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GIORNATA CONCLUSIVA: un momento di confronto ad alto livello sul valore della ricerca italiana >>

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Numerose Università, Centri di ricerca e il Gruppo Sapio, azienda leader nella produzione e nella commercializzazione di gas tecnici, gas puri ed ultra puri, di gas medicali e servizi domiciliari, hanno dato vita, ormai diversi anni fa, al Premio Sapio per la Ricerca Italiana, con l’obiettivo di promuovere la socializzazione del sapere e la circolazione delle idee, offrendo a studiosi, esperti e giovani ricercatori una vetrina per far conoscere gli studi sviluppati su applicazioni innovative, dai potenziali effetti benefici per la società civile. Questo perché la ricerca scientifica rappresenta la migliore garanzia della qualità della nostra vita, nonché il volano della competitività del Sistema Italia. Il punto di forza del Premio Sapio per la Ricerca Italiana è la sinergia, ormai forte e consolidata, tra Istituzioni, Università e Imprese, che insieme danno vita ad un prestigioso appuntamento, esempio concreto di come la ricerca scientifica possa essere sostenuta, attraverso il dialogo diretto, costante ed efficace tra pubblico e privato. L’edizione 2006 del Premio Sapio per la Ricerca Italiana ha dato continuità ai temi affrontati nelle edizioni precedenti e ha introdotto parallelamente nuovi spunti e nuovi contenuti, espressione delle tendenze e dei bisogni di un contesto in costante e forte modificazione. Accanto agli ambiti tradizionali del Premio, sono stati approfonditi temi nuovi e di grandissima attualità: Nanotecnologie, Energia/Ambiente/Economia e Divulgazione Scientifica.

L’edizione 2006 si è articolata quindi in cinque aree tematiche:
- Biotecnologie
- Salute e Sociale
- Nanotecnologie
- Biosicurezza delle Produzioni Agricole
- Divulgazione Scientifica.

Per ognuna di queste aree tematiche il Premio ha previsto una Giornata di Studio dedicata, a cui hanno partecipato esperti e studiosi a livello nazionale e internazionale:
• Giornata di Studio Divulgazione Scientifica 5 ottobre 2006 - Comune di Roma
• Giornata di Studio Biotecnologie 19 ottobre 2006 - Roma, Istituto Superiore di Sanità
• Giornata di Studio Nanotecnologie 27 ottobre 2006 - Trieste, Università degli Studi
• Giornata di Studio Biosicurezza delle Produzioni Agricole 24 novembre 2006 - Ancona, Università Politecnica delle Marche in collaborazione con UNIDO - United Nations Industrial Development Organization
• Giornata di Studio Salute e Sociale 11 Dicembre 2006 - Palermo, Palazzo Chiaramonte-Steri


La divulgazione scientifica può contribuire al rilancio della ricerca
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L’edizione 2006 del Premio si è aperta giovedì 5 ottobre presso la Sala del Carroccio del Comune di Roma - in piazza del Campidoglio - con la Giornata di Studio dedicata al tema “Una sfida per i divulgatori. Il ruolo della Comunicazione e della Divulgazione Scientifica nel rilancio della Ricerca”.

Di assoluto valore è il network di realtà che hanno sostenuto l’evento: la Giornata di Studio ha avuto infatti il patrocinio del Ministero della Pubblica Istruzione, del Ministero per le Riforme e le Innovazioni nella Pubblica Amministrazione, della Regione Lazio, della Provincia di Roma, del Comune di Roma, della Libera Università degli Studi “Maria Ss. Assunta” di Roma, della Libera Università degli Studi “San Pio V” di Roma, dell’Università degli Studi di Cassino, dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, dell’Università degli Studi Roma Tre, dell’Università degli Studi della Tuscia, della Confapi - Confederazione Italiana della Piccola e Media Industria Privata, dell’Unione Industriali e delle Imprese di Roma, di FederLazio e dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti. Nel corso della Giornata inaugurale del Premio, si è discusso del ruolo della Comunicazione e della Divulgazione Scientifica nel fornire modelli positivi orientati al sapere e nel promuovere la Ricerca scientifica (e le relative Facoltà) e quindi nel favorire, indirettamente, il rilancio del Sistema Italia.

L’argomento è di grande attualità: l’emorragia di iscrizioni nelle Facoltà di Fisica, Chimica e Matematica, è un fenomeno generalizzato, ma che in Italia ha assunto dimensioni allarmanti.

Secondo i dati Eurostat, infatti, nel nostro Paese, a fronte di un aumento consistente della popolazione universitaria, passata da 1,77 a 1,99 milioni di unità tra il 2000 e il 2004 (+ 12,4%), nello stesso periodo il numero degli iscritti alle Facoltà scientifiche ha fatto registrare una riduzione del 9,8%, passando dai 51.990 iscritti del 2000 ai 46.900 del 2004. Per contrastare il fenomeno, non esente da rischi perché comporta un impoverimento del tessuto della ricerca scientifica, il Ministero dell’Università e della Ricerca ha varato nel 2004 un piano d’investimento di 3 milioni di euro, per incentivare la permanenza degli studenti più validi, mentre singoli Atenei, dall’Università degli Studi di Milano all’Università di Camerino, dall’Università “Federico II” di Napoli all’Università degli Studi di Bari, hanno allo studio incentivi economici, come la riduzione delle tasse per gli studenti meritevoli.

Nel corso del Convegno si è affrontato il tema dell’innovazione e della sfida che quest’ultima rappresenta: riprendendo una recente affermazione di Innocenzo Cipolletta, Presidente dell’Università degli Studi di Trento e del Sole 24 Ore, Marco Causi, Assessore alle Politiche Economiche, Finanziarie e di Bilancio del Comune di Roma, ha sostenuto che “L’innovazione è, per definizione, sovversiva, dal momento che rompe equilibri consolidati, sconvolgendo abitudini e tradizioni”.

Per questa ragione, occorre impegnarsi a promuovere una cultura che accolga le novità e coltivi l’innovazione: sotto questo profilo Roma è all’avanguardia, dal momento che ospita il più grande Ateneo d’Europa oltre ad altre importanti Università pubbliche e private, e da anni promuove il processo di interazione tra il tessuto socio-economico e il mondo universitario. Nel corso della Giornata è stato poi illustrato il Progetto di Roma, un patto per lo sviluppo - sottoscritto nel gennaio 2002 - al quale partecipano sindacati, associazioni degli imprenditori e università pubbliche. Il secondo fil rouge della Giornata di Studio è stato rappresentato dalla distinzione tra formazione e informazione: secondo Gian Piero Jacobelli, Direttore Responsabile di “Tecnology Review Italia”, la comunicazione, intesa nell’accezione di verifica pubblica della ricerca sperimentale, ha caratterizzato la moderna rivoluzione scientifica, per poi subire, a cominciare dalle grandi esposizioni dell’Ottocento, una deriva spettacolare. La principale vittima di questa evoluzione è la divulgazione scientifica, che troesprime il corto circuito instauratosi tra partecipazione testimoniale e partecipazione spettacolare. Affinché scienza e conoscenza possano opportunamente dialogare, fornendo nuovi incentivi alla ricerca, occorre fare leva non tanto sulla divulgazione, bensì sulla formazione, potenziando l’informazione scientifica nei contesti didattici di ogni ordine e grado. Anche Amelia Beltramini, Vice Caporedattore di “Focus”, ha sottolineato la natura talvolta non scientificamente corretta della divulgazione: e questo perché le fonti non sempre vengono scelte in base al criterio dell’attendibilità scientifica.

Un buon indicatore, in questo senso, è rappresentato dall’ISI Web of Knowledge, con il suo indice delle citazioni. Secondo Edoardo Boncinelli, Professore Ordinario di Biologia, Facoltà di Psicologia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, il compito di formare una cultura e una mentalità scientifiche ricade in primo luogo sulla comunità degli scienziati e sul mondo della scuola, che ovviamente adottano codici linguistici differenti, dotati di regole e rituali propri. Non meno importante è il compito dei media e dei comunicatori scientifici, che privilegiano però l’informazione e devono parlare a tutti, con il rischio, neppure tanto remoto, di cadere negli eccessi della spettacolarizzazione e della personalizzazione. Lo stesso Boncinelli ha sottolineato poi come i tratti essenziali della mentalità scientifica - identificabili con la razionalità, la capacità di ascolto delle ragioni degli altri, l’approccio critico alle questioni e la disponibilità al controllo collettivo - coincidano con i fondamenti della democrazia. Nella parte conclusiva del seminario si è affrontata la questione del ruolo dei media nel promuovere la ricerca scientifica, attraverso gli esempi concreti portati dai giornalisti di importanti testate, tra cui spicca l’intervento di Andrea Pamparana, vicedirettore del TG 5.


Le banche di tessuti: uno strumento importante per la ricerca
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E’ stato l’Istituto Superiore di Sanità a ospitare la 2ª Giornata di Studio dell’edizione 2006 del Premio Sapio per la Ricerca Italiana, sul tema “Tissue Banks and Downstream Applications”; è stata l’occasione per discutere dell’ultima frontiera in materia di Ricerca scientifica. Si è parlato dunque di banche di tessuti, strutture adibite al reperimento, al trattamento, alla conservazione e alla diffusione di cellule, tessuti e organi umani: tali materiali biologici possono essere ottenuti come surplus di tessuto chirurgico (altrimenti destinato alla condizione di rifiuto sanitario), come tessuto da donatore o come tessuto post-mortem.

Un incontro importante nel quale sono state presentate alcune importanti applicazioni delle banche di tessuti, soprattutto per quanto concerne il trattamento delle malattie neurodegenerative, ovvero quelle patologie - come, ad esempio, l’Alzheimer e la Corea di Huntington che, per l'età di insorgenza, la cronicità e il decorso progressivo, hanno un forte impatto emotivo e un elevato costo sociale. Patologie la cui incidenza è in forte crescita in tutto l’Occidente: un fenomeno che è il riflesso principalmente dell’incremento dell’età media della popolazione.

Altri ambiti di applicazione delle banche di tessuti che suscitano grandi speranze sono quelli del trattamento del cancro, attraverso la messa a punto di tecniche di diagnosi precoce e di nuove classi di farmaci basati sullo studio delle proteine delle cellule tumorali e dei trapianti. Si è trattato, quindi, di tematiche di grande attualità e importanza sia per le loro implicazioni sociosanitarie - in gioco è la migliore qualità della nostra vita - che per quelle economiche. Nel corso della Giornata si è discusso soprattutto delle reti di banche dei tessuti, argomento che è stato approfondito nel corso della prima parte, “Networking of Tissue Banks: a New Strategy for Research”, e della seconda, “Networking of Tissue Banks: constitution and problems”.

Un dibattito nato dall'esigenza di creare una rete di comunicazione tra esperti per esplorare le implicazioni etico-giuridiche sviluppatesi nell'ambito delle biobanche genetiche, creando un ponte tra la realtà del laboratorio e gli altri campi coinvolti da questo ambito di sperimentazione e ricerca.

Temi forti che hanno spinto anche il Comitato Nazionale per la Bioetica ad auspicare la creazione di norme che completino il quadro della tutela della persona umana previsto dalla “Convenzione sui Diritti dell’Uomo e la biomedicina” (Oviedo, 1997) e relativi protocolli. Ha spiegato l’ing. Pasquale De Blasio, CEO BioRep «Crediamo molto nell’importanza del dialogo tra esponenti scientifici in materia di “banche dei tessuti”. Le biobanche costituiscono infatti uno strumento importante per la ricerca i cui risultati positivi portano benefici non solo al donatore e alla sua famiglia ma a tutta la comunità umana. Da questo “vantaggio per la collettività” nasce quindi l’esigenza di una corretta informazione sul tema, come indicato anche nell’articolo 12 della “Dichiarazione sul genoma umano” dell’UNESCO (1997): l’applicazione del progresso della conoscenza, specialmente nell’ambito della genetica, dovrebbe migliorare la salute degli individui e contribuire al benessere dell’umanità in genere.

Inoltre i benefici dello sviluppo della genetica dovrebbero essere resi disponibili a tutti, con doveroso riguardo alla dignità e ai diritti di ciascun individuo». La BioRep è una società di servizi che, grazie alla partnership con lo statunitense Coriell Institute for Medical Research, sta realizzando in Italia un laboratorio di ricerca specializzato nella gestione, preparazione e stoccaggio di materiale biologico a bassissime temperature. Nata dalla collaborazione tra Sapio Life e Angelantoni nel 2003, BioRep si qualifica come un biorepository europeo, caratterizzato da particolari prerogative tra cui l’utilizzo di provette in vetro che possono venire conservate nell’azoto liquido (a -196°), e garantiscono l’uniformità di gestione del pezzo biologico a partire dalla sala operatoria fino alla criopreservazione, e la creazione di un portale web attraverso il quale i ricercatori hanno l’opportunità di rendere disponibile il materiale di ricerca all’intera comunità scientifica. Per garantire la riproducibilità dei risultati è necessario però che le risorse biologiche siano gestite con procedure comuni. Da qui nasce la necessità di biobanche centralizzate che, evitando lo spostamento di materiale biologico da un continente all’altro, annullano la possibilità di danneggiamento dello stesso.

L’importanza di questo tipo di procedura è stata illustrata anche dal professor Joseph Mintzer del Coriell Institute for Medical Research, che ha aperto la prima parte della giornata presentando uno dei principali progetti in corso: la raccolta e lo stoccaggio di materiale biologico proveniente da pazienti affetti dalla Corea di Huntington, un esempio di biorepository globale che unisce Europa e Stati Uniti. La parte conclusiva del workshop è stata dedicata all’importante tema della “Translational Medicine” o ricerca di tipo traslazionale cioè quell’attività che si propone di portare rapidamente le scoperte fatte in laboratorio a beneficio del paziente per colmare il divario che storicamente ha separato la "clinica pura" dalla "ricerca di base”. Un dibattito quindi nel quale è emersa la necessità di costruire competenze che consentano l’elaborazione di un progetto scientifico che abbia le proprie radici nella conoscenza profonda di un problema clinico e la capacità di rispondere ad esigenze di applicazione pratica delle conoscenze acquisite.


Nanotecnologie per la ricerca ::..

È stata l’Università degli Studi di Trieste a ospitare la 3ª Giornata di Studio dell’edizione 2006 del Premio Sapio, “Nanotecnologie per l’Energia”, presieduto da uno dei massimi esperti italiani di nanotecnologie, Renzo Rosei, Professore Ordinario del Dipartimento di Fisica, Università degli Studi di Trieste. «La comunità tecnologica e scientifica italiana, ha detto il Prof. Rosei, ha dimostrato di essere pronta a partire per trovare le soluzioni per il futuro.

Purtroppo la poca coordinazione tra enti, istituzioni e soggetti privati troppo spesso impedisce di creare un fronte comune sul tema delle nanotecnologie e l’energia, anche se la Giornata “Nanotecnologie per l’Energia” è servita proprio come piattaforma di partenza che prelude impegni di ricerca comune. Ci sono previsioni di potenzialità enormi legate alle nanotecnologie, vera e propria chiave di volta per nuove forme di produzione e risparmio dell’energia».

Continua il prof. Rosei: «L’Italia è in forte ritardo rispetto agli altri Paesi per l’approvvigionamento di energia: l’86% delle forniture energetiche dipendono dall’estero, contro cifre inferiori al 50% degli altri Paesi europei. Una volta usciti dal nucleare, infatti, non si sono cercate fonti di energia alternativa. Nell’immediato una possibile soluzione è quella della costruzione di rigassificatori, che permetterebbero in tempi brevi di differenziare le fonti di energia per non dipendere strettamente dalla disponibilità di altri Paesi (tra tutti Russia e Algeria).

Questa forma di energia viene oggi utilizzata in Giappone e negli Stati Uniti, ma in Italia disponiamo di un solo impianto che risale agli anni ’70. Gli attuali rigassificatori si basano invece su tecnologie avanzate, che se utilizzate con serietà e oculata programmazione potrebbero risolvere molti problemi legati all’energia.

Un terminale del gas naturale è infatti meno ingombrante rispetto ad altre strutture utilizzate per la produzione di energia, con il vantaggio che il metano liquido concentrato a differenza di altri combustibili, non può esplodere. Bisogna ovviamente fare delle adeguate valutazioni sulle zone più idonee, sulla tecnologia più appropriata e sulle possibili conseguenze a livello di impatto ambientale (mediamente la temperatura dell’acqua marina che viene utilizzata nel procedimento diminuisce di 2-3 gradi)». In merito alle nanotecnologie spiega: «Nell’ambito delle nanotecnologie esistono in Italia delle punte di eccellenza, tra cui spicca Trieste: il vero problema è che non esiste una strategia comune tra i vari poli.

Nel corso della riunione delle Regioni Europee sull’idrogeno è emersa la necessità di creare una strategia comune tra tutti i paesi europei ma non solo: come accadde per la missione spaziale Apollo, anche qui sono necessari investimenti e risorse a livello mondiale. L’idrogeno potrà però avere un’applicazione in larga scala solo nel lungo periodo, si parla di almeno 20 anni, però è una tipologia di energia su cui investire, perchè non ha impatti ambientali e quindi permetterebbe di eliminare, soprattutto nelle città, il problema dell’inquinamento dell’aria.

Nel breve periodo le nanotecnologie possono avere applicazioni concrete e valide in innumerevoli campi, a partire dalla costruzione di materiali più resistenti e maggiormente isolanti, anche in campo edilizio. Va ricordato che il 30% dell’energia impiegata per il riscaldamento viene dispersa: l’uso di materiali maggiormente isolanti consentirebbe di ridurre i consumi e di conseguenza l’impatto ambientale e la richiesta di combustibili ». E per quel che riguarda il prossimo futuro conclude: «Nel breve periodo la priorità è quella di promuovere una campagna di “educazione ambientale” per la promozione del risparmio energetico, a cui andrebbe affiancata una forte politica di incentivi statali».


Biosicurezza delle produzioni alimentari ::..

L’Università Politecnica delle Marche ha ospitato la 4ª Giornata di Studio dell’edizione 2006 del Premio Sapio per la Ricerca Italiana al titolo “Biosafety of Plant Production: Technology, Development, Innovation, Environment and Health”, organizzato con il supporto del COST – European Cooperation in the Field of Scientific and Technical Research e promosso in partnership con la Facoltà di Agraria dell’Università Politecnica delle Marche e con UNIDO - United Nations Industrial Development Organization, l’Agenzia ONU incaricata di promuovere l’industrializzazione sostenibile nei Paesi in via di sviluppo e in quelli con economie in transizione.

Una collaborazione di grande livello, considerando il ruolo che UNIDO svolge a livello internazionale: da un lato come forum genera e diffonde conoscenza sui temi dello sviluppo industriale, promuovendo cooperazioni e partnership con il settore pubblico e con il settore privato; dall'altro, in qualità di Agenzia con competenze tecniche, pianifica e realizza programmi di sviluppo differenziati sulla base del contesto economico e sociale in cui si va a operare, proponendo il corretto utilizzo delle fonti energetiche e delle risorse naturali. Il dibattito ha riguardato la diffusione delle tecniche di ingegneria genetica in ambito agricolo.

Particolare risalto è stato dato all’area Mediterraneo- Balcanica e alle implicazioni delle biotecnologie nella creazione di produzioni agricole (food e non food) e di colture adatte alla produzione di biocombustibili. Innumerevoli i percorsi tematici affrontati: tecnologie e sviluppo, tecnologie e ambiente, tecnologie e salute, tecnologie e cooperazione. Dobbiamo ricordare che l’Italia è tra i Paesi all’avanguardia nella promozione della ricerca biotecnologica in campo agronomico: i ricercatori italiani sono stati tra i primi al mondo ad aver concentrato l’attenzione sulla protezione dell’agrobiodiversità e sulla qualità dei prodotti.

Numerosi e promettenti sono i settori di attività nei quali potranno concentrarsi le ricerche – nazionali e internazionali - nei prossimi anni: miglioramento genetico di piante e animali, riduzione dell’impatto ambientale, aumento della qualità dei prodotti alimentari, diminuzione dei costi di produzione, valorizzazione delle risorse genetiche naturali vegetali e animali, diagnostica per il riconoscimento dei prodotti biotecnologici e dello stato di salute di piante, animali e sistemi naturali, sviluppo della nutriceutica, cioè della possibilità di introdurre nel cibo principi attivi curativi, quali vaccini orali e farmaci.

Temi complessi e delicati che, spesso, suscitano nell’opinione pubblica sentimenti contrastanti oscillanti tra paura e speranza. Da qui nasce la necessità di promuovere momenti di informazione e dibattito per far conoscere all’opinione pubblica i reali sviluppi e le potenziali applicazioni di questa tecnologia.


La terapia del dolore cronico ::..

E’ stata l’Università degli Studi di Palermo ad ospitare lunedì 11 dicembre la 5ª e ultima Giornata di Studio dell’edizione 2006 del Premio Sapio “La terapia del dolore cronico: aspetti clinico-assistenziali e problematiche sociali”; una occasione per discutere di un argomento spesso problematico, in quanto coinvolge il paziente nella sua totalità di persona.

Come evidenziato anche dai documenti redatti dall’OMS - Organizzazione Mondiale della Sanità, il dolore cronico presente nelle malattie degenerative, neurologiche, oncologiche, soprattutto nelle fasi avanzate e terminali della malattia, assume caratteristiche di dolore globale, legato a ragioni non solo fisiche ma anche psicologiche e sociali. Proprio per questa ragione un corretto approccio alla terapia del dolore cronico non può essere rappresentato dalla mera applicazione di protocolli e linee guida di terapia antidolorifica, assolutamente insufficiente se isolata dal contesto più ampio di sofferenza della persona.

Il punto di partenza indispensabile per affrontare in modo serio il problema del dolore cronico è dunque innanzitutto un’appropriata conoscenza tecnico-professionale - fatta di nozioni, professionalità ed esperienza - delle linee guida culturali e dei vincoli normativi e organizzativi per l'erogazione di terapia del dolore e cure palliative. Possiamo affermare che in Europa l’Italia è sempre stata fra i Paesi all’avanguardia nella terapia del dolore, come del resto è anche dimostrato dai numerosi Congressi Internazionali sul dolore cui sono da sempre invitati, come relatori, algologi italiani. L’interesse e la sensibilità per le problematiche inerenti l’approccio a soggetti con dolore cronico, specie se da cancro, è infatti crescente nel contesto sociale e sanitario del nostro Paese.



Di contro la formazione e l’esperienza professionale dei medici non sempre è in grado di soddisfare i bisogni correlati, che non sono solo di carattere farmacologico, ma implicano un bagaglio di saperi in ambito psico-sociale e antropologico non facilmente acquisibili. Scopo dell’evento è quello di focalizzare e dibattere i principali aspetti e lo stato dell’arte sull’approccio clinico e umano ai pazienti con dolore cronico neoplastico.



GIORNATA CONCLUSIVA:
un momento di confronto ad alto livello sul valore della ricerca italiana ::..


Mercoledì 6 dicembre è stata la Provincia di Venezia a ospitare l’evento di chiusura dell’edizione 2006 del Premio, . Una occasione importante per fare il punto sugli interventi e sui progetti in corso nel nostro Paese a favore della ricerca, sulle problematiche legate alla scarsità di finanziamenti e alla difficoltà di raccordo tra mondo della ricerca e mondo produttivo, sul fenomeno della “fuga dei cervelli”, sulla diminuzione del numero di iscritti alle Facoltà scientifiche che in Italia ha assunto dimensioni allarmanti e che comporta un impoverimento del tessuto della Ricerca scientifica.

L’incontro, nel corso del quale sono stati assegnati Premi a studiosi e ricercatori italiani che hanno elaborato ricerche di alto valore scientifico, ha visto la partecipazione tra gli altri di Davide Zoggia, Presidente della Provincia di Venezia e di Massimo Cacciari, Sindaco di Venezia. Proprio quest’ultimo ha aperto il dibattito sottolineando che «in Italia mancano i fondi per la Ricerca e di Ricerca c’è un bisogno fondamentale.

Non possiamo pensare che solo le piccole e medie imprese possano accollarsi un onere così pesante. Le industrie devono investire di più ma la politica deve fare la sua parte, non destinando risorse a pioggia ma puntando sulle eccellenze, che vanno sviluppate e promosse».
La stessa tesi è stata avvalorata da Pier Francesco Ghetti, Magnifico Rettore dell’Università Cà Foscari di Venezia che ha chiesto una seria attenzione nei confronti della Ricerca, ancora rilegata a un ruolo di secondo piano.

Il Veneto può comunque contare su un esempio di eccellenza, come spiega il dott. Alberto Dossi del Gruppo Sapio: «Noi riteniamo che l’unica strada per garantire un futuro produttivo al nostro Paese sia quella che saprà coniugare Ricerca ed Attività Produttive – PENSARE e FARE. Colgo l’occasione della nostra presenza qui per citare l’esempio di Porto Marghera. Oggi stiamo affrontando le contraddizioni generate dalla fase di transizione tra il vecchio modello di sviluppo industriale – ormai abbandonato - e la nuova sensibilità verso un modello di sostenibilità che ha come obiettivo primario una migliore qualità della vita.
E Porto Marghera può trovare una chiave di interpretazione del proprio futuro nell’integrazione con il seme della ricerca, sperimentando le innovazioni di processo e di sistema che il rispetto dell’ambiente e la sicurezza della società civile ci chiedono.

Alcuni passi lungo questa strada sono già operativi ed altri sono in fase di lancio.». E proprio il ruolo svolto dal Gruppo Sapio nel processo di riconversione di Porto Marghera è stato sottolineato dal Presidente della Provincia di Venezia Davide Zoggia: “Il fatto che Aziende private decidano di continuare ad investire in alcune aree è importante e indispensabile.

Il fatto che Sapio abbia sede a Marghera e continui ad investire nel nostro territorio ci garantisce una buona occupazione e la possibilità di lavorare insieme per la riconversione dell’area”. Per i promotori erano presenti anche Piercarlo Cavenaghi e Maurizio Colombo, che ha sottolineato: “E’ vero che in Italia si verifica il fenomeno della fuga di cervelli e i fondi sono inesistenti rispetto a quelli stanziati da altri Paesi, come ad esempio gli Stati Uniti, ma è vero anche che spesso non riusciamo ad utilizzarli e su questo occorre un impegno forte”. A testimonianza del valore del Premio, durante la Cerimonia è stata consegnata ai promotori l’Alta Onorificenza della Presidenza della Repubblica.





I Vincitori del Premio Sapio per la Ricerca Italiana 2006 ::..



PREMI JUNIOR ::..
ROBERTO CHIARLE
DIMOSTRAZIONE GENETICA E VALIDAZIONE TRASLAZIONALE DI INNOVATIVI BERSAGLI TERAPEUTICI NEI LINFOMI UMANI


La ricerca presentata costituisce un lavoro di parecchi anni indirizzato alla scoperta di innovativi bersagli terapeutici nei Linfomi umani. L’importante risultato ottenuto nella lotta contro la crescita dei linfomi murini e umani, grazie all’individuazione della molecola Stat 3, rappresenta un produttivo esempio del modello di ricerca detto “traslazionale”, che si propone di dare immediata valenza applicativa alle scoperte ottenute a livello di ricerca di base. I risultati ottenuti costituiscono la premessa per avviare le prime fasi di una promettente sperimentazione clinica nell’uomo.

FEDERICA MIGLIARDO
STUDIO DELLE PROPRIETÀ FISICOCHIMICHE DI BIOPROTETTORI NATURALI E LORO APPLICAZIONI IN AMBITO BIOTECNOLOGICO


In questa ricerca, dalla connotazione marcatamente interdisciplinare, attraverso il contributo sinergico di fisica, biologia e chimica sono stati delucidati i meccanismi di bioprotezione esplicati da un particolare zucchero, il trealosio, attraverso l’acquisizione di informazioni dettagliate sulle proprietà chimico-fisiche, sull’influenza esercitata sulle proprietà strutturali e dinamiche del network a legame idrogeno dell’acqua e sugli effetti protettivi esplicati su prodotti ad elevato valore aggiunto. Gli obiettivi della ricerca sono di grande interesse applicativo, potendo essere formalizzati in un nuovo protocollo bioprotettivo di notevole interesse biotecnologico.

ROSANNA PICCIRILLO
SEGNALI AMMINOACIDICI MULTIPLI SMISTANO VERSO ORGANELLI INTRACELLULARI LA PROTEINA RESPONSABILE DELL’ALBINISMO OCULARE DI TIPO 1 (OA1), UN MEMBRO DELLA FAMIGLIA DEI RECETTORI ACCOPPIATI A PROTEINE G CON UN’ATIPICA DISTRIBUZIONE INTRACELLULARE


La ricerca condotta dalla Dott.ssa Piccirillo ha permesso di identificare segnali di grandissimo rilievo mai descritti prima e fare luce su aspetti di grande portata per la messa a punto di protocolli terapeutici mirati, finalizzati alla cura dei pazienti affetti da Albinismo Oculare di tipo 1, una malattia genetica incurabile, legata al cromosoma X con una prevalenza stimata intorno a 1:50,000. I pazienti affetti da tale malattia mostrano difetti a carico del sistema visivo: grave riduzione dell’acuità visiva dovuta a ipoplasia della fovea, nistagmo, strabismo, marcata fotofobia, traslucenza dell’iride, ipopigmentazione della retina e misrouting dei tratti ottici al chiasma, risultanti in perdita della visione stereoscopica. I risultati ottenuti dalla dott.ssa Piccirillo, quindi, sono di straordinaria importanza.


PREMIO INDUSTRIA ::..
ENRICO BORGARELLO
LA SCIENZA DEI COLLOIDI APPLICATA ALLA PRODUZIONE E TRASPORTO DI OLIO E GAS E LA FOTOCATALISI APPLICATA AL TRATTAMENTO DI ARIA INQUINATA

La Scienza dei colloidi studia i fenomeni che avvengono all’interfaccia solido/liquido/gas (dispersioni, emulsioni, schiume, geli….). Le due applicazioni industriali considerate - la produzione e trasporto di oli pesanti in dispersione acquosa (gruppo ENI) e la fotocatalisi applicata al trattamento di aria inquinata (gruppo Italcementi) - dimostrano che ricerca, sviluppo scientifico e applicazioni industriali creano soluzioni tecnologiche per la salvaguardia dell’ambiente nella crescita della moderna società industriale. La conoscenza pratica e teorica di tali fenomeni permette di risolvere problemi operativi di forte interesse industriale, di migliorare processi esistenti e di proporre processi e prodotti innovativi.


MENZIONE SPECIALE PER LA DIVULGAZIONE SCIENTIFICA
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VITO POMPEO PINDOZZI

Giornalista Rai e autore di migliaia di articoli e inchieste scientifiche, nonché ideatore e conduttore di trasmissioni radiofoniche quali GR Scienze e GR1 Pronto Salute, per un totale di oltre 400 puntate realizzate ogni anno. Il suo grande merito consiste nel saper interpretare alla perfezione il ruolo professionale del divulgatore, contribuendo alla formazione di decine di giovani, trasmettendo loro la gioiosa curiosità per la “notizia” mai disgiunta dalla faticosa e paziente necessità della verifica e della “traduzione” in un linguaggio comprensibile a tutti.


La grande novità dell’edizione 2006 ::..
Nell’edizione che si è appena conclusa il Premio si è arricchito di un’importante novità: gli organizzatori della kermesse scientifica, infatti, hanno deciso di implementare una piattaforma tecnologica multi-canale per l’erogazione dei contributi emersi nel corso delle Giornate di Studio.

L’idea è quella di raccogliere, documentare e divulgare contenuti di carattere scientifico sfruttando i media di nuova generazione, in particolare: la tv digitale e satellitare; Internet (i-Tv - Internet Television, in modalità broadcast, streaming video, file video per il download); telefonini UMTS (clip e Mobile-tv). Il Premio ha rappresentato il terreno ideale per la sperimentazione di questa piattaforma multi-canale (tutte le Giornate di Studio sono state visibili sui siti Internet www.sapio.it e www.premiosapio.it in streaming ad alta definizione e i filmati montati saranno disponibili a breve per il download), ma non intende diventarne la cornice ultima: in altre parole, è un punto di partenza e non un punto di arrivo.

Nella convinzione che il principio fondante della Ricerca sia lo scambio di informazioni e di saperi, i promotori del Premio si stanno impegnando ad avviare proficui rapporti di collaborazione con Istituzioni, Università, Centri di Ricerca, Fondazioni scientifiche, Aziende, Ospedali, ASL e ONG. L’idea è quella di creare nel tempo un enorme database video, con contenuti di natura prettamente scientifica. In particolare, la piattaforma potrebbe essere utilizzata per far conoscere convegni, seminari e simposi, trial farmaceutici e best practices da diffondere con mezzi differenziati a seconda delle caratteristiche delle aree servite: Internet nelle zone in cui arriva la banda larga e tv satellitare nelle altre contribuendo ad abbassare il digital divide che esclude grande parte del mondo dalla fruizione di contenuti scientifici e divulgativi.

 
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Premio Sapio per la Ricerca Italiana 2006: sempre in prima linea a favore della ricerca scientifica in Italia

 
 

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