Un approccio per la riduzione delle emissioni di CO2 da fonti fossili consiste nella cattura e sequestrazione geologica della CO2, compressa e trasportata in condotte fino al sito di stoccaggio per essere iniettata a profondità di circa un chilometro nel sottosuolo. Giacimenti esauriti di idrocarburi ed acquiferi salini sono considerati "serbatoi" adatti al confinamento geologico permanente dell'anidride carbonica.
I combustibili fossili (petrolio, gas,
carbone) rimangono oggi gli indubbi
protagonisti del panorama energetico,
coprendo più dell'80% dei consumi
energetici mondiali. Purtroppo, al
loro impiego è associata la produzione
di anidride carbonica, la cui crescente
concentrazione nell'atmosfera è considerata
la principale causa dei cambiamenti
climatici.
In prospettiva, è quindi necessario
riuscire a soddisfare la crescente
domanda di energia necessaria allo sviluppo
dei paesi emergenti facendo
fronte nel contempo ai rischi di
impatto sul clima.
Una prima risposta, economicamente
praticabile nel breve termine, risiede
nel risparmio energetico. Misure,
comportamenti e tecnologie che favoriscano
la riduzione dei consumi
soprattutto nei paesi più sviluppati
possono mitigare l'aumento della
domanda globale di energia.
Grandi promesse risiedono nell'impiego
delle energie alternative e in particolare
delle rinnovabili, che oggi ricoprono
un ruolo relativamente modesto.
L'uso energetico delle biomasse e
materiali assimilati (sostanze legnose,
rifiuti di vario genere) copre già oggi il
10% del fabbisogno totale e non è
prevedibile un incremento significativo.
Anche un impiego più spinto dell'energia
nucleare, che oggi rappresenta
insieme con l'idroelettrico l'8% del
totale, fornirà il suo contributo ma è
difficile immaginare un effetto quantitativamente
rilevante soprattutto nel
breve-medio temine. Il contributo di
energie rinnovabili quali l'eolico, il
solare e i biocarburanti è in forte crescita,
ma parte da una base oggi assai
modesta, dell'ordine dell'1%.
Il loro
effetto sarà significativo in futuro,
compensando in parte la riduzione
dell'apporto fornito dall'idroelettrico,
ma l'impatto sulla riduzione delle
emissioni di CO2 sarà realmente
determinante solo nel lungo termine,
a seguito di significative discontinuità
tecnologiche che ne consentano un
impiego efficiente e su vasta scala.
Appare quindi inevitabile che per
ottenere una significativa riduzione
delle emissioni di CO2 sia necessario
agire direttamente sulle fonti fossili, che rimarranno verosimilmente protagoniste
ancora per decadi dello scenario
energetico mondiale.
La tecnologia di cattura e sequestrazione
geologica della CO2 (CCS)
Un approccio per la riduzione delle
emissioni di CO2 da fonti fossili consiste
nella cattura e sequestrazione
geologica della CO2 (CCS, CO2
Capture & Storage). Esistono tecnologie
già note e utilizzate dall'industria
petrolchimica e del trattamento del
gas naturale in grado di catturare la
CO2, ed altre sono in via di sviluppo.
La CO2, così separata, viene successivamente
compressa e trasportata in
condotte fino al sito di stoccaggio per
essere iniettata a profondità di circa
un chilometro nel sottosuolo.
Giacimenti esauriti di idrocarburi ed
acquiferi salini (corpi idrici profondi
di enorme capacità di assorbimento
per la CO2) sono considerati "serbatoi"
adatti al confinamento geologico
permanente dell'anidride carbonica.
Per quanto riguarda lo stadio di cattura
della CO2, esistono tecnologie già note
e utilizzate dall'industria petrolchimica
e altre sono in via di sviluppo.
Allo
stato attuale la CO2 può essere catturata
attraverso tre modalità principali:
Una volta catturata e compressa, la
CO2 viene trasportata attraverso condotte
fino al sito di stoccaggio e iniettata
a profondità di circa un chilometro
nel sottosuolo. Come già detto, i giacimenti
esauriti di idrocarburi e gli
acquiferi salini sono considerati serbatoi
adatti al confinamento geologico
permanente dell'anidride carbonica.
Le emissioni globali di CO2 associabili
alle attività umane sono attualmente
circa 25 miliardi di tonnellate
(Gigaton): la capacità di stoccaggio di
giacimenti esauriti di idrocarburi è di
almeno 2 mila Gigaton di CO2, quella
degli acquiferi salini è decisamente
superiore. A titolo di esempio, l'esperienza
pionieristica norvegese di
Sleipner a partire dal 1996 ha portato
alla sequestrazione di più di 10 milioni
di tonnellate di CO2 nell'acquifero
salino di Utsira, senza che nel tempo
sia stata rilevata alcuna fuoriuscita
significativa di CO2.
La CO2 viene iniettata a pressioni elevate,
tali da raggiungere il comportamento
cosiddetto "supercritico", vale a
dire uno stato assimilabile al gas per la
capacità di diffondersi rapidamente
negli spazi porosi della formazione
geologica e simile al liquido in termini
di densità e quindi di quantità
immagazzinabili.
Nei giacimenti esauriti
di petrolio o di gas la CO2 va a
occupare i pori in cui erano intrappolati
gli idrocarburi. Nel caso in cui
quantità rilevanti di idrocarburi fossero
ancora presenti nel giacimento al
momento dell'iniezione, la CO2 può
anche favorire la produzione aggiuntiva
di petrolio o gas (processi di
Enhanced Oil Recovery ed Enhanced
Gas Recovery - EOR ed EGR).
Nell'effettiva applicazione della CCS,
rimangano ancora difficoltà da superare
legate prevalentemente ai costi. Lo stadio iniziale di cattura della CO2
ha un costo energetico ed economico
rilevante, che copre circa l'80% del
costo complessivo della tecnologia. Per
agire positivamente su tale fase, è necessario
operare su impianti che emettano
grandi quantità di CO2, in concentrazioni
elevate e a livello localizzato.
La CO2, una volta separata, va trasferita
al sito di stoccaggio, la cui distanza
deve essere contenuta per minimizzare
i costi.
Per percorsi dell'ordine delle
decine di chilometri, il trasporto incide
per circa il 15% sul costo totale.
Lo stadio finale di iniezione nel sottosuolo
rappresenta il 5% del costo
complessivo. Questa, tuttavia, è la fase
più delicata dal punto di vista della
sicurezza e incide significativamente
sulla sostenibilità dell'intero processo.
L'iniezione di CO2 è però un processo
noto nel mondo petrolifero che ne
domina gli aspetti tecnologici e di
carattere geologico; per decenni le
compagnie petrolifere hanno ri-iniettato
la CO2 proveniente dal trattamento
di gas acidi in giacimenti di
idrocarburi a diverso livello di maturità,
per mantenere la pressione e sostenere
la produzione.
L'industria petrolifera è infatti pienamente
in grado di identificare i siti
adatti per la sequestrazione della CO2,
ad esempio: conoscendo le caratteristiche
di porosità che definiscono il volume
potenziale di stoccaggio; valutando
le conseguenze sulla stabilità meccanica
della formazione e gli eventuali
effetti sismici; individuando le caratteristiche
delle rocce di copertura per garantire la tenuta nel tempo della
CO2 iniettata (aspetto intorno al quale
si stanno sviluppando modelli predittivi
che permettano di prevedere l'insorgere
di perdite significative di CO2).
L'utilizzo di giacimenti acquiferi salini
come serbatoi di CO2 rappresenta
un'opzione attualmente meno matura,
che richiede lo sviluppo di maggiori
conoscenze, non essendo questi bacini
così largamente studiati come i giacimenti
di idrocarburi. D'altra parte, i
giacimenti acquiferi sono presenti
anche in aree in cui non vengono prodotti
petrolio e gas e offrono potenzialità
di stoccaggio considerevolmente
maggiori rispetto ai giacimenti esauriti
o in declino.
Eni e la CCS
Eni considera la cattura e sequestrazione
geologica dell'anidride carbonica
un'opzione necessaria per mitigare nel
medio termine gli effetti negativi sul
clima attribuibili alle fonti fossili.
Allo stesso tempo, lo sviluppo di tecnologie
di iniezione di CO2 in giacimento
rappresenta per Eni un fattore
strategico al fine di aumentare - là
dove la struttura dei giacimenti lo
renda possibile - il tasso di recupero di
petrolio e gas naturale.
Anche in questo
caso, una parte rilevante della CO2
iniettata rimane permanentemente
sequestrata nel giacimento.
Eni può vantare un patrimonio di
conoscenze distintive in ogni segmento
della tecnologia di cattura e sequestro
della CO2, in particolare in
campo geologico e nell'esercizio delle
attività di stoccaggio gas ma anche in
relazione alle attività del proprio settore
Ingegneria e Costruzioni.
Tali conoscenze
la pongono in una posizione
privilegiata (ed unica in Italia) per
poter affrontare con competenza la
complessa tematica della cattura e
sequestrazione della CO2, sulla quale
sta sviluppando attività sia di ricerca
& sviluppo, sia di progettazione di iniziative
a breve e lungo termine.
Nel campo della ricerca & sviluppo,
Eni partecipa da anni al Consorzio
internazionale "CO2 Capture Project"
(CCP) - www.CO2captureproject.org -
insieme alla maggior parte delle principali
major petrolifere.
Eni ha inoltre in corso studi di modellazione
geochimica, di verifica della
compatibilità dei pozzi preesistenti e
di definizione delle modalità di monitoraggio,
finalizzati a una imminente
iniziativa pilota di iniezione di CO2 in
un sito di stoccaggio gas.
Attraverso la
collaborazione recentemente stilata
con Enel, tale iniziativa pilota sarà
integrata con un'unità pilota per la
cattura della CO2 da fumi di combustione
di una centrale termoelettrica.
Nello stesso contesto sarà inoltre realizzata
una unità pilota per lo studio
del trasporto via tubo di CO2.
Sul piano delle attività di progettazione
a breve e a lungo termine, Eni ha
in corso studi di fattibilità per attività
di iniezione di CO2 finalizzate ad
aumentare la produttività di alcuni
giacimenti di idrocarburi.
In collaborazione
con Enel verranno condotti
inoltre studi di fattibilità per la realizzazione
di progetti integrati di grandi
capacità, che prevedono l'iniezione in
giacimenti di idrocarburi o in acquiferi
salini dell'anidride carbonica prodotta
e separata in una centrale di produzione
di energia elettrica di Enel e
trasferita al sito via tubo.
Eni segue infine con grande attenzione
e con un ruolo attivo l'evolversi
delle normative nazionali e internazionali.
La collaborazione con Enel prevede
in particolare uno studio dettagliato
delle opzioni nazionali di sequestro
della CO2 in relazione alle principali
sorgenti di emissione.