Molti veicoli appartenenti alla seconda categoria di convogli ferroviari sono attualmente quasi del tutto sprovvisti di sistemi di diagnostica volti al monitoraggio anche dei più semplici e fondamentali parametri di marcia. Queste carenze hanno ovviamente fortissime ripercussioni sull’affidabilità dei mezzi e sulla sicurezza dei passeggeri e delle persone in generale, come è emerso dalla discussione avviatasi a seguito del tragico incidente accaduto nella stazione di Viareggio nel giugno 2009.
L’ideazione, la progettazione e la pro- 45
totipazione di sistemi di sensing ad
elevata integrazione destinati ad
applicazioni di diagnostica nei veicoli,
hanno come presupposto una molteplicità
di indagini preliminari in
ambiti molto diversi. Anche se le
istanze di tipo tecnico e ingegneristico
sono alquanto specifiche per ogni
diversa tipologia di veicolo (automobile,
treno, aeromobile, ecc.) e siano
quindi di fondamentale importanza
nella definizione di dettaglio del sistema
di diagnostica, le strategie progettuali
di fondo individuate nel corso
della ricerca sono senza dubbio trasversali
e la loro applicabilità è generale.
Un esempio è rappresentato dall’architettura
del sistema, così come
dalle logiche di controllo adottate per
la raccolta e interpretazione dei dati.
Tale premessa è utile a comprendere
come, nonostante l’ambito di applicazione
rappresentato dai mezzi di trasporto
su rotaia sia apparso il più idoneo
a raccog liere nell’immediato i
benefici dei sistemi di diagnostica di
nuova generazione, questo non sia da
intendere come un confine stretto
delle applicazioni possibili.
Tanto per l’attività di progettazione
quanto per la comprensione dell’importanza di questi dispositivi, è
opportuno conoscere le problematiche
di affidabilità che interessano i
convogli ferroviari, sia quelli di nuova
generazione in procinto di uscire dai
cantieri, sia quelli di vecchia generazione
che viaggiano quotidianamente
sulle reti nazionali ed extranazionali.
Accanto alle criticità tecniche che
contribuiscono a definire il livello
complessivo di sicurezza del convoglio,
e che sono di competenza esclusiva
del progettista, sono da valutare
altri tipi di problematiche. Anzitutto,
quelle di tipo organizzativo e metodologico
che investono i piani di prevenzione, ad esempio per la pianificazione
degli interventi di manutenzione
programmata da parte dei soggetti
responsabili. Poi le criticità di tipo
normativo, rappresentate dalla eccessiva
distanza fra l’ideale e auspicabile
coinvolgimento di una capillarità
gerarchica di controlli e controllori
con invece la reale lacunosità di piani
di monitoraggio obbligatori. Si osserva
come attualmente le spinte più
rilevanti in campo di innovazione per
la prevenzione e l’affidabilità in ambito
ferroviario siano alimentate da
necessità di mercato, come la riduzione
dei guasti nei periodi di garanzia
oppure il contenimento dei blocchi della linea, piuttosto che da ragionati
processi volti alla salvaguardia dell’incolumità
delle persone. Resta inteso
che il problema non riguarda le singole
realtà nazionali, ma si osserva
come esso sia esteso all’intera Unione
Europea. Insomma, la preliminare
analisi dello scenario in cui l’invenzione
dovrà operare è di primaria importanza
per l’inventore, poiché l’oggetto
del suo lavoro sarà tanto più efficace
per la collettività quanto meglio saprà
rispondere alle carenze in essere nel
sistema.
Le attività di studio e progettazione
sono state condotte presso il
Dipartimento di Meccanica del Politecnico di Torino con il supporto
di un gruppo di ricerca operante da
tempo sia nel settore ferroviario sia in
quello delle microtecnologie. Ben
coniugando questi due ambiti scientifici,
il lavoro svolto si è prefissato l’obiettivo
di fornire uno strumento per
la diagnostica di bordo di veicoli di
grande diffusione, quali sono i convogli
ferroviari.
Il risultato della ricerca è
applicabile sia ai treni adibiti al trasporto
passeggeri, sia a quelli adibiti al
trasporto merci. Molti veicoli appartenenti
alla seconda categoria di convogli
sono attualmente quasi del tutto
sprovvisiti di sistemi di diagnostica
volti al monitoraggio anche dei più semplici e fondamentali parametri di
marcia. Inoltre, i convogli sono spesso
impiegati in viaggi extranazionali e
il controllo della loro dislocazione sul
territorio nazionale e continentale è
assai difficile; altrettanto difficoltoso è
il mantenimento di un database relativo
alle tempistiche di manutenzione,
ai momenti di sosta programmata
e alla sostituzione dei componenti
usurati. Queste carenze, unite al basso
livello tecnologico complessivo che
caratterizza i convogli, hanno ovviamente
fortissime ripercussioni sull’affidabilità
dei mezzi e sulla sicurezza
dei passeggeri e delle persone in generale,
come è emerso dalle riflessioni
avviatesi a seguito di alcuni recenti
incidenti, come quello del 2009 a
Viareggio per il cedimento di un asse o
quello del 15 febbraio 2010 a
Buizingen (Belgio) per la mancanza di
rilevatori automatici dei segnali di stop.
Le caratteristiche del dispositivo che è
stato ideato e progettato, coniugano
da un lato la possibilità di effettuare
un monitoraggio dello stato di salute
dei componenti rotabili più criticamente
sollecitati durante la marcia e
di valutarne le proprietà di resistenza
istante per istante, dall’altro il soddisfacimento
delle specifiche industriali
necessarie a una applicazione rapida e
di vasta scala.
Alcune proprietà del
sistema di monitoraggio sono state
appositamente studiate al fine di:
- non necessitare di alimentazione
esterna per mezzo di complessi
sistemi di cavi elettrici che avrebbero
rivoluzionato la struttura delle
carrozze; al contrario il sistema è
autoalimentato per mezzo di
micro-generatori di potenza in
grado di convertire le vibrazioni del
treno in energia elettrica (la tecnolgia
di recente sviluppo afferente ai
MEMS - micro electro mechanical
systems - è stata adottata per la loro
progettazione e fabbricazione)
;- non necessitare di connessioni fisiche
per la trasmissione dei dati, che
avviene in modalità wireless tra i
nodi della rete tramite un protocollo
di comunicazione specifico;
- essere facilmente integrabili a bordo
veicolo per mezzo della semplice
sostituzione di una delle viti presenti
sul coperchio della boccola
(componente che vincola il gruppo
ruote-riduttore al telaio del carrello)
con una vite modificata, la quale
contiene al suo interno il sistema di
rilevamento;
- non richiedere la omologazione
della carrozza dopo la strumentazione,
poiché nessuna parte strutturale
della stessa è stata soggetta a
riprogettazione.
Le grandezze fisiche di accelerazione e
temperatura sono misurate dal dispositivo
esattamente nei punti strutturalmente
più vulnerabili e poi trasmesse
a una centralina di controllo
che provvede alla loro interpretazione
e a fornire un segnale di allarme in
caso di anomalia. Le due grandezze
fisiche lette, per mezzo di una opportuna
calibrazione del sistema effettuata
sulla base dei dati storici di marcia
dei convogli, permettono di comprendere
in tempo reale se le parti
rotanti siano soggette a vibrazioni
anomale o surriscaldamenti, entrambi
sintomi di malfunzionamenti e, nei
casi più gravi, di cedimenti strutturali.
L’applicabilità commerciale e industriale
della presente ricerca è evidente
e ne è stato uno dei motori. E’ stata
in particolare perseguita la necessità,
apparsa evidente allo stato attuale, di
proporre una soluzione per la modernizzazione
e l’avanzamento tecnologico
in un settore molto attivo e dalla
consistente presenza sul territorio
nazionale come quello ferroviario. Le
nuove tecnologie quali sono i microstemi
hanno permesso di realizzare il cuore del dispositivo frutto dell’attività
di ricerca, ovvero il micro-generatore
di potenza in grado di alimentare
in modo autonomo il sistema di
monitoraggio.
Le successive integrazioni
dei componenti e l’originale
assemblaggio sono volte alla comoda,
rapida e numericamente estesa applicazione
del dispositivo sui convogli
ferroviari attualmente già in circolazione
senza eccessivo sforzo industriale.
Resta valida inoltre l’applicazione
sui convogli di nuova fabbricazione.
La complessità di fabbricazione del
sistema di diagnostica integrato è
limitata, essendo questo in gran parte
costituito da componenti di facile
reperibilità e basso costo. La produzione
del micro-generatore impiegato
per l’alimentazione di ciascun nodo
rientra nelle attuali competenze di
molti costruttori di componenti
microelettronici; per sua natura, la
tecnologia dei microsistemi consente
il contenimento dei costi di produzione
grazie alla serialità e all’automatizzazione
dei processi di fabbricazione
(ne è testimonianza la vasta diffusione
che i sensori MEMS hanno conosciuto
negli ultimi 4-5 anni).
I vantaggi potenziali dell’applicazione
del sistema di diagnostica descritto,
battezzato ‘smart screw’ (ossia
‘vite intelligente’), sono evidenti e
immediati se il confronto parte dall’analisi
delle attuali strategie di
monitoraggio dei convogli ferroviari
per il trasporto di merci, che percorrono
la rete e sfrecciano nelle stazioni
delle nostre città ogni giorno. Mentre
i treni passeggeri, specialmente quelli
di media e alta fascia, sono dotati di
un maggior numero di strumenti di
controllo resi necessari dalle loro elevate
velocità, i treni merci non possono
essere monitorati a bordo veicolo,
ma solamente da terra. Questo presupposto,
conseguenza della mancanza di
un cablaggio elettrico sui vagoni, pone notevoli limitazioni all’efficacia
e al dettaglio delle rilevazioni, nonché
alla loro tempestività. Di fatto, il
monitoraggio delle parti più sollecitate
avviene attraverso portali fissi
montati sulla linea e dotati di termocamere
ai raggi infrarossi e telemetri;
tali portali forniscono una mappa
delle temperature del convoglio,
piuttosto grossolana vista la distanza
di puntamento, e un rilievo di massima
della sagoma limite dei vagoni.
Un ulteriore contributo viene talvolta
fornito da sensori laser posti in
prossimità delle rotaie che, osservando
il treno dal basso, ne determinano
le temperature massime. Anche se la
risoluzione di tali sistemi rimane un
problema, la loro limitazione più
grande risiede nello scarso numero di
stazioni di rilevazione poste sulla
linea, dettato sia dal costo elevato del
singolo portale sia dalla presenza di
ostacoli fisici non sempre aggirabili.
La conseguenza è una frequenza
molto bassa delle rilevazioni (si parla
di una media di un portale ogni 50
chilometri per le reti degli Stati europei
più all’avanguardia nel settore)
che riduce sensibilmente la capillarità
di questo approccio di monitoraggio
e che porta a rilevazioni intempestive
delle eventuali anomalie, nel caso
queste avvengano lontano dai punti
di rilevamento.
La strategia vincente pare essere quella
di ripensare a sistemi di diagnostica
di bordo, più economici, affidabili e
tempestivi di quelli di terra, a patto
però di riuscire ad ovviare alle problematiche
di alimentazione e trasmissione
che riguardano convogli dai
contenuti tecnologici molto bassi. La
ricerca sembra essere in grado di proporre
soluzioni adatte, come questo
caso dimostra. Le prossime fasi di
prototipazione, già in corso, e di
prova a bordo veicolo, daranno le
prime risposte.