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I biocarburanti: le Piattaforme Tecnologiche europee e Biofuels Italia

La Piattaforma Europea sui Biocarburanti è stata lanciata nel giugno 2006 sulla base degli impegni assunti dagli Stati Membri di ridurre l’impatto ambientale dei carburanti fossili, di ridurre la dipendenza da questi ultimi e di diminuire il rischio di una loro temporanea indisponibilità. Nel nostro Paese nasce la Piattaforma Tecnologica Biofuels Italia



Negli ultimi anni i biocarburanti sono stati al centro della scena scientifica e politica ed hanno occupato larghi spazi sui mass-media. I motivi di tale interesse sono legati soprattutto agli aspetti ambientali, a loro volta enfatizzati dal cambiamento climatico, dall’aumento del prezzo del petrolio e dai timori per la disponibilità futura di quest’ultimo. In un primo tempo presentati come una soluzione ottimale, sono stati in seguito demonizzati come competitori di produzioni destinate all’alimentazione umana o alla zootecnia. In entrambi i casi le informazioni errate, incomplete, o interessate sono state spesso prevalenti. Ottenuti da fonti di energia rinnovabili quali le biomasse, i biocarburanti possono rappresentare una alternativa solo parziale ai carburanti tradizionali. Nonostante il costo in generale più elevato di quello dei carburanti fossili, il loro impiego è in aumento in tutto il mondo, con una produzione mondiale stimata, ad oggi, in circa 35 miliardi di litri, che rappresenta e rappresenterà solo una percentuale minima del consumo dei carburanti. I biocarburanti, oltre che a livello europeo, hanno stimolato anche iniziative italiane come l’istituzione della Piattaforma Biofuels Italia che ha già ricevuto oltre 130 adesioni, fra le quali quelle delle principali associazioni di produttori agricoli, di produttori di biodiesel, di etanolo e di eteri, di aziende di carburanti e automobilistiche, di università e centri di ricerca.


Le Piattaforme Tecnologiche Europee.
L’Unione Europea ha istituito una trentina di piattaforme tecnologiche riguardanti importanti e diversificati temi quali, ad esempio, le nanotecnologie, la chimica sostenibile, la salute animale, ecc., e i biocarburanti. Volute dalla Commissione Europea, su indirizzo del Consiglio Europeo, per realizzare gli obiettivi della rinnovata strategia di Lisbona, le piattaforme tecnologiche europee sono alleanze pubblico-private che coinvolgono tutti gli stakeholders del settore: istituzioni di ricerca, industrie, autorità di regolamentazione, ecc. Caratterizzate dal ruolo guida dell’industria, focalizzano le loro attività sulla produzione di documenti programmatici che propongono alla Commissione Europea le tematiche prioritarie di interesse strategico per il 7° Programma Quadro, principale strumento di finanziamento per la ricerca dell’UE. Attraverso l’elaborazione di documenti quali Vision Documents e Strategic Research Agend (SRA) con obiettivi a lungo (20 anni) e medio termine (7 anni), e Implementation Action Plan (IAP) per gli obiettivi a breve termine, le Piattaforme tecnologiche definiscono le road maps dell’attività di ricerca nelle specifiche aree di interesse con l’obiettivo principale di rafforzare la competitività della ricerca europea. Cruciali per il funzionamento delle piattaforme sono la mobilitazione di una massa critica di risorse sulle ricerche prioritarie e la collaborazione fra tutti gli attori della filiera per lo sviluppo e l’attuazione delle innovazioni. In quest’ottica si inquadra anche la Piattaforma Europea sui Biocarburanti lanciata nel giugno 2006 sulla base degli impegni assunti dagli Stati Membri di ridurre l’impatto ambientale dei carburanti fossili, di ridurre la dipendenza da questi ultimi e di diminuire il rischio di una loro temporanea indisponibilità. Infatti, l’Europa ha deciso da tempo di investire in questa direzione, come confermano le numerose azioni intraprese già dal 2003 con la direttiva biocarburanti. Tale direttiva ha come obiettivo la sostituzione del 5.75% di carburanti con biocarburanti entro il 2010. Un obiettivo che non è fine a se stesso, ma va inquadrato in quello più importante di ridurre l’emissione di CO2 nell’atmosfera rispetto alle quantità emesse nel 1990. Nel 2007 solo alcuni Stati avevano assolto a questi impegni, ma i 25 Stati Membri hanno rilanciato puntando ad obiettivi ancora più ambiziosi per il 2020. La riduzione di CO2 dovrebbe salire al 20% e l’impiego di biocarburanti nel trasporto al 10%. La Piattaforma ha il compito di promuovere lo sviluppo di filiere competitive, ecocompatibili e in grado di creare un mercato sostenibile per la produzione e l’uso di biocarburanti per autotrazione, macchine agricole e motopesca.


La Piattaforma Tecnologica Biofuels Italia

Le Piattaforme Tecnologiche Italiane cominciano a nascere nel 2006, in collegamento con quelle europee, per identificare priorità nazionali di ricerca e innovazione da valorizzare anche nei finanziamenti a livello europeo. Biofuels Italia è stata lanciata ufficialmente il 28 gennaio scorso di fronte ad una platea di oltre 300 qualificati rappresentanti del mondo industriale, della ricerca e delle istituzioni. Nel Consiglio Direttivo di Biofuels Italia sono rappresentati tutti gli anelli della filiera: ricerca (Università, ENEA, ITABIA), produzione di materia prima (Confagricoltura che rappresenta anche Coldiretti e CIA), associazioni di aziende di trasformazione di etanolo, biodiesel ed eteri (Assodistil, Assocostieri, Lyondell), distribuzione (ENI), utilizzazione (Magneti Marelli, Centro Ricerche Fiat). Il Consiglio Scientifico è articolato, così come quello della Piattaforma Europea, in 5 Gruppi (produzione, conversione, sostenibilità, uso, economia) ciascuno con chairman e vice-chairman derivanti dall’industria o dalla ricerca. Al Consiglio Scientifico partecipano complessivamente circa 100 esperti scelti per competenza, professionalità e/o posizioni di rilievo ricoperte nel mondo operativo del settore. La Piattaforma italiana ha appena iniziato ad operare e ha già predisposto uno statuto che ne delinea gli obiettivi e una bozza del documento di visione che intenderebbe completare già nel 2008. L’obiettivo generale è favorire l’uso di biocarburanti, che in Italia è ancora ben lontano dagli impegni per la salvaguardia ambientale sottoscritti anche dal nostro Paese. Impegni che difficilmente potranno essere mantenuti nei prossimi anni. Infatti, nel 2020, per ricoprire con biocarburanti il 10% del consumo nel trasporto saranno necessari oltre 4 milioni di TEP (Tonnellate Equivalenti Petrolio) di cui solo 0.6 TEP (20%) potranno essere prodotti sul territorio nazionale, mentre il restante 80% dovrà essere importato. Per raggiungere le produzioni italiane saranno impegnati 600-800 mila ettari di seminativo per ottenere etanolo e biodiesel di I generazione, mentre per quelli di II generazione, che utilizzeranno colture e tecnologie diverse da quelle attuali, le superfici potranno essere notevolmente ridotte o, alternativamente, mantenute, riducendo le importazioni. La Piattaforma, che ha ottenuto l’appoggio del Ministero delle Politiche agricole e forestali, e del Ministero dell’Ambiente, si occuperà anche di questi aspetti e, in particolare, delle criticità relative al conflitto fra produzioni food e non food e di quelle legate all’importazione di materie prime o di prodotti energetici finiti. Su questi cruciali e attuali temi sarà fondamentale il ruolo della Piattaforma nel coordinare “le energie” della filiera per indirizzare le ricerche e dare risposte alle contrastanti posizioni che si stanno delineando sulla scena nazionale ed internazionale del pianeta biocarburanti.