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Premio Sapio per la Ricerca Italiana Edizione 2005



 
Gli infortuni sul lavoro non sono affatto diminuiti e superano sempre il milione di episodi gravi ogni anno, di cui almeno 1.400 casi mortali: ciò vuol dire che le misure di prevenzione non si rivelano veramente efficaci.
Il tema degli infortuni sul lavoro è diventato di stretta attualità, sia in riferimento al miglioramento della prevenzione e della sicurezza sul lavoro, che riguardo alla riforma dell’assicurazione obbligatoria gestita dall’Inail cui tutti i lavoratori sono iscritti. Mentre il Governo, il Parlamento, i sindacati e le associazioni di categoria affrontano, non senza polemiche, questi orizzonti di discussione, le difficoltà economiche e finanziarie del Paese richiedono un urgente rilancio competitivo che deve mettere in campo tutte le risorse reperibili.

Anche l’Inail, l’ente pubblico che gestisce il complesso sistema assicurativo antinfortunistico, ha dovuto subire le conseguenze del taglio della spesa pubblica e della razionalizzazione della spesa e degli investimenti.

Mentre i sindacati chiedono maggiore impegno alle imprese sul tema della sicurezza, criticando un recente testo unico, ancora non promulgato, che giudicano un passo indietro in tal senso, il governo mette le mani sul patrimonio immobiliare dell’Inail e pretende di determinarne i piani di investimento.

Anche se il provvedimento sulla competitività in discussione in Parlamento non reca una copertura finanziaria esplicita riferita agli avanzi di bilancio dell’Inail, si evidenziano alcune norme che ampliano le possibilità di investimento dell’Istituto alle opere infrastrutturali ed al project financing.


Ed è proprio su questo punto che si innesta la posizione critica dell’Anmil rispetto alle intenzioni del governo e dei vertici dell’Inail: le disponibilità che l’ente assicuratore è riuscito ad accumulare in questi ultimi anni non derivano, infatti, dalla diminuzione degli infortuni sul lavoro, ma dalla drastica riduzione dei progetti di formazione e degli interventi in materia di prevenzione, oltre che da un’evidente riduzione reale del valore e della qualità delle prestazioni offerte alle vittime degli infortuni sul lavoro.

Gli infortuni non sono affatto diminuiti e superano sempre il milione di episodi gravi ogni anno, di cui almeno 1.400 casi mortali: ciò vuol dire che le misure di prevenzione non si rivelano veramente efficaci. Inoltre, la spesa dell’Inail per prestazioni, scorporata degli adeguamenti previsti dalla legge alle retribuzioni ed ai prezzi al consumo, diminuisce costantemente, mentre aumentano le dimensioni ed i tempi del contenzioso in materia di riconoscimento e liquidazione delle prestazioni. In pratica, la formazione degli avanzi di bilancio dell’Inail, ai quali si vorrebbe metter mano per risanare il bilancio dello Stato, deriva in parte da una significativa riduzione dei livelli delle prestazioni. L’Anmil ritiene invece che le risorse dell’Inail debbano utilizzarsi in funzione della tutela dei rischi professionali, in un’ampia accezione che comprenda dalla prevenzione al reinserimento sociale e professionale.

Il ministro Maroni si è dimostrato subito sensibile alle anzidette preoccupazioni, sottolineando in più occasioni la necessità che il tema sia affrontato in un quadro organico di riconsiderazione della funzione sociale della tutela per i rischi del lavoro che privilegi il radicale ridimensionamento del fenomeno infortunistico.

Un obiettivo che trova senz’altro d’accordo anche le parti sociali, purché non releghi nell’ombra l’altro, correlato obiettivo di una tutela congrua per gli infortunati ed invalidi, nel momento curativo, indennitario, riabilitativo e di reinserimento.

Proprio per questo, del resto, l’Anmil ha promosso la presentazione di una proposta di legge di iniziativa popolare per la riforma del Testo Unico infortuni, in un’ottica di tutela integrale e di presa in carico del lavoratore infortunato.

E’ stata benvenuta anche la presa di posizione del direttore generale dell’Inail che ha sollecitato le parti sociali affinché, recuperando il metodo della concertazione, definissero un intervento volto ad abbassare il costo del lavoro con una decisa riduzione della contribuzione Inail, alla quale far corrispondere un serio e concreto impegno delle aziende per progetti ed iniziative di prevenzione.

Il ministro Maroni su questo punto ha addirittura rilanciato, sostenendo l’opportunità che il tavolo affrontasse in modo organico l’intero tema della prevenzione e dei suoi rapporti con il sistema lavoro e che nella scelta delle aziende da premiare fossero privilegiate non tanto le “intenzioni” quanto le realizzazioni dei vari settori produttivi e delle singole aziende.

L’Anmil è favorevole a questa impostazione, perché ritiene che la prevenzione debba essere riconosciuta anche nel nostro Paese come valore aziendale e non più come costo fine a se stesso. Infatti, negli ultimi anni l’Associazione, in collaborazione con l’Inail, ha attivato diverse iniziative per valorizzare gli obiettivi della prevenzione ed accrescere la consapevolezza dei lavoratori e delle stesse aziende. D’altra parte, guardare solo alla prevenzione dei rischi, priva della contestuale riconsiderazione e sistemazione della presa in carico di quanti comunque continuano ad infortunarsi, renderebbe monca l’intera operazione e lascerebbe le vittime prive di efficace tutela e di certezza di servizi.

Per questo bisogna riproporre l’urgenza di metter mano alla delega per un nuovo Testo Unico dell’assicurazione infortuni e la necessità che sul tavolo di concertazione sia esaminato un pacchetto di interventi a stralcio già messo a punto dall’Anmil, che ne ha verificato sul piano tecnico la fattibilità organizzativa e la compatibilità economica. E’ necessario riordinare l’intero quadro normativo, squilibrato in modo irreversibile dalla dirompente riforma del danno biologico, passando per la riconsiderazione della soglia di invalidità al di là della quale l’infortunato ha diritto alla rendita anziché al solo indennizzo in capitale.

Bisogna, inoltre, perfezionare l’assegno per assistenza personale continuativa e dare una chiara indicazione circa il diritto dell’infortunato a tutte le cure necessarie ed utili per il recupero della integrità fisica e dell’idoneità professionale, individuando anche il soggetto responsabile, in modo unitario e senza soluzioni di continuità, dell’erogazione di tali prestazioni.

A queste esigenze si deve dare una risposta, prima di pensare a ridurre il carico contributivo per le imprese, che quindi non potrà essere un’operazione a pioggia, una semplice partita finanziaria legata alla diminuzione del costo del lavoro ed operata solo in una logica miope di rilancio della competitività nel breve periodo.

La riduzione dei premi Inail dovrebbe invece essere usata come leva per incentivare le iniziative di prevenzione e sicurezza progettate e messe in opera, che siano in grado di dare concrete ricadute.

La categoria degli invalidi del lavoro, del resto, chiede interventi da tempo sollecitati da dottrina, giurisprudenza e prassi amministrativa, i cui oneri non metterebbero certo in discussione, per la loro portata, né gli incentivi alla prevenzione, né la decontribuzione per le imprese. Un obiettivo che deve accompagnarsi ad una revisione organica e funzionale agli obiettivi di prevenzione dell’attuale Testo Unico dell’assicurazione infortuni, che risale ormai a circa 40 anni fa.








 
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A cura di:
Pietro Mercandelli - Presidente dell’Associazione nazionale mutilati ed invalidi del lavoro (Anmil)
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