La separazione della CO2 dagli effluenti gassosi con operazioni a membrana è, in prospettiva, un'interessante ed importante soluzione al problema della riduzione dell'effetto serra. La possibilità di impiegare, in un futuro prossimo, membrane ad alta selettività CO2/N2 per il recupero della CO2 in centrali di potenza, cementifici, acciaierie, etc., candida la separazione gassosa a membrana a divenire una tecnologia dominante.
Negli ultimi anni, la scienza e la tecnologia
delle membrane hanno portato
ad una sostanziale innovazione
nell'Ingegneria di processo, offrendo
nuove opportunità nel design, nella
razionalizzazione e nell'ottimizzazione
di produzioni innovative, per una crescita
sostenibile del sistema industriale,
nel rispetto dell'ambiente.
I principali vantaggi offerti dalle tecnologie
a membrana rispetto alle tecnologie
tradizionali sono:
Tutte queste proprietà fanno delle
operazioni a membrana una tecnologia
coerente con la strategia della
Process Intensification. Questa è una
nuova filosofia nello sviluppo dei processi
industriali che indica e definisce
dei criteri per la rimodulazione di
un'industria di trasformazione più
sostenibile e rispettosa dell'ambiente,
con basso consumo energetico e di
materie prime, ridotti costi di produzione
dei prodotti finali, bassa produzione
di prodotti di scarto; ma anche,
sensibile riduzione del rapporto
dimensione/capacità produttiva dell'impianto,
processi più flessibili e
sicuri.
Il 40-50% dell'energia consumata
oggi dall'industria è impiegata in processi
di separazione. Le operazioni a
membrana rappresentano una importante
prospettiva per ridurre in modo
significativo questi consumi. Nei processi
di dissalazione, per esempio, in
un contesto di crescente domanda
energetica mondiale e di scarsità idrica
in continuo aumento, con le operazioni
integrate a membrana si riesce a
ridurre di un fattore 10 i costi rispetto
a quelli dei processi termici convenzionali
(Koros, W.J., Journal of
Membrane Science 300 (2007) 1).
In un impianto ottimizzato di distillazione
termica della capacità di 100
millioni di galloni al giorno sono
richiesti, infatti, circa 73 kWh per
metro cubo. Il consumo energetico
degli attuali impianti di osmosi inversa
si attesta, invece, attorno ai 2.2
kWh per metro cubo (Koros, W.J.,
AIChE Journal, 50 (2004) 2326-
2334).
Tra i più interessanti esempi,
per capacità produttive ed efficienza,
di impianti di osmosi inversa per dissalazione
di acqua di mare, c'è il Sea
Water Reverse Osmosis (SWRO)
Desalination Plant di Ashkelon, sulla
coste meridionali di Israele. Questo
impianto, grazie a 40,000 moduli a
membrana configurati in un sistema
multi-stadio, fornisce il 15% dell'acqua
impiegata per usi domestici in
Israele.
I successi delle operazioni a membrana
si vanno oggi estendendo anche al
trattamento delle correnti gassose ed
in particolare alla separazione della
CO2. Le problematiche ambientali
dovute alle crescenti emissioni di
sostanze inquinanti (soprattutto CO2,
prodotta dalla combustione di combustibili
fossili), sono da tempo un
problema globale.
L'unico modo per
cercare di arginare gli effetti negativi
dovuti alle variazioni climatiche
indotte dall'aumento dei gas serra nell'atmosfera,
è la riduzione consistente
di queste emissioni. Le “opzioni” tecniche
sono tante, ma è chiaro che
recupero di CO2 significa costi addizionali.
Nuovi materiali e nuove tecnologie,
che coinvolgono gli sforzi dei
ricercatori di tutto il mondo, sono
oggi studiati con l'obiettivo di realizzare
membrane in grado di catturare la
CO2 prodotta dagli impianti di potenza,
una delle maggiori fonti di gas
serra. La CO2 sequestrata può essere
stoccata in siti geologici sotterranei,
impiegata per migliorare l'estrazione
di gas naturale e petrolio, oppure,
sempre più oggetto di studio negli
ultimi anni, fatta reagire con l'H2,
prodotto a basso costo, per esempio
per via nucleare, per formare metanolo
come punto di partenza per la C1 chemistry.
Ma è chiaro che, affianco a
nuove possibili tecniche proposte per
le cattura della CO2, un ruolo fondamentale
deve essere giocato anche dal
ricorso sempre più spinto all'uso di
fonti energetiche rinnovabili (energia
eolica, solare, da biomasse) o ad emissioni
nulle di CO2 (per esempio, energia
nucleare).
La sfida per una diffusione su larga
scala è quella di riuscire a ridurre i
costi di separazione della CO2 da correnti
gassose sviluppando una tecnologia
che possa essere applicata ovunque
ed a tutte le maggiori sorgenti di CO2,
dalle centrali termoelettriche a carbone
o a gas, alle acciaierie, ai cementifici,
etc...
Volendo focalizzare l'attenzione alla
separazione della CO2 negli impianti
di potenza, tre sono le principali strategie
investigate, ciascuna con le proprie
peculiarità:
Per quanto riguarda la post-combustion
capture affianco a tecnologie già
collaudate come l'adsorbimento (solidi
porosi con alto potere adsorbente,
come zeoliti o carboni attivi) o l'assorbimento
con ammine, eventualmente
migliorato promuovendo, per mezzo
di contattori a membrana, un più intimo
contatto tra le fasi (gassosa e liquida
contenente le ammine), negli ultimi
anni si stanno studiando e sviluppando
nuove membrane per separazione
gassosa.
La separazione gassosa a membrana,
che sfrutta la permeazione selettiva dei
gas attraverso una membrana, in genere
polimerica, consente di ottenere, in
un unico stadio e con notevoli semplificazioni
dal punto di vista della configurazione
d'impianto, la separazione
della CO2 dalla corrente gassosa.
Un'alta selettività CO2/N2 ed un alto
rapporto delle pressioni sono richiesti
per raggiungere le specifiche
dell'International Energy Agency
(IEA), cioè un recupero dell'80% della
CO2 ed una purezza di almeno l'80%
(Bounaceur, Lape, Roizard, Vallieres,
Favre, Membrane processes for postcombustion
carbon dioxide capture: a
parametric study, Energy 31 (2006)
2556-2570).
Per quanto riguarda i costi, occorre
dire che la spesa per la rimozione/cattura
di CO2 dai gas di scarico degli
impianti di potenza varia da 20 a 70
$/ton di CO2 sequestrata (Benson,
Orr, Carbon Dioxide Capture and
Storage, MRS Bullettin, 33 (2008) a
seconda della tecnologia impiegata. A
questi costi di separazione vanno poi
aggiunti i costi per la compressione ed
il trasporto della CO2 e l'eventuale
pompaggio nelle formazioni geologiche
sotterranee.
Oggi il trattamento di correnti gassose
con membrane dense è già impiegato
a livello industriale in vari processi ed
in particolare:
Analoghi sviluppi industriali non sono
stati ancora realizzati in larga scala nel
caso della separazione CO2/N2 principalmente
per la mancanza di membrane
con caratteristiche di permeabilità e
selettività che rendano il processo economico
e competitivo (le membrane
oggi disponibili sul mercato hanno
valori di selettività CO2 /N2 intorno a
40/45).Tuttavia, notevoli sforzi sono
in corso per raggiungere questi obiettivi.
Simulazioni condotte indicano
che membrane con selettività CO2/N2
maggiori di 80 consentirebbero di raggiungere
il target desiderato.
Figura 1 e 2. Impianto a osmosi inversa per la dissalazione dell’acqua di mare, Ashkelon (Israele)
Diversi progetti di ricerca finanziati
dall'Unione Europea, che vedono la
partecipazione di numerose industrie,
hanno lavorato o lavorano al raggiungimento
degli obiettivi indicati. I
ricercatori dell'Istituto per la
Tecnologia delle Membrane del CNR
sono, o sono stati, presenti in alcuni
dei più interessanti progetti di ricerca
del settore.
Tra questi:
Indipendentemente dal progetto
NanoGLOWA, l'ITM-CNR da anni
è impegnato nella preparazione di
membrane polimeriche per separazioni
gassose. Oltre che per la separazione
CO2/N2, per esempio, membrane
di PEEK-WC ed Hyflon AD60x sono
realizzate, con buoni risultati, per
separazioni di interesse industriale (CO2/CH4, H2/CH4, etc., Figura 3).
Figura 3. Diagrammi di Robeson (J. Membr. Sci. 320, 2008, 390–400) per le separazioni CO2/CH4 e
H2/CH4. In evidenza le proprietà delle membrane di PEEK-WC ed Hyflon AD60x preparate presso
l’ITM-CNR (Jansen, Drioli, Conf. Proc. Membranes-2004, Moscow, 4-7 October 2004).
Accanto alle membrane polimeriche,
negli ultimi tempi sono sempre più
studiate anche membrane ibride,
costituite cioè da strutture inorganiche
(per es. zeolitiche) disperse in una
matrice organica.
Ad esempio, membrane polimeriche
contenenti nano-tubi di carbonio
potrebbero riuscire a garantire significativi
aumenti dei flussi (fino a 2 ordini
di grandezza), oltre che della selettività
(Holt, Park, Stadermann,
Artyukhin, Grigoropoulos, Noy,
Bakajin, Fast Mass Transport Through
Sub-2-Nanometer Carbon Nanotubes,
Science 19 (2006) 1034-1037, oppure
Li, Wang, Chen, Waje, Yan, Carbon
Nanotube Film by Filtration as
Cathode Catalyst Support for Proton-
Exchange Membrane Fuel Cell,
Langmuir 21 (2005) 9386-9389).
È da considerare, inoltre, che importanti
progressi possono essere anche
ottenuti attraverso lo sviluppo di una
ingegneria avanzata che sfrutti al
meglio le migliori membrane esistenti.
In recenti lavori, ricercatori dell'ITMCNR
(per es. Brunetti, Caravella,
Barbieri, Drioli, Simulation study of
water gas shift reaction in a membrane
reactor, Journal of Membrane Science
306 (2007) 329–340) hanno dimostrato
come sia possibile, a parità di prestazione,
utilizzando reattori catalitici a
membrana a base di Pd per la reazione
di Water Gas Shift, ridurre fino al 65%
il volume di catalizzatore impiegato
rispetto ai reattori tradizionali.
Risultati
ancora più interessanti sono stati trovati
nel trattamento di correnti contenenti
in alte concentrazioni i prodotti di
reazione. In questo caso la conversione
mostrata dai reattori a membrana è 4-5
volte maggiore di quella di equilibrio
dei reattori tradizionali.
In conclusione, la separazione della
CO2 dagli effluenti gassosi con operazioni
a membrana è, in prospettiva,
un'interessante ed importante soluzione
al problema della riduzione dell'effetto
serra. La possibilità di impiegare,
in un futuro prossimo, membrane ad
alta selettività CO2/N2 per il recupero
della CO2 in centrali di potenza,
cementifici, acciaierie, etc., candida la
separazione gassosa a membrana a
divenire una tecnologia dominante,
così come già avvenuto in altri settori,
come per esempio nella dissalazione
dell'acqua. Inoltre, il fatto che le operazioni
a membrana tendono tutte a
ben realizzare una significativa intensificazione
di processo, è un aspetto
strategico di notevole interesse.