Solo cambiando tutti insieme i nostri stili di vita verso altri modelli a bassa intensità energetica, e con il recupero di tutte le forme dissipate di energia, è possibile immaginare un mondo in cui ci evolviamo tutti insieme e non un mondo in cui solo una parte della popolazione è privilegiata.
La nascita delle grandi fabbriche durante
la rivoluzione industriale aveva portato
alla necessità di creare grandi centrali
di produzione energetica. Da queste si
sono poi diramate le linee di trasmissione
che hanno praticamente raggiunto
ogni casa e ogni cittadino migliorando
la qualità della sua vita quotidiana,
almeno nel mondo occidentale.
Ma con
la rivoluzione industriale l’uomo ha
anche conosciuto l’inquinamento e i
suoi effetti negativi sulla salute.
Se oggi il mondo occidentale sembra
più pulito è solo perché sono state delocalizzate
molte industrie in aree con
leggi ambientali più permissive: a livello
globale il risultato è sempre quello di un
peggioramento della qualità dell’aria e i
governi sono impegnati a cercare un
accordo comune per affrontare il tema
dei cambiamenti climatici.
Da una ventina di anni, sotto la spinta
iniziale dei movimenti ambientalisti, sta
cambiando il modo di intendere il paradigma
energetico e si sta cercando di
passare da una produzione centralizzata
a una distribuita, basata essenzialmente
sulle energie rinnovabili e sulla efficienza
energetica.
In questi stessi anni, però, l’uomo ha
compiuto un’evoluzione tecnologica non immaginabile: l’elettronica e l’informatica
sono entrate sempre di più in
connessione diretta con la quotidianità
delle persone, tanto che alcuni storici
definiscono questa fase come quella
della co-evoluzione dell’uomo e delle
macchine. Il web 2.0, infine, ha portato
la tecnologia anche nella vita personale
e nella gestione dei rapporti sociali degli
individui cambiando totalmente la
quotidianità e forse l’antropologia della
evoluzione.
Proviamo allora a dare uno sguardo sul
futuro e cerchiamo di immaginare
quale possa essere l’evoluzione di questo
rapporto così stretto fra l’uomo e la tecnologia,
che per sua natura si basa
soprattutto sulla disponibilità di energia
elettrica, ben sapendo che, come scriveva
Sciascia, la realtà supera sempre la
fantasia e che quindi ogni nostra descrizione
sarà solo riduttiva della rivoluzione
tecnologica che avverrà.
I micro consumi di molti apparecchi
elettronici e l’evoluzione dei sistemi di
accumulo di energia, lasciano presupporre
che in futuro avremo bisogno di
piccole quantità di energia, spesso in
luoghi aperti o pubblici, esasperando il
concetto di energia distribuita.
Questa
energia potrà allora essere prodotta
localmente con micro-sistemi di produzione
da fonti rinnovabili, ma anche
recuperando quella che è disponibile
localmente, perché prodotta in quantità
maggiore e immagazzinata in sistemi di
accumulo, o disponibile in forme considerate
di seconda qualità. La diffusione
dei micro-sistemi di accumulo comporterà
il superamento dell’attuale maggior
ostacolo alla produzione di energia da
fonti rinnovabili che è la concentrazione
della produzione solo in alcune ore
della giornata. Ma estremizzando la tendenza
all’efficienza delle apparecchiature
elettroniche e alla diminuzione dei
loro consumi, poi, possiamo immaginare
che alcune apparecchiature avranno
bisogno di così piccole quantità di energia
che potrebbe essere sufficiente recuperare
alcune delle energie oggi dissipate
perché considerate degradate.
Ecco che nasce il concetto di “ciclo
dell’energia”, in analogia a quanto
avviene per i rifiuti, il cui scopo è
quello di utilizzare tutta l’energia
“come e dove” questa viene prodotta
nelle varie differenti forme. Superato
il concetto di legame con una rete
fissa, infatti, non ha più senso continuare
a sottostare ai limiti delle convenzioni
che regolano i rapporti con i gestori della reti: il numero delle fasi
o la forma alternata come unici modi
di rendere disponibile l’elettricità.
Il mondo in corrente continua, ad
esempio, offre inaspettate e ancora inesplorate
possibilità: e non solo perché
l’energia fotovoltaica (disponibile in
ogni parte del mondo) e i sistemi di
accumulo funzionano entrambi in questo
modo. Ad esempio, se viene spesa
una certa energia per muovere un apparecchio,
il movimento di questo stesso
apparecchio può ancora a sua volta
generare energia elettrica attraverso
sistemi chiamati piezoelettrici. Ma
anche il calore, generalmente prodotto
proprio durante il movimento, può
ancora essere in parte riutilizzato ritrasformandolo
in energia elettrica.
E’ in
fase di sperimentazione avanzata da una
nota marca di telefonini anche l’utilizzo
delle onde elettromagnetiche, presenti
normalmente nell’aria in molti ambienti,
per un contributo alla ricarica dell’apparecchio
mobile.
Ovviamente si tratta di microproduzione
in corrente continua che però
potrebbero essere sufficienti per
microutilizzazioni in corrente continua,
o anche per l’illuminazione di ambienti
utilizzando i nuovi apparecchi illuminanti
a led o O-led. La sfida allora è
quella di rendere sempre più efficienti le
apparecchiature elettroniche, di essere
liberi di immaginare nuovi sistemi di
distribuzione (magari direttamente in
corrente continua) e di ottimizzare sempre
di più il recupero di forme una volta
ritenute degradate di energia.
Questo scenario apre la possibilità
alla fantasia dei ricercatori e delle
imprese: i micro sistemi di produzione
energetica sono innumerevoli. Le
parti meccaniche in movimento sono
praticamente infinite, e non abbiamo
ancora parlato dell’uomo e del suo
ciclo energetico.
Anche l’uomo è una
macchina energetica che, partendo
dalla trasformazione chimica di alcuni
alimenti, arriva alla possibilità di
far funzionare un sistema elettrico
complesso (mente) e di compiere
movimenti (corpo). Anche in questo
caso le frontiere future sono proprio
in una sinergia fra i sistemi energetici
umani e alcune utilizzazioni elettroniche.
A oggi sono in sperimentazione
forme di energia elettrica prodotta
da passi (una discoteca in Olanda,
una stazione metropolitana a Tokyo,
una stazione ferroviaria a Londra,
un’autostrada in Israele), ma “la realtà
supera la fantasia”.
I piezoelettrici, in particolare, offrono
anche letture filosofiche e poetiche del
ciclo dell’energia: come la possibilità di
recuperare l’energia meccanica delle
gocce di pioggia o del flusso di corrente
dei ruscelli.
Non solo: se superiamo il concetto di
mobilità associato indissolubilmente a
quello di automobile e separiamo il
mezzo dall’azione, allora possiamo pensare
a spostarci con sistemi meccanici
(ovviamente) ma non legati agli schemi
attuali. Distinguendo anche il concetto
di mobilità legato alle grandi distanze e
ai piccoli spostamenti, se le automobili
tradizionalmente intese potranno continuare
a essere utilizzate per le grandi
distanze, le piccole potranno servirsi si
sistemi più vicini al concetto di “batteria
mobile” che di autovettura. Due, tre
o più ruote perderanno il fascino della
meccanica e acquisteranno il fascino
dell’elettronica e della totale connessione
con l’ambiente (sia quello antropico
delle città che quello naturale delle aree
protette) attraverso la possibilità di
scambiare informazioni con questo. Le
nuove generazioni stanno crescendo in
ambienti reali/virtuali in cui il design e
le forme sono lasciate alla totale libertà
espressiva sotto l’unica condizione di
essere in contatto con il web e, tramite
esso, con il mondo intero.
In qualsiasi modo leggiamo queste relazioni,
si tratta in ogni caso di scelte
rispettose dell’ambiente e che potrebbero
portare a una rivoluzione degli attuali
schemi. D’altra parte, dobbiamo avere
come costante sistema di riferimento il
fatto che la popolazione totale del
mondo è in continua crescita e che un
sempre maggiore numero di persone
preme per avere accesso al nostro stile di
vita. Gran parte dell’accelerazione dei
fenomeni di desertificazione e di
aumento delle emissioni climalteranti
proviene dai paesi del sud est asiatico
dove miliardi di persone stanno cambiando
la loro dieta alimentare e i loro
stili di vita. Solo cambiando tutti insieme
i nostri stili di vita verso altri modelli
a bassa intensità energetica, e con il
recupero di tutte le forme dissipate di
energia, è possibile immaginare un
mondo in cui ci evolviamo tutti insieme
e non un mondo in cui solo una parte
della popolazione è privilegiata.
Piezoelettrici, piroelettrici, RFID evoluti,
generatori termoelettrici rappresentano
una frontiera per la ricerca, soprattutto
per quella applicata più vicina al
mondo imprenditoriale perché più vicina
al mercato finale degli utilizzatori.
Le
imprese e i ricercatori che investiranno
in questo settore potranno contribuire
così non solo alla evoluzione dell’uomo
ma alla costruzione di un futuro meno
inquinato e più sostenibile.