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Copertina della rivista

Immagine: Distesa di ghiaccio

 

L'acqua è un diritto, non una merce

Il Governo italiano ha assicurato il suo sostegno alla battaglia per il riconoscimento dell’acqua come diritto umano. Un impegno che si salda con quello assunto dal Parlamento Europeo e con il movimento di civiltà e azione che sta attraversando tutti i continenti.




Il fatto straordinario, e sembra unico nell’universo del nostro pianeta, è che in esso viviamo grazie a cicli naturali semplicissimi. Il frutto di questi cicli è la biosfera. Il primo, il più importante, è quello dell’energia che arriva dal sole e “crea”la vita sulla terra a partire dalla fotosintesi e dal formarsi di biomassa, il realizzarsi di molecole complesse che devono mantenersi in equilibrio perché se esondassero come la CO2 (anidride carbonica) il cielo si altererebbe in modo tale che alla fine verrebbero messe in discussione le stesse condizioni di esistenza per noi umani. Rimarrebbe la natura, nel modo in cui la stessa fosse capace di determinarsi, ma senza ciò che oggi chiamiamo vita.

L’acqua è anch’essa un ciclo potenzialmente perenne tra aria e terra e aria di nuovo. Certo c’è l’entropia, la legge di impoverimento dell’energia che ci parla di una lunghissima marcia verso la fine dei cicli. Ma ora c’è qualcosa di diverso e che ci chiama in causa. E’ l’azione umana che sta alterando questi cicli, accelerando drammaticamente l’entropia. Il cambio climatico dovuto all’eccesso di emissioni di CO2 altera il ciclo dell’energia di provenienza solare e sconvolge l’intera biosfera, cioè la nostra nicchia ecologica dove ci è permesso vivere. Dentro questa alterazione si moltiplicano le altre. Il ciclo dell’acqua di per sé rinnovabile, perde questa sua caratteristica proprio nell’alterazione dei suoi passaggi.

La cementificazione, il surriscaldamento dei mari, l’alterazione della composizione organica dei terreni per cattive pratiche agricole, gli sprechi e gli altri abusi, mutano il ciclo che altresì determina e insieme soffre dei cambiamenti climatici. Non a caso i due ultimi rapporti UNDP (United Nations De velopment Programme - Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo) dedicati all’acqua e al riscaldamento della terra hanno evidenziato le connessioni con lo sviluppo umano. Inoltre, tutti gli studi sul clima considerano l’acqua un’emergenza destinata ad aggravarsi sempre più. Per questo l’UNCCD (United Nations Conve ntion to Combat Desertification - Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla siccità ed alla desertificazione) ci chiama a collaborare con la convenzione sui cambiamenti climatici individuando nell’acqua l’elemento di collegamento. Questo abbiamo sostenuto di recente a Madrid in occasione della terza conferenza sul tema, assicurando il sostegno ed il contributo italiano. Di mancanza d’acqua soffrono miliardi di persone e ne muoiono centinaia di milioni. Il numero è destinato ad aumentare drammaticamente nonostante gli impegni sottoscritti per raggiungere gli Obiettivi del Millennio.

Desertifi cazione, acqua non potabile o non accessibile, guerre per il suo accaparramento provocheranno nuove migrazioni per oltre 50 milioni di rifugiati ambientali così come indicato dall'Istituto per l'ambiente e la sicurezza umana dell'Università delle Nazioni Unite. E le catastrofi cosiddette naturali si moltiplicano fino a riguardare ormai quasi 300 milioni di persone l’anno, specie nei paesi più poveri. Episodi che riguardano per lo più l’acqua. Aumentano la siccità, le inondazioni, gli tsunami. Ma intorno all’acqua si è sviluppato anche uno straordinario movimento globale che attraversa tutti i continenti, dall’America Latina all’Asia, dall’Africa all’Europa. E’ globale e locale insieme. E’ un movimento di civiltà e azione. Esprime una determinata volontà affinché sulla scarsità dell’acqua causata da modelli di sviluppo dissipativi e iniqui non si costituiscano volontà predatorie sulla natura volte a progetti di privatizzazione di un bene che è (pensiamo alla stessa composizione umana) l’essenza della vita. Perciò chiede che l’acqua sia dichiarata diritto umano. In alcuni casi ha maturato consensi e ha vinto contro la privatizzazione, riuscendo ad inserire l’acqua nei diritti costituzionali. Ma l’obiettivo cui siamo impegnati appunto, è la sua dichiarazione come diritto umano in seno al consiglio dei diritti umani dell’ONU così come anche indicato dal Parlamento Europeo attraverso una sua risoluzione dello scorso anno e da quello italiano con la risoluzione parlamentare 7-00185 accolta e approvata dal Governo lo scorso 14 giugno. Ma è fondamentale costruire una vera cultura e pratica dell’acqua come bene comune.

Perciò questo argomento è centrale per la nostra cooperazione. L’Europa e la comunità internazionale si sono impegnate, con la conferenza di Bali, a definire lo scenario del dopo Kyoto sulla base dei dati IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change - Comitato intergovernativo sul mutamento climatico) che ha ricevuto quest’anno insieme ad Al Gore, il Premio Nobel per la pace. E’ infatti chiaro come acqua, clima e pace stiano insieme. L’accordo per il dopo Kyoto, e la conferenza di Bali è stata importante proprio per questo, dovrà fondarsi sul rilancio del multilateralismo e della cooperazione, prevedendo trasferimento tecnologico e strategie di equità condivise. Così la nuova cooperazione con l’Africa e la nuova coerenza richiesta dalle politiche internazionali per l’adattamento e per l’abbattimento drastico delle emissioni si dovranno intrecciare con quelle per l’accesso all’acqua e per la sua preservazione e tutela.