’ultimo anno le banche, anche a
causa del “credit crunch” internazionale,
hanno limitato l’erogazione di
credito solo a progetti di produzione
di energia (parchi solari, tetti fotovoltaici,
ecc.), escludendo in modo poco
lungimirante altri potenziali progetti
di tipo “più industriale”, quali quelli
di produzione di celle o di materie
prime (silicio).
Il conto energia: un valido
esempio di incentivo sostanziale
all’economia solare
Il “Conto Energia”, introdotto dal
Ministero della Attività Produttive (oggi Ministero dello Sviluppo
Economico) con un apposito Decreto
del 28 Luglio 2005, rappresenta un
meccanismo di incentivazione che,
invece di offrire un contributo in
conto capitale del costo dell’impianto,
premia direttamente la quantità di
energia effettivamente prodotta dall’impianto
per un periodo di tempo
comparabile con la vita tecnica dell’impianto
stesso.
Un tale meccanismo costituisce una
garanzia affinché il proprietario s’impegni
a realizzare ed esercire al meglio
l’impianto. Eventuali inefficienze in
sede di realizzazione e gestione ricadono
sul proprietario che si assume i
rischi economici dell’iniziativa.
Per rendere compatibile l’energia
generata dai moduli fotovoltaici con le
apparecchiature per usi civili ed industriali,
si interpone tra i moduli e la
rete un inverter; inoltre, per poter
contabilizzare l’energia prodotta dall’impianto,
vengono installati due
contatori: uno che misura l’autoconsumo
e l’energia che fluisce verso la
rete, il secondo che contabilizza l’energia
totale fotovoltaica prodotta che
viene incentivata dal GSE.
Lo scenario futuro: GEN3
Sistemi a film sottile (triple) multijunction
che utilizzando materiali
semiconduttori come GaAs hanno
portato ad ottimi risultati in termini
di efficienza in laboratorio (oltre il
40%). Tuttavia, dato l’alto costo dei
materiali ed il complicato sistema di
progettazione e chimismo risultano
essere, per ora, troppo onerosi, relegando
le applicazioni di questa tecnologia
solo al settore spaziale.
Un ambito ancora da approfondire
rimane quello dal fotovoltaico a
Concentrazione CPV in cui si può
risparmiare sui costi dei materiali (utilizzandone
molto meno in confronto
al “tradizionale”).
Un’altra tecnologia fortemente innovativa
è la LSO (Light – guide Solar
Optic), in cui le celle fotovoltaiche
sono applicate direttamente (e non
come in quello a concentrazione) su
speciali guide d’onda anziché lenti o
specchi, evitando dispersioni prima
che la luce incida sulla cella solare.
C’è infine il Fotovoltaico Organico
che si ispira al processo della fotosintesi
clorofilliana ed utilizza una miscela
di materiali in cui un pigmento (a base
vegetale come le antocianine dei frutti
di bosco) assorbe la radiazione solare e
gli altri componenti estraggono la
carica per produrre elettricità.
Le tecnologie attualmente disponibili
sono:
Tutti questi possibili sviluppi tecnologici
saranno vitali quando, a partire
dai prossimi anni, gli incentivi economici
attuali non saranno più in vigore.
Desertec:
fantascienza o concreta possibilità?
Tra le applicazioni definite ad impatto
globale del solare fotovoltaico c’è sicuramente
DESERTEC. Prendendo
spunto dal “Rapporto sui limiti dello
sviluppo” del 1972 promulgato dal
“Club di Roma”, dodici imprese tedesche
facenti capo a diversi settori
industriali avrebbero individuato il
modo per risolvere i problemi di
approvvigionamento energetico
dell’Europa continentale, installando
migliaia di collettori solari e turbine eoliche nel Sahara e ai suoi margini (di
qui il nome Desertec).
Per la produzione di energia solare termica,
è previsto l’uso di specchi al fine
di concentrare la luce solare e creare in
tal modo del calore atto a produrre il
vapore necessario al funzionamento
delle turbine e dei generatori.
Le
quantità di calore in eccesso rispetto
alla domanda potranno essere immagazzinate
in serbatoi di sali fusi ed utilizzate
per azionare le turbine nelle ore
notturne o in corrispondenza di un
picco della domanda.
L’energia così
prodotta verrebbe infine trasportata in
Europa attraverso la speciale rete di
cavi sottomarini e terrestri di fondamentale
importanza, dove soddisferebbe
circa il 15% del fabbisogno
energetico del Vecchio Continente,
contribuendo a diminuire le emissioni
di gas serra e ad abbassare i prezzi
dell’energia stessa.
In conclusione, quando si pensa alla
tecnologia solare va sempre tenuto
presente che se riuscissimo a captare
e convertire appena l’1% dei raggi
che illuminano il pianeta terra, si
riuscirebbe a produrre il doppio
di quanto oggi avviene con i combustibili
fossili.