I problemi del sistema energetico italiano sono
sostanzialmente tre, fortemente correlati:
• la vulnerabilità del sistema nazionale rispetto
agli approvvigionamenti energetici (l’Italia
importa l’84,3% dell’energia primaria, soprattutto
petrolio e gas e questo ci lega a doppio
filo a paesi nelle zone politicamente più instabili
della terra);
• la fragilità dal punto di vista ambientale per gli
impatti locali legati all’utilizzo dei combustibili
fossili (alta densità abitativa, saturazione di
vaste aree);
• un mix di fonti primarie anomalo dovuto alla
forte incidenza della dipendenza da combustibili
di costo elevato, (petrolio e gas), scarsa incidenza
del carbone, mancato decollo delle
nuove fonti rinnovabili, assenza del nucleare e
rilevanti importazioni di energia elettrica,
peraltro prodotta prevalentemente da nucleare.
La promozione dell’efficienza energetica nei consumi
rappresenta l’unica opzione di politica energetica
che sia in grado simultaneamente di: ridurre
la domanda di fonti energetiche di importazione,
limitando così i rischi degli approvvigionamenti
provenienti dall’estero; ridurre l’impatto
negativo connesso alla produzione e al consumo
di energia; diversificare il mix energetico, prediligendo
le fonti alternative di energia.
È importante ricordare che le politiche di promozione
dell’efficienza energetica garantiscono, a parità di servizio energetico goduto dal consumatore
finale, un drastico contenimento dei
consumi. Attraverso l’adozione di tecnologie e
sistemi a maggiore efficienza, si riduce infatti
l’intensità energetica di tali servizi.
Il quadro di riferimento italiano:
il fabbisogno energetico
Il consumo di energia in Italia nel 2006 è stato di
143,57 MTep1. A fronte di questa domanda il
nostro paese ha dovuto fornire nello stesso anno
di riferimento ben 195,60 MTep. La differenza,
pari a 52,03 MTep (circa 1/3 della domanda
nazionale di energia) corrisponde a perdite del
settore energetico italiano.
Queste perdite corrispondono ad una quota
molto importante del sistema energia italiano
che lascia intravedere, nel caso di applicazione di
politiche di risparmio, la possibilità di un grande
margine di miglioramento dal lato dell'efficienza.
È interessante conoscere come si differenzia la
domanda energetica in Italia (dati dell’Autorità
per l’Energia Elettrica e il Gas riferiti al 2006).
L'Italia importa gran parte delle risorse energetiche
primarie. Ha una capacità di produzione di
energia minima, pari soltanto a 28,68 MTep, pertanto
deve importare ben 166,92 MTep di energia
dall'estero (pari all’85% della domanda energetica
nazionale). La dipendenza energetica dall'estero
risulta quindi decisamente marcata. Il fabbisogno energetico italiano è fortemente
dipendente dal petrolio per il 43% e dal gas per
il 36%. Le fonti rinnovabili incidono per il 7%,
prodotto per la maggior parte dall’idroelettrico.
La produzione italiana di energia elettrica
Nel 2006 l'offerta italiana di energia elettrica è
stata di 70,3 MTep a fronte di un fabbisogno di
26,43 MTep. Ciò significa che ben 43,87 MTep
(pari a circa 4,5 volte l'importazione di energia
elettrica dall'estero) sono perduti per le inefficienze
strutturali del sistema.
Nella produzione dell'energia elettrica ricopre un
ruolo dominante l'utilizzo del gas all'interno del
mix produttivo, per il 38%. Seguono le energie
rinnovabili e il carbone al 17%, ed infine il
petrolio al 14%.
Gli edifici
Il totale dei consumi in termini di energia primaria2
imputabile agli edifici è passato da 62,4
MTep nel 1991 a 80 MTep nel 2006 (su una disponibilità
di 195,60 MTep). Il fabbisogno di
energia è aumentato nel settore civile più che
negli altri settori: questo fenomeno è dovuto alla
crescita dei consumi elettrici, in particolare negli
ultimi anni a quelli per il condizionamento estivo;
giocano un ruolo importante anche la cattiva
gestione degli impianti di illuminazione,
meccanici e di ventilazione.
Le case in Italia sono 27,5 milioni con una distribuzione
sul territorio non omogenea. Gli edifici
presentano un alto grado di differenziazione
nelle tipologie edilizie e costruttive, una incidenza
di immobili abusivi, la cui qualità è incerta, e
realizzazioni in larga parte non rispondenti al
progetto. Le cause di questa situazione sono da
imputare alla quasi totale mancanza di controlli da parte del settore Pubblico preposto e alle conoscenze
approssimative degli addetti ai lavori.
Nel residenziale il riscaldamento rappresenta
ancora il maggiore consumo energetico.
Nel
2003 il consumo è stato di 19,1 MTep (68,2% del
totale dei consumi residenziali).
I consumi per la produzione di acqua calda sanitaria
(ACS) registrano un incremento negli ultimi
anni a circa 3 MTep nel 2005 (circa il 10% dei
consumi nel residenziale).
Altro fattore importante è quello relativo al raffreddamento
estivo degli edifici. Considerando
le vendite degli anni passati e le sostituzioni, si
può sommariamente valutare che almeno il 15%
delle abitazioni italiane siano dotate di un sistema
di raffrescamento estivo. Il picco di assorbimento
di potenza elettrica estiva ormai supera
sistematicamente quello invernale, con seri problemi
di black out.
È necessario perciò invertire
la tendenza all’aumento dei consumi di energia
elettrica, ad esempio con lo sviluppo di sistemi
di raffrescamento passivo e di tutte quelle tecnologie
avanzate per lo sfruttamento dell’energia
solare per il condizionamento dell’aria (solar
cooling).
I dati a disposizione per il settore non residenziale
sono carenti e non permettono di ottenere
informazioni dirette sulla distribuzione dei consumi
per le singole categorie economiche. In
generale si registra un costante aumento per tutti
i settori con valori in forte crescita per il commercio
e la categoria alberghiera. Tenendo conto
del numero di questi esercizi e del loro alto consumo
di energia elettrica, i settori alberghiero e
commerciale sono quelli in cui si potrebbero
ottenere risultati interessanti intervenendo con
sistemi a basso impatto ed alta efficienza sugli
impianti e sull’involucro.
La normativa
Dal 2005 al 2007 l’azione legislativa si è articolata
principalmente verso le norme di recepimento
delle direttive europee in ambito di efficienza
energetica, in particolare la direttiva 91/2002
sull’Efficienza Energetica degli edifici, che introduce,
tra le altre cose, la certificazione energetica
degli edifici. Tale direttiva è stata recepita con i
DLgs 192 del 2005 e 311 del 2006, che ha rivisitato
e reso più stringenti i limiti previsti dal
decreto precedente.
Nel Decreto legislativo n. 20 del 2007 viene promosso
l’utilizzo della cogenerazione, cioè la produzione
combinata di energia elettrica (o meccanica)
e calore a partire da una singola fonte energetica.
Questo sistema, incentrato sulla domanda
di calore utile nel mercato interno dell'energia,
rappresenta un elemento su cui può basarsi una
importante strategia di risparmio energetico.
In questo stesso periodo le leggi finanziarie
hanno disposto incentivi per il risparmio energetico
che, agendo sulle detrazioni di imposta,
favoriscono gli investimenti necessari per
migliorare l'efficienza energetica delle abitazioni
o dei luoghi di lavoro. La Finanziaria 2008 proroga
gli incentivi già previsti dalla Finanziaria
2007 e ne introduce di nuovi semplificando
alcuni adempimenti.
Le principali novità riferite al settore del sistema
edificio-impianto sono:
• proroga al 2010 delle agevolazioni previste
dalla Finanziaria 2007;
• possibilità di ripartire le detrazioni fiscali in
quote annuali da tre a dieci anni;
• attestato di qualificazione energetica opzionale
per l'installazione di infissi e di pannelli solari
termici;
• agevolazioni fiscali per il gasolio e il GPL utilizzati
in zone montane e per le reti di riscaldamento
alimentate a biomassa o energia geotermica;
• detrazione fiscale del 55% applicabile anche
alla sostituzione di impianti di climatizzazione
invernale con pompe di calore ad alta efficienza
e con impianti geotermici a bassa entalpia3;
• rilascio del permesso di costruire dal 2009, subordinato
all'installazione di impianti per la
produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili
e alla certificazione energetica dell'edificio;
• divieto dal 2011 della commercializzazione
delle lampadine a incandescenza e degli elettrodomestici
privi di interruttore dell'alimentazione
dalla rete elettrica.
L’approccio integrato al sistema
edificio-impianto
La conversione di una qualsiasi forma di energia
in calore è sempre un processo parzialmente irreversibile.
Per cui bisognerebbe sempre scegliere in modo
razionale ed efficiente le modalità di generazione
e consumo dell'energia, evitando possibilmente
di dissipare energia preziosa (quella elettrica).
Gli usi obbligati dell'energia elettrica sono quelli
per cui risulta difficile sostituire l'elettricità con
un'altra fonte: la forza motrice, l'elettronica e l'illuminazione.
Gli usi non obbligati sono quelli
per cui l'elettricità può essere sostituita con una
forma di energia meno pregiata.
Si pensi al controsenso di utilizzare lo scaldabagno
elettrico: si brucia combustibile in centrale
per produrre calore (a temperature di centinaia di
gradi), trasformarlo in energia elettrica con rendimenti
del 30% ed utilizzare poi la stessa energia
per produrre nuovamente calore (a 80°C).
È necessario dunque che per ogni uso dell’energia
si scelga il vettore energetico appropriato.
Inoltre, se si intende affrontare seriamente la
questione dell'efficienza energetica negli edifici,
è indispensabile considerare tre diversi aspetti.
Il primo aspetto riguarda la riduzione della
domanda di energia attraverso il miglioramento
delle prestazioni della struttura edilizia: i metodi
utilizzati sono l’isolamento termico delle pareti e
dei solai, il recupero di calore, le schermature
solari, ecc.
Questi interventi tra tutti determinano
il maggior risparmio in termini di energia
(fino al 30%), ma di solito non hanno una ricaduta
economica sufficiente a ripagare l’investimento.
Per questo motivo li si dovrebbe pianificare
in concomitanza ad interventi di ristrutturazione,
per i quali solitamente non si valuta la
convenienza energetica.
Il secondo interessa l’utilizzo delle fonti rinnovabili,
soprattutto se integrate nell’edificio: sole,
vento, biomassa, ecc. Il contributo portato da
queste è evidentemente variabile, in funzione
della possibilità di applicare più o meno intensivamente
tali sistemi. Non è comunque irrealistico
ritenere che le fonti rinnovabili possano contribuire
al 20 – 25% dei consumi di un edificio
reso energeticamente efficiente con gli interventi
sopra descritti.
Il terzo invece riguarda la conversione efficiente
dell’energia fossile mediante il miglioramento
degli impianti esistenti o la costruzione di nuovi
(sistemi di climatizzazione tradizionale ad alta efficienza,
sistemi per il raffrescamento passivo, tecnologie
avanzate per l’illuminazione efficiente).
I risparmi ottenibili superano il 10%.
Risultano poi importanti tutte quelle misure
fatte a “costo zero” attraverso una serie di
miglioramenti gestionali (utilizzo degli elettrodomestici
sempre a pieno carico, evitare lo stato
di stand by, ecc). Inoltre una buona manutenzione
degli impianti e l’eliminazione dei malfunzionamenti più comuni non determinano
dal punto di vista finanziario un impegno particolarmente
elevato, di contro permettono di
ottenere un tangibile risparmio energetico.
Ruolo dell’ENEA
L’ENEA ha l’ambizione di contribuire in maniera
determinante e significativa alle grandi questioni
energetiche che si pongono nel Paese. A
questo fine l’ENEA è in grado di mettere in
campo una serie di metodologie, tecnologie e
competenze di alto livello scientifico.
Una prima area di intervento si riferisce a due
metodologie innovative. La prima è una piattaforma
software (ODESSE - Optimal DESign for
Smart Energy), in grado di simulare dinamicamente
un ecobuilding o sistemi di edifici connessi
ad impianti di generazione distribuita e
fonti rinnovabili con condizioni tariffarie, fiscali
e normative reali.
La seconda metodologia consiste in tecnologie
innovative per il controllo integrato dell’ecobuilding
o dell’intero distretto energetico con
metodi molto avanzati, capaci ad esempio di
recuperare in maniera automatica una condizione
di emergenza come un black out.
Un ampio sforzo è stato fatto inoltre nello sviluppo
di prodotti, tecnologie e strumenti per il
calcolo del consumo dell’edificio e della sua certificazione
energetica. In questa linea sono stati
sviluppati diversi codici di calcolo tra cui il codice
RECAL PE per la certificazione energetica rigorosa
di edifici esistenti o nuovi ed il codice
DOCET per la certificazione energetica a basso
costo di edifici esistenti con metodo semplificato.
Un ulteriore settore tecnologico di punta riguarda
l’illuminazione efficiente sia all’interno che all’esterno dell’edificio. Lo sforzo si
è concentrato su due tecnologie
brevettate: il sistema LUCE e la
lampada Stapelia.
Il sistema LUCE è un regolatore di
flusso di seconda generazione che
permette di controllare l’intera illuminazione
di un centro abitato di
piccole dimensioni o di un quartiere,
ottenendo risparmi nell’ordine
del 40%.
La Stapelia è una lampada LED4 ad
alimentazione fotovoltaica con un
accattivante design, che riprende la
forma dell’omonimo fiore. Stapelia
costituisce un esempio di una possibile
linea di prodotti che accoppiano
l’efficienza del LED, le fonti rinnovabili ed il design.
L’ENEA è inoltre impegnato nella progettazione
e nella realizzazione di diverse esperienze pilota
a carattere innovativo. Tra queste, le principali
sono la ristrutturazione del Policlinico di
Milano, il retrofit di un edificio della Cittadella
della Ricerca di Brindisi e un complesso di edilizia
popolare a Biella.
Nel complesso del Policlinico di Milano sono
previsti dieci edifici ecoefficienti, un sistema di
cogenerazione, con l’integrazione di fonti rinnovabili
e un sistema di illuminazione ad alta efficienza
controllato per via remota.
La Cittadella della Ricerca di Brindisi vedrà, oltre
ad interventi innovativi sull’involucro che prevedono
l’impiego di materiali sperimentali, una
applicazione sperimentale di un sistema di condizionamento
dell’aria alimentato con energia
solare (solar cooling) integrato nell’edificio.
Il complesso di edilizia popolare a Biella si configura
come intervento pilota di riqualificazione
energetica dell’involucro e degli impianti. Su
questo verranno messe a punto e sperimentate
soluzioni di riferimento da esportare poi su larga
scala. Considerando che in Italia ci sono almeno
un milione di unità di edilizia popolare, la maggior
parte delle quali costruite tra gli anni 50 e
60, con standard energetici largamente al di
sotto di quanto previsto dalle normative vigenti,
l’intervento si presenta con un altissimo potenziale
di replicabilità. Lo studio preliminare condotto
sul complesso di Biella dimostra infatti che
intervenire su questo tipo di edifici possa portare
dei considerevoli benefici, con tempi di ritorno
dell’investimento interessanti (nell’ordine di
7 - 8 anni).
1 milione di tonnellate equivalenti di petrolio, la Tep rappresenta la quantità di calore ottenibile da una tonnellata di petrolio (1 Tep = 10.000.000
Kcal).
2 Si definiscono fonti primarie di energia quelle presenti in natura prima che abbiano subìto una qualunque trasformazione. Ad esempio sono
fonti primarie il petrolio grezzo, il gas naturale, il sole.
3 La geotermia a bassa entalpia è una tecnologia per il riscaldamento e il raffrescamento degli ambienti che utilizza il sottosuolo (sistema a bassa
entalpia) come serbatoio termico. L’entalpia di un sistema esprime la quantità di energia che esso può scambiare con l'ambiente esterno.
4 è l'acronimo di Light Emitting Diode, si tratta cioè di un diodo capace di emettere luce.