Le politiche energetiche dei Paesi del
mondo industrializzato guardano al
futuro sviluppandosi su tre linee di
tendenza date dall'incremento delle
fonti rinnovabili, dalla diffusione del
risparmio energetico e dall'impiego
delle fonti fossili legate a tecnologie
in grado di limitare le emissioni in
atmosfera; in questo quadro, il ricorso
al carbone per la generazione elettrica
nazionale, necessario per soddisfare
la domanda e per accrescere la
competitività del "Sistema Paese",
risulta condizionato, oltre che dall'impiego
di tecnologie pulite sempre
più efficaci nella riduzione delle
emissioni di macro e micro inquinanti,
dall'introduzione di soluzioni in
grado di abbattere radicalmente le
emissioni di anidride carbonica.
Tale
obiettivo si può perseguire sia puntando
al miglioramento delle efficienze
energetiche - legate all'innovazione
dei cicli termodinamici e all'utilizzo
di materiali innovativi - che
allo sviluppo e alla dimostrazione di
tecnologie di cattura e confinamento
della CO2, oramai sempre più di
sovente indicate con l'acronimo
anglosassone CCS (Carbon Capture
and Storage) o Carbon
Sequestration. Per queste tecnologie,
oggetto di attività di ricerca in tutto il
mondo, è oramai considerata matura
e indispensabile la dimostrazione
negli impianti a zero emissioni o
"near zero emission" con l'obiettivo
dichiarato di dimostrare la fattibilità
tecnico-economica ed allo stesso
tempo la sicurezza e la stabilità dello
stoccaggio nel tempo.
Una delle constatazioni da più voci
ripresa è relativa all'impossibilità di
sostituire, almeno per qualche decennio,
quote significative di combustibili
fossili con fonti alternative a
emissioni basse, se non addirittura
nulle, rendendo necessaria l'adozione
di soluzioni che limitino gli impatti
conseguenti al loro utilizzo, e siano
compatibili con gli obiettivi di contenere
le alterazioni climatiche.
Queste
considerazioni valgono in particolare
per il carbone che è il principale combustibile
impiegato a livello mondiale per la produzione di energia elettrica
e allo stesso tempo quello a
maggiore intensità di carbonio. Per il
nostro Paese, che pure ricorre in
misura limitata al carbone, è fondamentale
concentrare gli sforzi sulle
tecnologie innovative di utilizzo di
tale fonte, per consentire al nostro
sistema industriale di poter competere
sul mercato globale, anche a fronte
della perdurante rinuncia al nucleare.
L'obiettivo tecnologico strategico è
quello di integrare i diversi concetti
relativi a:
- tecnologie "pulite", cioè a bassa
emissione di inquinanti;
- soluzioni che assicurino più elevati
valori di efficienza;
- tecnologie CCS in grado di catturare
e confinare la CO2 in maniera
definitiva evitando la sua emissione
in atmosfera.
Un uso sostenibile - indispensabile
per ogni politica di sviluppo socio
economica - dei combustibili fossili
richiede la compatibilità con esigenze
ambientali di continua riduzione
delle emissioni inquinanti e di drastica
riduzione delle emissioni di CO2.
Tali obiettivi risultano credibili e praticabili
grazie alle nuove tecnologie
già oggi disponibili ed alle prospettive
offerte dalla ricerca e sviluppo.
L'impiego di tecnologie di cattura e
stoccaggio della CO2 si configura
come una opzione indispensabile per
far fronte ai cambiamenti climatici
globali legati all'aumento della concentrazione
dei gas serra in atmosfera.
Gli impianti di generazione elettrica
da combustibili fossili non sono
chiaramente gli unici produttori di
anidride carbonica ma rappresentano
un settore importante essendo ad essi
imputabile a livello globale l'emissione
annuale di circa 1/3 dei 30.000
milioni di tonnellate di CO2.
Tali tecnologie vanno rapidamente
acquisendo un ruolo essenziale a livello
internazionale ed europeo, tanto da
essere ormai considerate ai fini del
sistema di "emission trading".
La UE
si appresta a varare direttive che impongono
l'adozione di tali tecnologie
negli impianti da realizzare dopo il
2020, e a tal fine promuove - nell'ambito
di FP7 - la realizzazione di
10-12 impianti dimostrativi in
Europa entro il 2015. A livello internazionale
sono in corso numerose iniziative
volte ad intensificare la collaborazione
fra i diversi Paesi per lo sviluppo
e dimostrazione delle tecnologie
CCS, e per la definizione di accordi
politici sui limiti delle emissioni di
CO2. L'Italia è presente nel Carbon
Sequestration Leadership Forum
(CSLF), nella piattaforma europea
sugli impianti alimentati a combustibili
fossili a emissioni zero (ZEP), nei
gruppi di lavoro della IEA.
Nel nostro Paese sono diversi i protagonisti
del mondo dell'Industria e
della Ricerca operanti nel campo
delle tecnologie CCS. L'interesse
maggiore è espresso dai settori della
generazione elettrica e dell'industria
di produzione e trasformazione di
combustibili fossili, ma anche dall'industria
chimica e di processo, dai
costruttori di impianti e componenti
e dalle aziende del settore ingegneria.
Molte delle tecnologie necessarie per
la cattura ed il sequestro della CO2,
come ad esempio quelle relative ai
processi di estrazione di gas acidi da
miscele di gas, di gassificazione di
carbone e tar, di gas shift, di produzione
di ossigeno, sono già disponibili
ed inoltre i programmi di ricerca e
sviluppo a livello internazionale
hanno già prodotto risultati incoraggianti.
Tali tecnologie possono quindi
già oggi essere integrate con le
moderne tecnologie già applicate per
ridurre drasticamente le emissioni di
inquinanti ed incrementare l'efficienza
energetica, al fine di iniziare la fase
di dimostrazione industriale di produzione
di elettricità da combustibili
fossili con emissioni di CO2 prossime
allo zero.
La modernizzazione del
parco di centrali a carbone attualmente
operative nell'UE deve prevedere
la possibilità di installare tecnologie
CCS andando così a rappresentare
un altro passo tempestivo per la diffusione dei combustibili fossili
sostenibili in Europa. In base alle
stime disponibili, più di un terzo
della capacità a carbone esistente
dovrebbe giungere al termine del
ciclo di vita tecnico nei prossimi 10-
15 anni. In Italia si è concretizzata
una ipotesi simile, consistente nella
proposta di sostituire vecchie centrali
a olio combustibile con nuove centrali
a carbone. Se sia per la sostituzione
degli impianti esistenti che per
gli impianti nuovi, si investe nelle
migliori tecnologie di conversione
disponibili e in quelle più efficienti
sotto il profilo energetico, è già possibile
ottenere una prima riduzione
delle emissioni di CO2 prodotte dagli
impianti di generazione dell'elettricità
a carbone pari al 20% entro il
2020. La Commissione Europea
auspica che le nuove centrali elettriche
alimentate con combustibili fossili
utilizzino le migliori tecniche disponibili
per quanto riguarda l'efficienza
e che, non disponendo di tecnologie
CCS, siano per lo meno progettate
secondo la logica del "capture
ready" cioè tali da consentire un'installazione
successiva dell'impiantistica
di cattura dell'anidride carbonica.
Il processo globale di cattura e stoccaggio
della CO2 si attua in tre diverse
fasi che prevedono:
1. la cattura dell'anidride carbonica
(p.es. dagli impianti di generazione
elettrica);
2. il trasporto, in genere via pipeline,
fino al sito di stoccaggio;
3. il confinamento definitivo, in siti
geologici oppure mediante trattamenti
chimici.
La cattura.
Nei processi di generazione
elettrica la CO2 può essere
separata dagli altri effluenti sia con
metodi di cattura pre-combustione,
grazie ad un trattamento del combustibile
di origine fossile a monte della
combustione, che con metodi di cattura
post-combustione che si applicano
sui fumi. Esiste poi una terza possibilità,
che è rappresentata dall'utilizzo
di sistemi a oxy-combustione,
che impiegano come comburente
ossigeno invece che aria, e che dà
luogo ad un flusso di CO2 molto
concentrata. Tutte le tecnologie proposte
sono attualmente a differenti
stadi di maturazione. La cattura effettuata
a monte della combustione, in
sistemi alimentati a carbone e a gas,
attuata rispettivamente nei processi
di gassificazione del carbone e di
reforming del metano, seguiti dalla
reazione di CO-shift e della cattura
della CO2, di solito praticata per
assorbimento fisico, sono attualmente
opzioni molto promettenti che
potrebbero essere impiegate in sistemi
integrati con la gassificazione del
carbone (i cosiddetti impianti IGCC)
o in cicli combinati a gas.
L'opzione
cattura a valle della combustione
implica l'utilizzo di sistemi di assorbimento
chimico della CO2 dai gas
esausti provenienti da impianti operanti
con cicli a vapore in condizioni
super-critiche alimentati a polverino
di carbone o da impianti a ciclo combinato
alimentati a gas. Un'ulteriore
opzione è quella data dalla ossi-combustione
di combustibili fossili, che
impiega ossigeno più o meno puro
come comburente e produce gas
esausti con un'altissima percentuale
di CO2, che può essere facilmente
separata. Altri metodi di separazione
come le membrane sono stati considerati,
sia da soli che in combinazione
con altre tecniche di assorbimento,
come opzioni a lungo termine per
entrambe le applicazioni di cattura
pre e post combustione.
L'utilizzo di tecnologie CCS può
ridurre le emissioni di CO2 causate
dagli impianti di potenza dell'80% -
90%, con una riduzione di efficienza
energetica pari a circa 8-12 punti percentuali.
Secondo la IEA, la CCS
applicata alla generazione elettrica e
alla produzione industriale può contribuire
per il 20-28% alla riduzione
delle emissioni globali entro il 2050.
Importanti opportunità esistono nei
paesi consumatori di carbone, e si
prevede di includere la CCS nei meccanismi
di "emission trading". Poiché
gli impianti di generazione elettrica
hanno una vita abbastanza lunga (25-
50 anni), una rapida espansione delle
tecnologie CCS implica nel breve
periodo il retrofitting su impianti esistenti,
opzione in genere più costosa
rispetto al costruire da zero un
impianto equipaggiato con CCS.
Contemporaneamente alla valutazione
e all'accertamento della fattibilità
tecnico-economica della CCS, la
costruzione di impianti "capture
ready" rappresenta una soluzione nel
breve-medio termine, e potrebbe
essere resa obbligatoria per gli
impianti da realizzare nel prossimo
decennio.
Il trasporto.
Le tecnologie di trasporto
della CO2 dai punti di produzione
a quelli di stoccaggio sono abbastanza
affidabili e testate, ma è necessario
sperimentare sistemi integrati di scala
commerciale, accelerando i tempi per
verificare nei prossimi anni gli aspetti
relativi alla sicurezza.
Negli USA sono
state acquisite esperienze significative
sul trasporto di CO2 tramite pipelines
(1600 km) per applicazioni in campo
petrolifero con tecniche di EOR
(Enhanced Oil Recovery) con l'utilizzo
di sistemi sia a bassa pressione che
ad alta pressione.
Il trasporto in navi
cisterna non è al momento sperimentato
commercialmente, anche se
Giappone e Norvegia hanno già allo
studio progetti per la realizzazione di navi cisterna in grado di trasportare la
CO2 allo stato liquido. I costi di trasporto
sono relativamente modesti e
stimabili in circa un intervallo variabile
tra 1 e 4 euro/tonCO2 ogni 100 km
di pipeline.
Il confinamento.
Il destino relativo
alle CO2 catturata prevede diverse
possibilità. Si và dal suo utilizzo a fini
produttivi, alla biofissazione e a diverse
possibilità di stoccaggio che si possono
ripartire in: confinamento geologico,
confinamento marino e minerale/
chimico.
Per quanto riguarda l'utilizzo
a fini produttivi le applicazioni
più degne di nota sono quelle relative
alle tecniche di estrazione aumentata,
note con l'acronimo EOR e EGR
(Enhanced Gas Recovery), che sfruttano
l'iniezione di CO2 in pozzi operativi
di petrolio o gas per aumentarne
la produttività.
Per biofissazione si
intendono i processi di produzione di
biomassa ove viene fissata la CO2 grazie
all'energia solare. Il confinamento
geologico invece può essere attuato in
formazioni saline profonde, in pozzi
esauriti di petrolio-gas, in giacimenti
di carbone profondi o in campi geotermici
non sfruttabili.
I molti progetti,
avviati in varie parti del mondo,
mirano da un lato a validare i metodi
per la scelta dei siti e la stima dei rischi
in una pluralità di contesti geologici
anche molto diversificati e dall'altro a
ottimizzare le tecniche di controllo
dalla superficie dell'evoluzione negli
strati geologici profondi della CO2
iniettata. Il fine ultimo è quello di sviluppare
delle "best practice" e "standard"
per tutte le fasi operative connesse,
che servano da base nella definizione
delle procedure autorizzative e
delle responsabilità correlate alla scelta
dei siti, all'esecuzione del confinamento,
al controllo a breve e lungo termine,
all'abbandono dei siti di confinamento.
Naturalmente l'adozione di nuovi
sistemi di produzione e gestione dell'energia
comporta l'emergere di
nuove problematiche di gestione del
territorio.
Da un lato si rendono
necessari adeguamenti e innovazioni
nell'ambito amministrativo-legislativo,
dall'altro nasce l'esigenza di far
conoscere ed accettare le nuove tecnologie
e i vantaggi che esse procurano,
per assicurarsi la collaborazione
dei cittadini e delle istituzioni territoriali.
Ciò vale in modo particolare per
le tecnologie CCS.
Il settore dell'impiantistica per produzione
di energia elettrica, eventualmente
combinata con la produzione
di idrogeno, è quello che necessita del
maggiore impegno tecnologico: nel
breve-medio periodo per la dimostrazione
delle tecnologie disponibili, e
nel lungo periodo per lo sviluppo e
dimostrazione di tecnologie ancora
più efficienti e meno costose.
Il settore
del trasporto della CO2 è considerato
sostanzialmente maturo, e
richiede essenzialmente attività di
ottimizzazione.
Il settore del confinamento
della CO2, anche se per alcune
applicazioni è maturo da tempo
-
come nel caso dell'iniezione di anidride
carbonica in pozzi petroliferi a
produttività aumentata - necessita di
attività di messa a punto e dimostrazione,
specialmente al fine di accrescere
il livello di "confidenza" e quindi
la accettabilità sociale.
In generale, per le tecnologie CCS vi è
unanime consenso sul fatto che non si
può indicare la migliore tecnologia di
cattura oggi disponibile oppure quella
più promettente: è dunque necessario
continuare a studiare le tre alternative;
altresì è necessario realizzare impianti
dimostrativi entro il 2015 in modo da
verificare la possibilità di passare alla
fase commerciale dal 2020; è necessario
continuare le attività di ricerca per
ulteriori sviluppi dopo il 2020, con
l'obiettivo di ridurre ulteriormente i
costi di cattura ed incrementare l'efficienza
complessiva.
Risulta invece
indispensabile effettuare una mappatura
accurata dei siti geologici atti allo
storage della CO2 e avviare programmi
dimostrativi sulle potenzialità delle
tecnologie di storage geologico, verificando
l'efficienza e la sicurezza, pur
rimanendo opportuno sondare altre
metodologie di storage diverse da
quelle geologiche.
Gli obiettivi delle
attività nei prossimi anni si possono
così sintetizzare:
- abbassare il costo della CO2 evitata
a valori < 20 ?/tCO2;
- ridurre i costi di investimento
degli impianti CCS;
- ridurre i costi di esercizio degli
impianti CCS;
- ridurre l'energia aggiuntiva
richiesta per l'applicazione delle
tecnologie CCS;
- ottenere elevata disponibilità in
termini di ore/anno di esercizio.
Puntare allo studio delle tre tecnologie
non deve apparire dispersivo:
infatti non esiste oggi una tecnologia
giudicata migliore delle altre, e vi
sono ampie prospettive di applicazioni
diversificate in vari settori ed in
vari contesti geografici e socio-politici;
inoltre tale approccio risponde alle
esigenze diversificate di aziende
diverse che pensano di competere sul
mercato globale sviluppando il proprio
know-how.
In questo contesto si inseriscono le
attività dei maggiori stakeholders
nazionali tra cui aziende come
ENEL, ENI, Ansaldo, Carbosulcis,
ITEA, Techint, Foster Wheeler,
Sotacarbo, enti di ricerca come
ENEA, CESI Ricerca, INGV, OGS,
Sardegna Ricerche, oltre che i rappresentanti
del Ministero dello Sviluppo
Economico, delle Università e di
diverse associazioni. Enel in particolare
ha in fase di realizzazione diversi
progetti pilota e dimostrativi su differenti
opzioni tecnologiche di cattura
della CO2 (post combustione e oxyfuel
in collaborazione). Sotacarbo ha
di recente ultimato la realizzazione di
un impianto prova di massificazione
del carbone equipaggiato con cattura
sul syngas prodotto. Sulla stessa linea
si concentrano altri operatori come
sintetizzato nella tabella riportata
nella pagina seguente.
Una attenzione particolare merita il
tema del confinamento della CO2.
Non vi sono dubbi sulle enormi
potenzialità offerte dallo storage geologico,
specialmente in acquiferi salini
profondi, anche se non sarebbero
da escludere a priori metodologie
basate su trattamenti chimici. Si è già
detto sulla necessità di operare per
confermare la fattibilità tecnica e
nello stesso tempo dimostrare la
assenza di rischi per l'ambiente e per
gli esseri viventi legati ad eventuali
fughe di CO2 precedentemente iniettata
nel sottosuolo. A tal fine sono
direttamente coinvolti tutti gli operatori.
Nel nostro Paese, inoltre, risulta
essenziale avviare un programma di
survey geologico volto alla identificazione
e caratterizzazione di possibili
siti in territorio italiano per il pompaggio
della CO2.
Un ruolo importante
viene in questo campo svolto da
Cesi Ricerca, incaricato specificamente
dal MSE nell'ambito dell'accordo
di programma, ma allo stesso
tempo risulta essenziale l'apporto che
può fornire l'ENI mettendo a disposizione
il data base realizzato nel
corso degli anni, e quello di enti leader
come INGV e OGS. Anche in
questo caso non si può assolutamente
prescindere dalla presenza forte di
un piano di finanziamenti pubblici e
dalla assunzione di responsabilità
politiche.
Per le riconosciute competenze tecnico
scientifiche e capacità di analisi e
sperimentazione, ENEA sta svolgendo
un ruolo da catalizzatore di attività
variamente sviluppate in Italia e
nello stesso tempo opera per dare credibilità
alle proposte di finanziamento
avanzate al Governo.
In questa
prospettiva sono in fase di definizione
tre tipologie di progetti dimostrativi
di impianti dotati di tecnologie
di cattura della CO2, rispettivamente
per oxy-combustione, cattura a
monte e cattura a valle, condotti in
collaborazione con i più importanti
attori dell'industria e del mondo
della ricerca italiana.